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Caro Direttore, le guance son finite..

Quando frequentavo il terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori, avevo un rituale che si svolgeva ogni mattino: mettevo fuori il mio mitico kymko dal garage, andavo in edicola a comprare un qualsiasi quotidiano e mi dirigevo, poi, a scuola.
L’ho fatto per tre anni e l’ho fatto anche per gli altri due anni a venire, quando andavo a Lecce con il treno, per studiare all’università: motorino, quotidiano, stazione, università e ritorno. Poi son venuta a Roma e l’edicola è proprio sotto il mio portone di casa.
 
Ho sempre amato leggere, la carta, cambiare quotidiani giorno per giorno e assorbire vari tipi di scrittura e sopratutto sono avida nell’apprendere le varie tipologie interpretative degli articoli di cronaca.
 
Durante le scuole superiori e durante l’università mi capitava di comperare, anche, Il Giornale o Libero, al di là dell’idea politica. Non mi vergognavo di leggere quel giornale, quei giornali, a tempi. Adesso sì. Non lo acquisto più, Libero, per eccellenza penso abbia raggiunto confini mai visti prima.
Mi dispiace provare il sentimento di ‘ribrezzo’ verso un Direttore come Vittorio Feltri che, classe 1943, ne ha fatto di strada e di certo ha inciso nel mondo editoriale. Oggi, però, s’è raggiunto un confine esagerato, per l’ennesima volta negli ultimi tempi ho letto un titolo ignobile, non degno della figura professionale di noi giornalisti, ma sopratutto un titolo che incide, peggiora l’umanità, ricalcando ancora una volta una dicotomia sociale, professionale, mediatica dei nostri tempi.
Una dicotomia creata ad hoc.
 
Certo, bisogna portar pazienza, bisogna porgere l’altra guancia, cercare di giustificarlo, comprenderlo…. è pur vero che possediamo solo due guance molto intelligentemente, e mi verrebbe quasi da dire:
“Direttò, le guance son finite”!.

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Quando l’immigrato non è un delinquente….

La home di facebook nella maggior parte dei casi pare un calderone di notizie, vere o false che siano, l’importante è la condivisione; uno degli argomenti più gettonati sono gli immigrati: il costo della vita, perché vengono qui, si parla di loro quando ammazzano, rubano e raramente, si può dire, si leggono delle notizie che parla positivamente dell’immigrato in se. Proprio ieri, girando nella home, trovo un post interessante di una Signora romana che racconta un fatto accaduto al figlio dove il protagonista è….pensate un po? Un immigrato! La mamma di Salvatore, il ragazzo in questione, mi ha mandato una lunga e-mail dove mi racconta l’accaduto.

Mio figlio che era stato in Sicilia per qualche giorno in ferie, domenica faceva ritorno a Roma dove attualmente lavora, era tutto programmato volo in orario, coincidenze treni, metro per arrivare in tempo a casa.

Il volo però fa due ore di ritardo facendo saltare tante coincidenze e così Salvatore, tutto di fretta scendendo dalla metro (peraltro l’ultima metro della giornata) dimentica la sua valigetta con il pc con dentro l’hard disk, documenti

Ha esposto denuncia sia per i documenti che per il pc non tanto per il valore economico ma quanto affettivo, all’interno si sa in un pc vengono spesso conservati i ricordi di una vita, foto di varie occasioni importanti e soprattutto le foto della nostra piccola principessina diventata un angelo 5 anni fa, foto e video che magari ci guardiamo ogni tanto ma che non sono state mai sviluppate…

Certo il solo pensare che era stato smarrito a Roma, in una grande metropoli e poi sulla metro di notte è quasi dato per scontato che in un attimo di distrazione tutto era stato cancellato che mai piu’ mio figlio avrebbe trovato il pc…

Mai perdere le speranze perchè mentre si cercava di spargere la notizia utilizzando i social network, un signore che sicuramente aprendo la valigetta ha trovato tra i fogli documenti universitari, ha telefonato in segreteria universitaria dove Salvatore proprio venerdì aveva dato un esame ma non si era saputo spiegare (aveva chiesto: qualcuno di voi ha perso un pc?) e alla sua domanda vaga non hanno saputo rispondere. Nel mentre una professoressa legge nel gruppo degli studenti che un ragazzo aveva smarrito il pc e tutto il resto ed aveva comunicato a mio figlio di questa telefonata vaga ricevuta in segreteria.

Questo ci ha fatto sperare perchè abbiamo pensato subito che fosse andato in mano ad uno che voleva restituirlo e come rintracciarlo? Era come cercare l’ago in un pagliaio.

Intanto il ragazzo rovistando all’interno della valigia ha trovato un altro documento dove si evinceva il posto di lavoro di mio figlio e si è messo sulle tracce per cercarlo finche’ l’ha trovato restituendo tutto il contenuto…Uno scatto fotografico Il ragazzo che ha trovato la valigia è un ragazzo ecuadoriano che lavora a Roma, per noi non fa differenza esser straniero o italiano per noi ha fatto un nobile gesto, perchè poteva tenerlo o buttarlo o fregarsene. Trovandosi nel vagone della metro si era accorto che due ragazzi si stavano avvicinando ad una valigetta che lui aveva intuito che fosse stata dimenticata e questi volevano prendersela ma lui gli ha detto: “guardate che quella è la mia” perciò ha anche rischiato.

Il ragazzo ecuadoriano che ha trovato il computer si chiama: Alfredo Fernando Chamba Ruiz, ha dimostrato cuore sin dall’inizio e ha conquistato tutti noi con il suo gesto naturale e generoso.

 

Insomma, tutto è bene quel che finisce bene, certo le riflessioni su questa notizia potrebbero essere numerose e varie però, voglio lanciare un sassolino: Se ad aver individuato la valigia fossero state delle persone di nazionalità ROM, l’avrebbero restituita?

 

 

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