Gabriella Romolini, classe 1955, racconta se stessa, le sue radici e il suo personale lockdown tra le pagine di Sotto la neve pane. Una lunga chiacchierata. Si tratta principalmente di un dialogo fra l’autrice e la madre, intramezzata da aneddoti e racconti per lo più autobiografici, altri fantastici che raccontati oralmente da amici e parenti, il tutto nell’arco temporale che va dal 1 marzo 2020 al 3 maggio 2020.
Cosa risponderesti alla domanda CHI SEI?
Sono una signora di sessantasette anni, che ha riscoperto la passione per lo scrivere rimasta sopita per lunghissimo tempo, distratta forse dall’urgenza di vivere, o molto più semplicemente perché questo era il momento stabilito per me per scrivere. Vivo da sempre a Fiesole sulle colline di Firenze, sono sposata con Giovanni, ho due figlie – Giulia e Alessandra – e due splendide nipotine, Gaia e Aida. Ho vissuto, fino a quando non mi sono sposata, con la mia famiglia in una bellissima casa colonica sulle colline di Fiesole: tutta questa bellezza di paesaggio e di umanità che ho respirato e sentito intorno a me nella fanciullezza e poi nell’adolescenza ha sicuramente contribuito a forgiarmi di una sensibilità che mi permette adesso di esprimermi in maniera più compiuta attraverso la scrittura. Mi piace anche cucinare, cantare, e adoro il teatro.
P.s. non disdegno di guardare la televisione, e nel tempo libero mi fa altrettanto piacere rimanere sola con i miei pensieri senza fare niente.
Perché le persone dovrebbero scegliere proprio la tua penna?
Potrei dirvi un’infinità di cose per incoraggiarvi alla lettura del mio libro, ma sarà solo il testo (qualora mi facciate l’onore di leggerlo) che potrà fare breccia nel vostro cuore, suscitandovi un’emozione o un’allegra risata! Una cosa sento di dirvela comunque: non vi annoierete e se succederà, vi scuso fin da subito!
Come definiresti il tuo stile?
Con un po’ di presunzione e una buona dose d’ignoranza voglio definire il mio stile “verista”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Non ho progetti ben definiti nel cassetto, di sicuro so che voglio continuare a scrivere.
Che rapporto hai con i social?
Il rapporto con i social mi suscita sentimenti e atteggiamenti contrastanti: avversione, sottile dipendenza, riconoscenza, stupore e spesso la voglia di sottrarmi… ma quando in tempo reale riesco a dialogare con qualcuno dall’altro capo del mondo sento gratitudine e una gioia immensa!
Potrete incontrare Gabriella durante l’evento di Lucca 🙂
Domenica mattina, un libro cattura la mia attenzione: Ok, vieni a casa con me!
“La morte viene di notte” di Johanna Mo m’ha rapito di notte tra le sue pagine pubblicate da Neri Pozza.
La protagonista è Hanna, una detective tornata nel suo paese natale dopo la morte di suo padre. Il primo giorno di lavoro inizia con il ritrovamento del cadavere di un giovane ragazzo di 13 anni: si tratta di Joel, il figlio della sua amica storica, Rebecka che non vede da più di quindici anni.
Sarà proprio Hanna a darle la triste notizia e da lì una serie di avvenimenti apparentemente scollegati tesseranno, invece, una trama molto complessa.
Fanny e gli atteggiamenti da bulla, il telefono che si spegne, l’ultimo selfie di Joel, una lama appuntita, Petri e il suo segreto, il tradimento di Rebecka, il padre di Joeal, Axel con i suoi turbamenti: gli elementi per definirlo UN BEL ROMANZO, certamente non mancano anzi Johanna Mo inserisce il tema della “sessualità” con una sensibilità che arriva dritta al punto.
Primo libro di una serie di gialli ambientata sull’isola di öland, in Svezia, La morte viene di notte, un thriller dal ritmo implacabile e dall’ambientazione suggestiva, ha segnato l’avvento sulla scena letteraria internazionale di Johanna Mo, nuova regina del romanzo criminale svedese.
