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ISOLATO DI MARCO ARCANGELI
“Mentre le lacrime gli rigavano le guance del viso, potei capire le sue sofferenze, così come lui capiva le mie, e anche se non avremmo mai potuto comunicare direttamente, in quegli istanti ci comprendemmo, i nostri pensieri, le nostre verità, i nostri dubbi, le nostre gioie, i nostri dolori, qualunque cosa noi stessimo esprimendo lo prendemmo per noi, come un oggetto prezioso, e lo facemmo nostro. Quella cosa che prima esisteva solo per me e per lui ora esisteva per entrambi. Parlammo lo stesso linguaggio, un impercettibile ma forte richiamo di aiuto in un mare di sofferenza e disperazione che la guerra portava con sé.”

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RITORNARE A VIVERE DI ANDREA DRADI
Luca e Max erano amici fin da bambini.
Un venerdì sera di dicembre, Max chiamò al cellulare l’amico Luca per proporgli un aperitivo insieme.
Luca contento rispose: “Va bene è una buona idea. Però a che ora ci troviamo e dove?”.
Fammi pensare rispose Max: “Beh, direi che se riesci ci vediamo fra mezz’ora al solito posto, al parcheggio di Cisalfa e andiamo a Cervia”.
“Si per me va benissimo! Bene bene, bene così. A tra poco” replicò l’amico.
Alle 17,00 Luca e Max arrivarono puntuali da Cisalfa e Max invitò Luca a salire sulla sua auto e partirono alla volta di Cervia.
Max guardando l’amico, gli domandò com’era andata la giornata al lavoro.
“Bene ho fatto due consulenze di security per due aziende e mi devono far sapere” E a te invece?
“Dai bene. Il solito tran tran”.
Il tempo non prometteva nulla di buono, cadeva una pioggerellina mescolata a fiocchi di neve che lambivano copiosi il parabrezza della vettura.
Arrivati a Cervia scesero dall’auto e raggiunsero il piccolo bar poco distante da loro.
La strada era già ricoperta di nevischio ed ogni passo dei due ragazzi rimaneva improntato al suolo.
Il bar sembrava veramente carino, l’ambiente era caldo, non c’erano molte persone all’interno e le poche si gustavano momenti di relax sorseggiando aperitivi.
Tante piante verdi e rigogliose scendevano sinuose accarezzando le pareti e quadri artistici appesi qua e là donavano una sensazione di rilassatezza e di pacatezza che facevano sentire a proprio agio i due ragazzi.
Uno in particolare aveva catturato l’interesse di Max.
Lo vide immediatamente appena entrò dentro, era lì solitario appeso alla colonna centrale.
Lo rimirò più volte mentre si toglieva il giubbotto.
Quel mare e quella spiaggia suscitavano in lui forti emozioni.
I colori erano così intensi da sentirsi completamente inghiottito da quella dimensione.
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La Memoria del fuoco di Laura Clerici
Barcellona per un anno non sarà più la stessa.
Le piastrelle lucide dei vicoli del Quartiere Gotico si ghiacceranno in un inverno appena abbozzato, che sentirò interminabile e gelido. Le calpesterò cercandoti intorno, nelle piccole e pittoresche piazze battute dal vento, quando l’odore del mare arriverà dritto alle narici spandendo malinconia intorno, quando gli artisti di strada che mettono in scena i loro numeri strepitosi mi stupiranno togliendomi il fiato, perché lì, in ogni viso e in ogni gesto, cercherò solo te. Ma tu non ci sarai, non ancora.
La Cattedrale di sabbia mi spierà dalle mie finestre, schernendomi. I bagliori delle sue vetrate nei giorni di sole mi ricorderanno noi, quando entravamo pieni di rispetto e di timore prendendoci per mano e ammirando le sue alte architetture strepitose.
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Luce del Firmamento di Lidia Gambuti e Ermes Gudi

Nevicava.Nella cosa gli parve cogliere un fondo d’ironia.Scosse impercettibilmente la testa.Accennò uno dei suoi sorrisi tristi.Da una parte, Verena Siebach, dirigente superiore della Polizia Criminale di Colonia, nell’enfasi rumorosa dei suoi discorsi poteva pronunciarne uno per minuti e minuti, praticamente senza pause per riprendere fiato o bere un sorso d’acqua. Sikora pensava che i produttori sarebbero miseramente falliti, se fosse stato per lei.Dall’altra, appunto, scendeva la neve.Fortunatamente, a differenza di altre volte, non c’era vento e i fiocchi cadevano lentamente, dolcemente, come piume. Il tutto, nel più rigoroso silenzio.Ricordando i racconti di suor Margarethe, quand’era piccolo, la neve non aveva bisogno di farsi sentire, per manifestarsi.No, non ne aveva bisogno.Perché non voleva che gli uomini la sentissero.Era lei che, invece, sentiva e ascoltava gli uomini.Uomini buoni.Uomini cattivi.Non importa, sempre uomini.E anche i migliori la calpestavano, come per sottometterla al loro volere.

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Dreamworld di Carlo Zappulla
“Aspettate, non è uno scherzo! Sto dicendo sul serio, dannazione!”. Lupo, il suo cane, si era girato alzando una zampa urinando sull’albero e strattonando il guinzaglio, quasi facendolo cadere dal marciapiede. Donovan imprecò osservandolo mentre completava la sua pisciatina.
“Ragazzo, ci stai facendo perdere tempo!” disse l’uomo.
“Se salite su quella macchina e partite, voi morirete! In che lingua devo dirvelo?”. Il petto di Donovan si gonfiava e sgonfiava a ritmo serrato, e si era accorto che gli mancava un po’ di diplomazia per quello che stava tentando di fare.
La moglie del tizio uscì dall’auto, mentre la bambina si era ammutolita. “Mamma forse dovremmo dargli retta…” aveva balbettato affacciandosi dal finestrino, una lacrima le rigava una guancia, gli occhi che fissavano quelli della madre.
“Io non ci penso proprio a rinunciare alla nostra vacanza, per cosa poi? Un moccioso che ci dice di non partire altrimenti…” e poi soffocò una risata.

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