Tra le patologie più ricorrenti nei nostri amici a quattro zampe, troviamo quelle legate all’orecchio. Alcune razze canine sono, rispetto ad altre, più propense nell’imbattersi in infezioni di vario genere ed entità. Al primo posto vengono i Cocker e i cani con le orecchie cadenti, soprattutto se ricche di pelo all’interno del canale auricolare, poiché rendono difficile il ricambio dell’aria nel condotto uditivo e favoriscono la creazione di un ambiente umido ideale per lo sviluppo di alcuni agenti patogeni. I Barboni, poi, possono infatti soffrire d’ipertricosi auricolare, cioè pelo che ostruisce il condotto uditivo: in questi casi è consigliabile tagliare loro il pelo spesso e regolarmente.
I Pastori Tedeschi, invece posso avere problemi collegati ad una sovrabbondante produzione di cerume, che a sua volta è alla base della formazione del catarro auricolare e quindi dell’insorgenza di un’otite (infiammazione dell’orecchio). Quali sono i primi sintomi? Se il cane si gratta la parte posteriore dell’orecchio, scrollando continuamente il capo, o se tiene le orecchie in posizione anomala, ci sono forti probabilità che sia in atto una patologia all’orecchio. Le patologie sono diverse e numerose, le più comuni sono: l’otoacariasi o rogna delle orecchie, che si manifesta generalmente sui cuccioli e i giovani cani, ma anche sugli animali adulti ed è dovuta a un piccolo parassita (acaro) appena visibile a occhio nudo che si annida nel condotto auricolare. Questa otite parassitaria è trasmissibile sia ai cani che ai gatti. Le Otiti batteriche, invece, sono spesso secondarie a un’altra patologia (ad esempio rogna, catarro, presenza di corpi estranei) e generalmente associate alla presenza di stafilococchi, Le cure sono lunghe e delicate. Le otiti micotiche sono caratterizzate da secrezioni bianco-giallastre oleose e comunque di cattivo odore. Funghi microscopici ne sono spesso la causa. Possono esserci anche otiti dovute a corpi estranei, come una piccola spina di graminacea o tutto ciò che può entrare in contatto con il nostro cane e In questo caso è consigliabile rivolgersi, per la rimozione, al veterinario che valuterà se intervenire in anestesia o meno.
Imparare a riconoscere i sintomi è frutto di una buona osservazione che porterà alla salvezza del nostro Fido.
Ringrazio il Veterinario Andrea Puce per la sua collaborazione.
Frutto tipicamente estivo e gustoso è il Fico, protagonista delle campagne Salentine e non solo: le testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Mesopotamia, Palestina ed Egitto, da cui si diffuse in seguito in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. La specie ha due forme botaniche che possono essere definite come piante maschie e piante femmine, dato che la prima (pianta maschio, o caprifico) costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non commestibili, mentre la seconda o fico vero (pianta femmina che produce frutti commestibili) produce i semi contenuti nei frutti.
La distinzione botanica è molto più complessa, dato che in realtà il caprifico ha nel frutto parti complete sia per la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline) che per la parte maschile (che produce polline); la parte femminile è però modificata da una microscopica vespa che vive negli ovari (modificati in galle) e quindi per questo la parte femminile è, sessualmente, come se non esistesse: la pianta, a mezzo appunto della vespa, svolge quindi esclusivamente (o quasi) una funzione maschile (producendo polline e facendolo trasportare dalla vespa che alleva). Solo le femmine della vespa sciamano fuori dal frutto. Il frutto del caprifico non è commestibile (non è succulento e neppure dolce).
Il binomio insetto-fico (intendendosi precisamente ) è una simbiosi mutualmente obbligata, cioè è specie-specifica: da un lato l’insetto sopravvive solo ed esclusivamente nei frutti del caprifico, e dall’altro la pianta di fico non ha alcuna possibilità di far semi senza l’insetto.
Nel fico a frutti commestibili, abbiamo tre tipi di siconi, che danno, annualmente, distinte fruttificazioni: fioroni, o fichi fioroni che si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate; fichi, o forniti, o pedagnuoli che si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno e infine cimaruoli prodotti da gemme di sommità prodotte nell’estate e maturano nel tardo autunno (la produzione di cimaruoli è limitata a regioni dove l’estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo, spesso è incompleta o insoddisfacente).
Il Ficus carica gradisce climi caldi non umidi, si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato, non tollera a lungo temperature inferiori ai -10, -12 °C, nelle regioni mediterranee non è raro incontrare piante di fico sorte su vecchi muri o nelle pareti dei pozzi. Per quanto concerne la potatura, o anche il superamento della stagione invernale, la rimozione delle parti sommitali dei rami, (o il loro danneggiamento da parte del gelo), mentre può non influenzare la sopravvivenza della pianta, elimina o danneggia le gemme mature che produrrebbero i fioroni la successiva estate, e quindi ne compromette la fruttificazione. La conservazione in vita della parte basale permette l’invecchiamento del legno, fatto che rende la pianta più resistente al gelo. Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Campania e Calabria, una produzione efficace proviene anche dall’Abruzzo, Sicilia e Lazio tra l’altro la Puglia fornisce anche la maggior produzione di fichi secchi.