Libro pubblicato da Neri Pozza, traduzione di Gabriella Diverio.
Vittorio Piccirillo, classe 1967, pubblica il suo nuovo capitolo della saga Galassie Perdute edito da Tabula Fati: “Privazione”.
Dopo le tragedie che hanno sconvolto la sua esistenza, Kendra si è prefissata un unico obiettivo: lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Cosa non facile, ma non è sola. I suoi compagni sono al suo fianco, la sostengono, la fanno sentire al sicuro. Insieme a loro sente di poter andare avanti, di essere in grado di costruire qualcosa di nuovo. Tuttavia il destino ha altri piani. Sebbene le forze misteriose che hanno tramato nell’ombra siano state sconfitte, il cupo retaggio del suo passato, che ha rifiutato ma dal quale non riesce a liberarsi, continua a tormentarla. Nel frattempo, una nuova minaccia tesse la sua tela proprio attorno a Kendra e ai compagni, in paziente attesa del momento migliore per farli cadere in trappola. Quando i tre se ne rendono conto è ormai troppo tardi. Ancora una volta la giovane è costretta a confrontarsi con il dolore e con la paura, a lottare per la sua stessa vita, ad affacciarsi pericolosamente sul baratro dell’oscurità.
Cosa risponderesti alla domanda CHI SEI?
Mi potrei definire una persona assetata di cultura in ogni sua forma e manifestazione: di arte e letteratura da un lato, di scienza e tecnologia dall’altro. La mia passione per la fantascienza deriva proprio dall’unione di queste componenti.
Come nasce la tua esperienza nella scrittura e dunque nella pubblicazione?
Scrivo fin da quando ero piccolo, in risposta al mio bisogno innato di dare forma alle storie che ho sempre immaginato, alimentate dalla lettura costante di testi di ogni genere. La pubblicazione è arrivata molto tempo dopo, quando ho avuto la fortuna di conoscere Marco Solfanelli, l’editore che mi ha dato fiducia e mi ha consentito di crescere come autore, indirizzandomi verso i giusti corsi di scrittura e mettendo i miei testi nelle mani di Silva Ganzitti, la mia insuperabile editor. Un processo che è ancora in corso e che mi auguro non finisca mai.
Perché le persone dovrebbero scegliere proprio la tua penna?
Le storie che scrivo rientrano in prevalenza nella space opera, filone della fantascienza dedicato all’epopea spaziale. Si tratta di opere ricche di azione e di avventura, che lasciano ampio margine all’intrattenimento. Tuttavia, anche se le vicende si svolgono su mondi lontani e sono piene di astronavi e di tecnologie avveniristiche, i problemi che i protagonisti devono risolvere e i dilemmi morali con cui si devono confrontare non sono così lontani dai nostri, e le soluzioni che trovano e le scelte che compiono potrebbero anche darci un’ispirazione o un’indicazione su come comportarci nella vita reale.
Come definiresti il tuo stile?
Ordinato. La mia scrittura, che è la massima espressione del mio modo di essere e di pensare, è una costante ricerca dell’armonia e del ritmo, dell’equilibrio tra la descrizione e il dialogo, tra l’azione e la riflessione.
Quali sono i progetti futuri?
La saga di Galassie Perdute è arrivata al terzo volume, ma ha ancora molto da dire, e con un po’ di fortuna proseguirà. Ci sono poi altri progetti che stanno arrivando a maturazione e che sono certo mi daranno altrettanta soddisfazione… tuttavia ho sempre ritenuto prematuro parlare di quello che è ancora in divenire. In ogni caso, mi riterrò fortunato se potrò avere qualcosa di nuovo da scrivere, ogni giorno.
Qual è il rapporto che hai con i social?
Piuttosto superficiale. Li uso per il minimo del tempo indispensabile, con poca convinzione e con scarsa motivazione. E se non fosse per Eleonora Marsella, la mia inarrestabile agente letteraria, che mi spinge a sfruttarli per accrescere la mia visibilità nel vastissimo panorama editoriale, con buona probabilità non li userei affatto.
