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Intervista a Anna Masera

Chi è Anna Masera? Donna con raffinato talento e con spiccata intelligenza, laureata in Storia alla Yale University nell’83, un Master in giornalismo alla Columbia University nell’84, giornalista professionista dal 1986, prima al quotidiano Italia Oggi, passata all’agenzia Reuters e poi in Mondadori: dal mensile Fortune Italia al mensile Espansione con una collaborazione per una rubrica di economia a Donna Moderna e come corrispondente dall’Italia per Advertising Age.

Dopo sei mesi come consulente Rai per il talk-show “Milano, Italia”, approdata al settimanale Panorama nella sezione costume e società, nel 1994, all’alba di Internet e tanto, tanto ma veramente tanto altro ancora: un curriculum rispettabile e da prendere  come esempio.

 

Lei pensa che giornalisti si nasca o si diventa?

Penso che giornalisti si nasca, ma in qualsiasi modo, una passione iniziale non guasta mai.

La possibile perdita del cartaceo, segnerà la fine del giornalismo o creerà una nuova visione della lettura con la possibile nascita di figure di competenza?

Credo in una nuova visione della lettura, il giornalismo d’oggi non è mai stato così florido c’è, però, la possibilità della perdita dei vecchi giornali.

Secondo Lei i social media sono divenuti veramente così indispensabili o abbiamo perso il contatto con la realtà?

Secondo me sono uno dei tanti mezzi per restare in contatto con la realtà!

Secondo lei quali sono i passi fondamentali per i giovani che ambiscono alla carriera giornalistica? Ed esistono degli ingredienti di base?

Bisogna avere etica, passione, voglia di imparare, e poi mettersi a studiare e fare pratica, soprattutto individuare le necessità dei nuovi giornali.

Le scuole di giornalismo Italiane sono ben radicate e organizzate al fine di formare una figura giornalistica oppure ci si forma solo ed esclusivamente sul campo?

Io preferisco le scuole di giornalismo anglosassoni… E poi è indispensabile padroneggiare l’inglese, quindi servono anche per la lingua.

Con l’avvento del Web 2.0 si sono sviluppati i blog, pensa che possa essere un ottimo trampolino di lancio o spesso sono visti come valvole di sfogo personali?

I blog possono essere una palestra, ma dipende da come si usano e cosa ci si mette dentro, come qualsiasi altra cosa, del resto.

E infine, consiglia la lettura di particolari libri al fine di crearsi un’identità personale-giornalistica?

L’identità è appunto personale, quindi ognuno se la crea con il proprio percorso…

Per me nel giornalismo è stato fondamentale Kapushinski, ma è stata fondamentale anche la Fallaci, quando ero piccola era il mio mito…

Adesso io sono molto attenta al giornalismo digitale e ai teorici della cultura digitale, aperta e condivisa, come Lawrence Lessig e Yochai Benkler e anche certi “guru” come Richard Stallman

Ringrazio personalmente Anna Masera per la gentilezza e la rapidità delle risposte dimostrate, caratteristica tipica di un Vero Giornalista Professionista al passo con i tempi.

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