compleanno
Ventidue, i miei anni.
Ed eccomi qui, è il mio 22esimo compleanno e si aggiunge così un nuovo anno al mio curriculum vitae, un anno in più alla mia vita reale, terrena e concreta.
Il primo compleanno fuori casa, lontana dalla mia terra natale che tanto ho odiato negli anni della mia adolescenza ma che tanto mi ha insegnato negli stessi anni più confusi.
Il numero 22 ha molti riferimenti alla tradizione biblica, possiamo ritrovare il numero 22 nelle lettere dell’alfabeto ebraico. Ventidue sarebbero, secondo la tradizione ebraica, i libri del Vecchio Testamento; come 22 sono gli elementi che l’onnipotente creò durante i 6 giorni della creazione. 6 come il giorno in cui sono nata io.
I numeri sono indicatori di vita, ti danno dei segnali nel corso della tua quotidianità, se poni attenzione puoi captarli, altrimenti se pensi che il tuo destino non è deciso da forze maggiori, tira avanti e non interpretare nulla. Io, però, interpreto tutto e spero che il 22 mi porti fortuna.
Non farò la lista dei buoni proposti, si sa come vanno queste cose, le segui per qualche giorno, come le diete, poi rinunci e abbandoni ciò che ti eri prefissato in modo blando. Questo post è nato per la mia voglia di scrivere, il mio desiderio di comunicare, di aprirmi al mondo che, spero, un giorno possa conoscermi per qualcosa di buono.
Come in ogni confessione, una parte principale è occupata dai ringraziamenti che, per un motivo o un altro, sono i miei preferiti, perché? Perché voglio ricordare alla persona che mi ha permesso di arrivare fino a questo punto, l’importanza ed il valore dei suoi sacrifici.
Mia madre è una donna straordinaria, m’ha cresciuta ricoprendo due ruoli fondamentali per la vita di ogni bambino, m’ha sostenuta nei momenti più bui, ha saputo ascoltarmi, criticarmi, attaccarmi e coccolarmi, seppur in momenti rari ma fondamentali. Tre righe sono veramente riduttive per descrivere il mio MODELLO DI VITA ma spero un giorno di poter ringraziare il mio eroe in modo concreto, per tutto ciò che lei mi ha concesso, privando la sua vita per anni per poter donare a me qualcosa in più.
Prima passavo molto tempo a fissare il cielo, soprattutto quando andavo all’estero, tutte le ore in aereo le occupavo fissando le nuvole, senza mai abbassare la vista, sono sempre stata fiduciosa all’idea di intravedere qualcuno, lo so che il cristianesimo non crede che questo sia possibile ma io c’ho creduto per molto tempo; ora negli ultimi tempi ho smesso di farlo, la speranza ha lasciato il posto alla rassegnazione. La rassegnazione che mi fa capire che il mio Sebastiano non tornerà mai più; la rassegnazione che mi fa capire il vuoto che ha lasciato mio nonno Gino in me; la stessa rassegnazione che mi induce a riflettere e a pormi il quesito: “come sarebbe stata la mia vita se mio padre fosse stato qui?”
Se si chiama RASSEGNAZIONE, un motivo ci sarà ed io non me la sento, stranamente, di metterla in discussione.
Non voglio chiudere questo post con tristezza e malinconica, no… non è questo il mio intento, infatti per ultimi, ma non meno importanti, voglio ringraziare tutte le persone che giorno per giorno mi sostengono, coloro che mi leggono, coloro che mi contattano, coloro che mi criticano e soprattutto coloro che diffidano da me, per paura o competizione. Vi dico una cosa: fate bene, temetemi, perché so che il mio sorriso vi ammazza ed io dal vostro odio ho solo da imparare e rinasco ogni giorno come una fenice dalle proprie ceneri.