Si narra che Verona sia la città dell’Amore, Shakespeare ne ha condiviso qualcosa di veramente unico e affascinante con la tragedia da lui scritta “Romeo e Giulietta”, praticamente la storia d’amore più famosa al mondo.
Così per accedere oggi al famoso balcone dove Giulietta con la sua treccia s’affacciava per il suo innamorato Romeo, bisogna far un po’ di fila durante il weekend ma per i più curiosi ne vale la pena vedere gli abiti originali, affacciarsi dal balcone e vedere il famoso capezzale tanto rappresentato ovunque negli anni.
Il costo è irrisorio, son tre piani da vedere e ci sono diversi oggetti originali dell’epoca all’interno della Casa di Romeo e Giulietta.
Piazza delle Erbe poi è caratteristica per la sua architettura, un giro per le strade o un aperitivo è ciò che consiglio con il sole che scalda l’aria; oltretutto nel 2012 è stata considerata come piazza italiana più amata al mondo.
L’Arena di Verona, poi è… come dire… quasi faticosa ma dall’alto la vista è bellissima!
L’architettura romana non delude mai così maestosa, imponente, perfetta; si trova in Piazza Bra e ospita dal 1913 il Festival Lirico Areniano: un appuntamento fondamentale per appassionati e non.
Durante questi giorni Verona era addobbata con un solo tema: L’AMORE.
Cuori e rose ovunque davano il benvenuto a noi turisti.
Ad ogni modo ho un piacevole ricordo di Verona: l’Hotel San Luca lo inserisco tra i miei preferiti per diversi fattori come estrema gentilezza del personale, pulizia, cura nei dettagli, bellezza nell’arredo e comodità.
Ah… vi dovrei anche raccontare degli incubi che ho fatto ma… è dovuto alla mia ingordigia: ho scoperto un posto dove la carne è BUONISSIMAAAAAA e ho esagerato. Porto Alegre è un ristorante brasiliano in cui ho trascorso 45 minuti a sbuffare per via del tavolo che mancava, altri 60 minuti a mangiare carne come se non ci fosse un domani e poi chiusura serata con un bel dialogo con le persone che lavorano nel locale e amano il Brasile.
Diandra Elettra Moscogiuri, cofondatrice della produzione cinematografica Demodami Studios LTD, si occupa dell’ideazione di lungometraggi indipendenti, nei quali partecipa anche in veste di attrice. Qui di seguito potete conoscere qualcosina sui suoi due romanzi pubblicati.
Tequila Suicide
Gideon Kelta è il ragazzo più fortunato del mondo. Ha una famiglia che lo ama, sicurezza economica, una relazione appagante con un uomo affidabile, e una vita sociale stimolante. Questo vivere nella fortuna però, non gli ha impedito di sviluppare una forte codipendenza dalle persone che ha vicino, in particolare dal suo ragazzo, Timo.
Un periodo di crisi tra i due lo porterà a scelte sbagliate, in un percorso interiore in declino, in cui affronterà aspetti del proprio essere che ignorava, fin quando la sua vita perfetta non subirà un netto cambiamento. Questo però lo porterà anche a conoscere meglio la madre e il suo migliore amico Elia, per rendersi poi conto che nulla era come sembrava.
Artemis’Cabaret
Marco è un ragazzo sveglio e intraprendente. Ha lasciato la sua città, Monza, per andare a studiare a Milano, trovando presto un impiego come tutor. Non ha mai conosciuto suo padre e mai ha sentito il bisogno di farlo, mentre sua madre, da quando era adolescente, è ricoverata in un istituto a causa di un disturbo comportamentale che nemmeno i medici riescono a comprendere. Se l’è sempre cavata da solo, ma nonostante questo, ha ricordi felici del suo passato e quando può torna a Monza e guarda da fuori la casa in cui viveva con sua madre, ormai ridotta a una catapecchia.
