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ICE: in case of Emergency
da un po di tempo, circola in Internet un acronimo che ha catturato sin da
subito la mia attenzione: ICE ovvero ‘In case of Emergency’(in caso di
emergenza).
L’ideatore del programma Bob Brotchie è un paramedico Britannico e il suo
obiettivo è quello di permettere ai primi soccorsi come soccorritori, vigili
del fuoco o polizia di identificare sin da subito la vittima e di contattare i
loro parenti per ottenere informazioni mediche o per avvisarli della
situazione imminente. Bisognerebbe registrare nella propria rubrica sotto il
nome ICE, la persona che noi vorremmo, si contattasse, nel momento del reale
bisogno; chiaramente, si possono mettere più nomi come ad esempio: ICE1-mamma
, ICE2-papà e cosi via.
Un gesto cosi semplice in realtà comporta tante conseguenze: innanzitutto è
necessario che il soccorritore sappia usare il telefono del mal capitato, il
secondo luogo qualcun altro potrebbe pensare al fattore privacy, che non è da
trascurare e infine è necessario che il soccorritore dia tutte le sue
attenzioni alla vittima e non al telefono della stessa che, trall’altro, in un
ipotetico scontro o incidente grave, potrebbe essere finito in mille pezzi.
Nel blog di Paolo Attivissimo la discussione, affrontata il 20 Marzo 2007, ha
portato diversi commenti ma soprattutto molte perplessità e dubbi circa il
funzionamento di questo metodo; il Responsabile del 118 di Milano ha espresso
parere favorevole, mentre la Svizzera si è dichiarata dubbiosa sull’efficacia
di codesto metodo.
I pro e i contro, come in ogni faccenda, pare vadano di pari passo, ma qui, si
ha la sensazione che la tecnologia si trovi sempre 3passi dinanzi le nostre
vere esigenze.
A questo punto mi chiedo: FORSE si stava meglio, quando si stava peggio?