Ringrazio L’esperto Luigi Guido per la sua consulenza affidabile e accertata.
La Bella stagione è alle porte, le temperature salgono e anche i rischi per i nostri amici fidati crescono. Al primo posto nella Pole position dei pericoli ci sono Le pulci, parassiti esterni ematofagi: si nutrono del sangue di mammiferi e uccelli. Per animali domestici come cani e gatti esistono prodotti veterinari di vario genere (shampoo, fiale o collare antipulci) che contrastano l’infestazione da parte di pulci. Questi prodotti allontanano le pulci dagli animali, ma non difendono il proprietario o l’abitazione. Controllare tappeti e divani, sarebbe consigliabile. Al secondo posto nella lista ci sono le Zecche: parassiti ematofagi di molti animali e anche dell’uomo, e possono essere pericolosi agenti di trasmissione di malattie infettive. Le zecche sono vettori di diverse malattie, sia dell’uomo che degli animali le specie più comuni sono due: La piroplasmosi, o babesiosi, è causata da un protozoo che, iniettato dalla zecca tramite la saliva, si localizza nei globuli rossi invadendoli e distruggendoli provocando ittero, febbre ed emoglobinuria. Rari casi d’infezione umana sono stati segnalati nel nord-est degli Stati Uniti d’America e nell’Europa settentrionale. La rickettsiosi, o febbre bottonosa, e questa malattia provoca febbre, cefalea, artralgia ed una tipica eruzione esantematica localizzata sugli arti e sul tronco. Al terzo posto troviamo i forasacchi, della famiglia delle Gramineae, meglio conosciute come ‘zite di campagna’, Nella regione mediterranea, allo stato spontaneo, pur localizzandosi soprattutto in ambienti aperti, occupano praticamente tutti i tipi di habitat, dai boschi ai luoghi umidi, dalle dune sabbiose agli ambienti ruderali. I piccoli germogli s’insinuano nelle fessure di cani e gatti come nell’occhio, orecchio, artigli, zone intime e cosi via; esportarle è spesso un problema perché richiede l’apertura del corpo e quindi un’operazione chirurgica, spesso d’intervento. Quarto e ultimo posto il Problema Disidratazione: i colpi di calore sono le più frequenti, piccole dimenticanze sotto i raggi del sole o lasciati in macchina, possono portare a seri problemi canini. Delle piccole accortezze possono servire a migliorare lo stato di salute dei nostri amici animali, con un po’ più di attenzione è possibile salvaguardare e prevenire sgradevoli conseguenze. si ringrazia il Veterinario Andrea Puce per la sua collaborazione.
Molti degli avvelenamenti verificatisi in provincia che hanno colpito cani e gatti, soprattutto cuccioli, sono avvenuti tramite l’assunzione da parte degli stessi dì potenti veleni,di varie origini,tra questi, il più ‘usato’ nelle campagne Salentine e’ la metaldeide, un prodotto chimico comunemente usata come componente principale nei lumachicidi e si presenta tipicamente sotto forma di esche granulari azzurro-verdastre. Tali esche sono nocive sia nel caso vengano ingerite, sia tramite contatto con la pelle. Molti agricoltori,cospargono determinate zone del terreno,per uccidere le lumache,sia esse con chiocciola che nude ma i peggior casi avvengono quando, i cacciatori, abilmente, confezionano questo veleno all’interno di pezzi di carne, affettato o prodotti appetibili per i nostri amici animali,al fine di eliminare,nella maggior parte dei casi, le volpi ma è chiaro che,qualsiasi animale presente in natura, ne è attratto;vista la bella ‘caramella’ che viene loro offerta! L’avvelenamento da metaldeide è una situazione d’emergenza che richiede l’ immediato ricovero presso una struttura veterinaria. Ai fini prognostici, infatti, risulta fondamentale iniziare la terapia il più precocemente possibile. Il trattamento degli avvelenamenti da lumachicidi è sintomatico e non esiste alcun antidoto preciso. In base alle condizioni dell’animale e qualora l’ingestione fosse avvenuta entro un paio d’ore si può provocare il vomito e effettuare una lavanda gastrica. I cacciatori,(certo, non tutti!) questo aspetto animale-ambientale lo conoscono molto bene,in quanto sono loro i primi a produrre alimenti appetitosi e appetibili per i nostri amici animali ma vorremmo ricordare loro che, gli stessi sono punibili di sanzioni salate,per non dire, salatissime circa il loro comportamento ILLEGALE per cui, perché giocare sporco in un ambiente che appartiene a tutti?