Ci sono due cose di cui ha bisogno: farsi dei nuovi amici, e imparare a confrontarsi con il suo sogno, quello di diventare uno scrittore. Così, un giorno, conoscerà Artemis’Cabaret, forum online dove aspiranti scrittori si confrontano sulla scrittura, e si mettono in gioco. L’incontro con queste persone, però, sconvolgerà per sempre la sua vita, e paradossalmente, porterà a galla aspetti del suo passato che credeva di poter dimenticare.
Cosa risponderesti alla domanda CHI SEI?
Che nessuno me lo chiedeva da molto tempo! A parte gli scherzi, penso che la risposta più semplice sia questa: le persone come me crescono nella convinzione di essere strane o particolari, ma col tempo ci si scontra con una rassicurante verità, ovvero quella che non c’è nessuno di più banale di una persona cresciuta in una piccola cittadina, che la lascia per realizzare i suoi sogni riuscendoci dopo mille difficoltà. Questo ci fa sentire meno unici e – grazie al cielo – anche meno soli. O forse, una risposta molto più efficace e fedele alla mia natura di attrice sarebbe questa: sono chiunque tu vuoi che io sia!
Come nasce la tua esperienza nella scrittura e dunque nella pubblicazione?
Inizia tutto negli anni ’90, con una macchina da scrivere di Barbie che mi è stata regalata non ricordo bene da chi. Da lì sono nati i miei primi racconti, e anche le prime crisi creative quando mi rendevo conto che molto di quello che creavo non aveva senso, o era ridicolo. Questa è una sensazione che provo spesso ancora oggi. Poi è arrivata la passione per il diario segreto, abitudine che non ho ancora abbandonato (un po’ mi vergogno ad ammetterlo) e le prime poesie pubblicate sul quotidiano della mia città, Manduria (altra cosa banale: ai bulli le mie poesie non piacevano). Se ve lo state chiedendo, non ho mai preso un voto alto nei temi di italiano. A diciotto anni ho iniziato ad abbozzare i miei primi romanzi, Tequila Suicide e Artemis’ Cabaret, che hanno visto la luce rispettivamente nel 2014 e nel 2019, quando mi sentivo sicura di aver dato loro il tempo di crescere e maturare insieme a me. Penso che ogni opera sia un po’ come il pane che va lasciato lievitare, perché è pensandoci a lungo, soprattutto all’inizio, che diamo alle opere l’attenzione che meritano. Magari non sarà sempre così, mi auguro di diventare un po’ più veloce. I romanzi sono stati pubblicati da una piccola casa Editrice, SensoInverso Edizioni, e tornano quest’anno con Mosaico Edizioni, con uno stile tutto nuovo, dovuto al lavoro di eccellenti professionisti che ringrazio tantissimo, Eleonora Marsella, Flavio Passi e Martina Pizzigoni in particolare.
Perché le persone dovrebbero scegliere proprio la tua penna?
La mia penna può essere spinta, remissiva, provocatoria, pungente, amara, flebile, scorrevole, sveglia, matura, immatura, sintetica, sardonica, famelica, riflessiva, solitaria. Può respingerti, può accoglierti. Può farti venire voglia di saltare la pagina perché entra troppo in angoli della mente che non vorresti esplorare, come potrebbe farti venire voglia di leggere con attenzione quella stessa pagina perché vuoi sapere se ho davvero avuto il coraggio di descrivere proprio quello, e di farlo proprio così. Io sono qui, e se ti va, puoi raggiungermi.
Come definiresti il tuo stile?
