Travelling And Living

Scendo il trolley dall’armadio della mia camera romana, prendo i vestiti, li piego accuratamente, sciarpa e cappello di lana, MacBook, beauty case, macchinetta fotografica, taccuino, biglietti e documenti.

Una settimana di vacanza, una settimana per ossigenare il cervello, una settimana per ricaricare le pile, la mia migliore amica è al mio fianco, siamo pronte, partiamo insieme per aggiungere una nuova esperienza alle nostre vite interconnesse. Partire per cercare, partire per scoprire, partire per capire, partire per conoscere, partire per vivere. Partire come parola d’ordine.

Abbandono Roma in una mattinata soleggiata, la capitale mi sorride, aspettandomi sempre allo stesso posto, questa è l’unica certezza, lei sarà sempre lì, immensa, maestosa, trafficata.

Tutte le partenze hanno un sapore diverso, tant’è vero che conosco lo stato d’animo della partenza ma non quello del ritorno ed il gioco è questo: non sapere.

A Lignano Sabbiadoro

A Lignano Sabbiadoro

Lignano Sabbiadoro ci accoglie con una fresca brezza marina, una solitudine stradale da capogiro e una tranquillità nell’aria da far invidia anche al posto più tranquillo del mondo.

L’hotel è desolato, Lignano Sabbiadoro è una marina famosa, l’estate pullula di gente ma non in questo periodo dell’anno e, ammetto, non è per niente male. Due birre, una spiaggia poco ventosa, le luci sulle coste mi ricordano che più in là c’è vita, movimento, traffico… la nottata scivola così tra parole, sospiri, sogni, segreti, racconti tra Amiche.

Visiteremo il giorno dopo le foibe di Trieste, un ex campo profughi di lavoro-comunità, passerò a salutare poi James Joyce

James Joyce

James Joyce

e gli scatterò una foto, così da ricordarmelo ancor meglio negli anni a venire. Le ciambelle francesi, un sole caldo e dei gabbiani troppo curiosi faranno da cornice alle nostre risate rumorose, risate attese e così tanto vitali.

 

Ripartiamo e questa volta per Cracovia, una città polacca che mi sorprenderà ad ogni angolo: 

Cracovia

Cracovia

dall’architettura, al cibo di strada, all’ospitalità della gente, fino ad arrivare ai polacchi spesso ubriachi nelle ore più improponibili della giornata, si narra che sia una loro tradizione bere così tanto, annuiamo, sorridiamo, ci facciamo andare bene questa versione dei fatti e camminiamo tra la storicità della città. Night(s), locali, pub, birrerie, ristoranti, strade,

Cracovia- centro

Cracovia- centro

luci, carrozze con cavalli, quartiere ebraico, monumenti, palazzi maestosi e abbandonati, taxisti arroganti o troppo sarcastici sull’Italia e via discorrendo fanno di questa città, un freddo ma colorato angolo d’Europa da visitare assolutamente.

 

Il giorno dopo andremo a visitare Auschwitz e Birkenau che, credo, non necessitano di parole se non di scatti fotografici che rimarranno poi nella mia mente per tutta la vita. 

 

Mattoni rossi, reti senza fine prive di elettricità (oggi), baracche in legno, carceri bui e di un metro, divise a righe grigie, pentole, spazzole, valigie e utensili di una vita abbandonati lì, con la speranza che qualcuno li custodisca, con la speranza di riprenderli poi in un secondo momento… con la speranza di una vita migliore, una vita ‘migliore al campo ’ di lavoro, una vita a sperare, una vita che si disintegra in pochi mesi, i più fortunati rimarranno all’interno dei campi di concentramento perfino 12/14 mesi prima che la morte li accolga del tutto; molti detenuti morivano giorni o qualche mese dopo l’arrivo nel campo. Persone morte dentro già da un pezzo, esseri umani privati di dignità, rispetto, cibo, igiene, le basi della vita.

 

Un museo reale in baracche vere che tanti anni prima hanno assistito alle peggior scene che ogni umano possa sopportare, perché qui si parla di esseri umani e non d’aria, anche perché mancava anche quella.

Numeri che parlano da soli, numeri che fanno paura, numeri che lasciano privi di parole ma con un senso di spossatezza mentale assoluto.

Gli occhi si gonfiano di lacrime a vedere le tracce di capelli, le stringhe delle unghie lasciate sulle mura delle celle, i racconti disumani della nostra guida polacca lasciavano tutti noi allibiti, l’amore stesso che essa metteva nel descrivere con uno strano accento italiano gli avvenimenti, i fatti, i dettagli mi toccavano l’anima, lasciandomi abbandonata a me stessa con un encefalogramma disorientato e impazzito.

Il campo di Birkenau si presenta maestoso, infinito, rosso e con i forni crematori distrutti, questo perché i nazisti, negli ultimi tempi, avevano ben pensato di eliminare tutte le tracce dei loro errori, tutte tracce che lasceranno poi nella storia un vero e proprio selciato. 

Birkenau

Birkenau

Spogliati, visitati dai dottori, rasati, lavati (o disinfettati, come direbbero i nazisti) e tatuati: questi i passaggi degli uomini che, purtroppo, entravano in un posto privo di ritorno (o quasi).

Molte le tombe nate laddove ritenuto opportuno, molte le rose lasciate lì dove qualcuno ha versato delle lacrime, molte le cose lasciate laddove odio, tristezza e violenza hanno capeggiato per anni. 

Una rosa rossa ai piedi del binario della morte- il binario che conduceva nel campo di concentramento di Birkenau

Una rosa rossa ai piedi del binario della morte- il binario che conduceva nel campo di concentramento di Birkenau

Rientro a Cracovia, scossa, stanca, infreddolita, priva di parole, un paio di birre ci faranno compagnia nel finire di quella giornata che, lascerà dentro di me un segno indelebile per sempre.

La storia insegna che gli errori son nati per non essere replicati, per non ri-materializzarsi con gli anni, perché non deve succedere più ne oggi ne domani.

 

 

 

 

 

 

 

Rientro a Roma stanca, dopo tante ore tra pullman e treni, Polonia-Roma, un viaggio da segnare, un viaggio da ricordare, un viaggio da raccontare.

Viaggiare e vivere sono due facce di una stessa medaglia.

Studiare, esplorare, assorbire sono le parole d’ordine per una vita colorata, articolata, interessata.

 

A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco.
(Michel de Montaigne)

 

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