Senza dubbio, in divenire. Nel tempo, cimentandomi anche nella scrittura di sceneggiature, sto imparando quanto sia potente la forza delle parole, e quanti sapori diversi possano avere se accostate alle altre che scegliamo. Proprio come quando si recita, il processo della scrittura creativa parte da una profonda analisi dell’umano, che si tratti di noi stessi o della sfaccettatura dell’essere che pensiamo ci rappresenti di meno. Dentro di noi riusciamo a carpire ognuna di queste sfaccettature, a farla nostra, e infine a raccontarla. Il romanzo e la sceneggiatura, per esempio, mi sono sempre sembrate due forme di scrittura completamente diverse, ma imparando dalle mie recenti esperienze ho capito che non è necessariamente così.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Parlando di romanzi, sto lavorando a un nuovo libro. Ho deciso di provare a mettere da parte il genere di formazione per cimentarmi in qualcosa di completamente nuovo: un giallo ambientato nel futuro, che avrà come temi principali l’essere genitore, l’affrontare i propri demoni, e le conseguenze dei danni all’ecosistema. Come dicevo, si può scrivere di se stessi anche indossando panni completamente inaspettati. Per quanto riguarda il cinema, in quanto produttrice, attrice e sceneggiatrice di Demodami Studios, produzione cinematografica indipendente che ho fondato con il regista e sceneggiatore David Milesi, posso dire che abbiamo ben due progetti che non vediamo l’ora di poter condividere col mondo: il primo è Dead Star, un noir che abbiamo realizzato in più fasi a causa della pandemia, ma insieme al quale possiamo dire di essere cresciuti e maturati essendo il primo film firmato dalla nostra produzione, e Un bellissimo inferno, il nostro secondo lungometraggio, che abbiamo appena annunciato, al momento alla ricerca di nuovi finanziamenti.
Che rapporto hai con i social?
Per anni e anni sono stati una vera passione per me. Ho aperto la mia pagina Facebook nel 2014 e da allora ho sempre lavorato sodo per aggiornarla, in seguito mi sono dedicata molto anche a Instagram e al mio canale YouTube. Molto spesso mi viene chiesto di riprendere in mano la mia storica docuserie Tinte Noir, ma purtroppo non sento più di appartenere a quel mondo. In questo periodo ho deciso di riscoprire la passione per i social e di impegnarmi per fare delle foto nuove: purtroppo la vita dello scrittore, e non meno quella del produttore, a volte ti portano a rannicchiarti un po’ troppo dietro le quinte e trascurare quella parte di te che invece è il soggetto di quello che stai andando a creare. Sono protagonista (dividendomi sempre il podio con altri attori) di entrambe le pellicole che stiamo realizzando, eppure faccio una fatica assurda a organizzare un set per farmi qualche foto. Un vero paradosso.
Quel giorno nasce Jack, abbandonato dalla madre, cresciuto in un piccolo orfanotrofio, nessuno vuole adottarlo perché…
Il piccolo Jack ha un problema al cuore che va avanti solo grazie l’ausilio di un orologio NON proprio silenzioso. Madeleine aiuterà Jack a sopravvivere i primi anni poi entrambi intraprenderanno un viaggio a proprio modo e un uccello farà incontrare le loro comunicazioni. (..)
Jack si innamora dell’amore, il suo cuore produce dei strani suoni, le persone lo guardano, qualcuno lo tratta male ma lui non perde quasi mai la concentrazione e procede verso il suo obiettivo: ritrovare quella fanciulla che piuttosto che indossare gli occhiali da vista preferisce urtare ovunque.
Un circo o meglio… una strana attrazione vedrà Jack protagonista di uno spettacolo, Miss Acacia lo ama di notte ma sfugge di giorno e George, un’illusionista che accompagnerà Jack per tutto il percorso fino all’Andalusia ad un certo punto sparirà come tutti i maghi.
La Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu m’ha rapito letteralmente il cuore.
Pino Cacucci, classe 1955, giornalista, scrittore e non solo; ha scritto VIVA LA VIDA un un nuovo inno alla vita di Frida Kahlo, nota artista messicana e attivista nel campo della politica e della società di quegli anni.
Nata all’inizio del 1900, a 18 anni subirà un incidente che le segnerà la vita: la lotta contro la Pelona inizierà già da quel bus.
Di libri su Frida Kahlo se ne sono scritti davvero assai: il rapporto con Diego, le sue amanti, la lotta politica, le figure attive all’interno della sua vita, la sorella Cristina, i compagni di lotte.
Questo piccolo libro è praticamente un monologo; è come se il sipario si aprisse e Frida Kahlo inizia a parlare, a narrare le sue vicende, le sue fughe amorose e le ferite invece sul cuore che le procurava Diego tutte le volte che la tradiva con qualche sua nuova musa.
Sono trascorsi sei anni dalla pandemia da H5N1v2, il virus appartenente al ceppo dell’aviaria che ha dato inizio all’apocalisse zombie causando la pressoché totale estinzione del genere umano.
Domenico, suo figlio Sebastiano e la moglie Lucrezia, scampati per il rotto della cuffia a orde di non-morti famelici, si sono rifugiati in una cascina diroccata nel folto dei boschi delle colline torinesi, riuscendo a sopravvivere fino a oggi.
L’isolamento della famiglia è bruscamente interrotto dal transito di un’automobile sulla Provinciale che serpeggia a fondo valle. Purtroppo la macchina, la prima a percorrere quella strada da mesi, termina la propria corsa contro una cabina elettrica nel centro del paese. All’interno dell’abitacolo una giovane donna è in travaglio e in procinto di dare alla luce il proprio figlio. Accorso sul posto per controllare, Domenico è riluttante, ma alla fine l’aiuta a partorire mentre Sebastiano abbatte gli zombie radunatisi lì intorno.
La situazione precipita, e la donna strappa a Domenico una scomoda promessa che lo costringe a recarsi presso l’ex distretto militare di Torino.
Appena padre e figlio tornano a casa, s’innesca un’accesa discussione: rischiare la vita mantenendo la parola data o dimenticarsi dell’intera vicenda? Lucrezia e Sebastiano la spuntano, convincendo Domenico a recarsi in città nonostante quest’ultimo sia convinto che la scelta corrisponda a un vero e proprio suicidio.
Il percorso che dalla periferia porta la famiglia sino alla Caserma è un viaggio nel passato. Le vie sono irriconoscibili e dense di pericoli mortali.
Entrati in contatto con altri sopravvissuti i protagonisti scoprono che molti sono regrediti, perdendo umanità ed empatia, mentre altri hanno fatto della parola comunità il proprio credo.
Giunti al Distretto la famiglia viene trattata con sospetto, soprattutto quando tutti i suoi membri rimangono bloccati a causa d’uno sciame di migliaia di zombie di passaggio in città.
I militari delimitano una linea di difesa e ingaggiano i mostri. La battaglia è brutale e a lungo incerta, ma i non-morti sono troppi e il fronte rischia di cedere.
Poco prima che gli zombie riescano a espugnare la Caserma arriva la cavalleria che, dotata di un’enorme potenza di fuoco, rovescia le sorti della battaglia.
Domenico, Lucrezia e Sebastiano approfittano della confusione del combattimento per tentare la fuga, ma le cose non vanno come le avevano pianificate.
Risponderei che sono un lettore con la passione per la scrittura, vecchio d’anagrafe ma ancora bambino dentro.
Come nasce la tua esperienza nella scrittura e dunque nella pubblicazione?
Come tutte le cose belle della vita la scrittura nasce un po’ per caso e con molta fortuna. Stavo attraversando un periodo personale complicato: leggevo molto, moltissimo, e mi ero fissato sul genere zombie. Nel giro di qualche settimana avevo finito i grandi classici ed ero passato agli autori meno conosciuti, per poi arrivare a romanzi e racconti che il grande pubblico non avrebbe mai letto. Ne terminai uno davvero scadente. Trama approssimativa e stile sciatto, per non dire di peggio. Ricordo che pensai: “Saprei scrivere di meglio”. Ecco, partì così. Il giorno seguente scrissi l’incipit di ZETAFOBIA e da allora non mi sono più fermato.
Perché le persone dovrebbero scegliere proprio la tua penna?
Ci sono moltissimi autori italiani di grande talento che scalpitano per farsi conoscere. Non spetta a me dire se appartengo a questo gruppo, non posso giudicare me stesso, né posso valutare il mio talento. Gli scaffali delle librerie sono pieni di autori stranieri, bravi – anzi ottimi – ma a tutti i lettori chiedo di dare una possibilità anche a noi… anche a me. Leggeteci e leggetemi, poi valutate con onestà se davvero siamo così indietro rispetto ai nostri colleghi d’oltreoceano.
Qualche anno fa nelle classifiche dei thriller spadroneggiavano i mostri sacri di tradizione americana. C’è voluto del tempo ma a guardare le stesse classifiche, oggi, i nomi degli scrittori italiani svettano nelle primissime posizioni. Date un’opportunità a chi come me scrive per passione, potreste scoprire un nuovo mondo di letture.
Come definiresti il tuo stile?
Direi piuttosto asciutto e diretto. Nella scrittura non amo perdermi troppo in descrizioni eccessivamente particolareggiate o in viaggi onirici infiniti. Qualche pennellata di colore per poter trascinare il lettore nel vivo della storia, quella sì, ci deve essere, ma punto moltissimo a far provare emozioni forti: se alla fine di una scena il lettore ha le lacrime agli occhi, è spaventato o arrabbiato, beh… vuol dire che sono riuscito nel mio intento.
Quali sono i progetti futuri?
In questo momento sto lavorando sull’ultimo romanzo della saga di ZETAFOBIA. Avevo sospeso durante la pausa natalizia per dedicarmi a un paio di racconti che non volevano saperne di aspettare pazientemente il loro turno, così li ho scritti entrambi e mi sono liberato la testa dalla loro ingombrante presenza. Inoltre sto partecipando a un prestigioso concorso letterario nazionale con un romanzo distopico, una sorta di visione prospettica e disagiata del futuro ambientato qualche anno dopo la fine della pandemia da COVID-19.
Amore e odio, come tutti, credo. I social media sono importanti, soprattutto per farsi conoscere e per far conoscere i propri scritti ai potenziali lettori. Oltre a questo devo dire che nel corso degli anni ho avuto l’occasione di costruire alcune conoscenze che superano il mero rapporto digitale consentito dai social, e di questo sono felice, però bisogna sempre fare attenzione a non confondere ciò che accade su internet con la vita, quella vera intendo.
Quattro ettari e quattro generazioni: sono questi i primi elementi che mi vengono in mente se penso a Cascina Maddalena.
A Sirmione potete trovare Cantina e Agriturismo Maddalena dove tutto nasce dalla terra.
Elisa, della famiglia Zordan, mi ha accolto sabato pomeriggio mentre il sole tramontava sulle loro vigne colorando il cielo sopra di noi.
Con me un ospite molto particolare: Africa, lei però non ha avuto il piacere di far la degustazione con me, Elisa con tutta la sua dolcezza mi ha narrato della sua famiglia, del fratello Mattia e la sua grande ambizione di crescita continua; ho assaggiato poi un metodo classico eccezionale e.. indovinate? …. Una bottiglia è venuta a casa con me 🙂
I nomi delle loro bottiglie poi sono molto originali come lo è anche l’etichetta che potete trovare sulle loro creazioni . Ogni degustazione con loro è un’esperienza da provare assolutamente. Grazie Elisa, grazie alla famiglia Zordan per l’ospitalità e per la loro genuinità che traspare in ogni angolo della vostra curatissima cascina.
Le vigne, la terra, il lago, la natura… Tutto mi ricorda la mia casa in Salento. Da piccola andavo sempre in campagna, ci trascorrevo mesi e mesi e mesi e mesi, era una gioia immensa.
I ricordi probabilmente sono belli per questo: rimangono impressi nella mente e vengono fuori quando meno ce lo aspettiamo.
La casa di campagna ha rapito letteralmente il mio cuore: Cristina e Giovanni sono delle persone assolutamente singolari.
Con loro annoiarsi è praticamente impossibile.
La loro struttura nata da poco tempo è immersa nel verde, un paradiso per i nostri amici a quattro zampe, Africa ha praticamente dominato un branco: Macchia, Enzo e la piccolissima barboncina… Ma quanto si è sporcata?
Quanto si è divertita! Cristina ha tanti sogni, le piacciono le rose, pensa tantissimo allo sport che praticano i turisti che la vanno a trovare, così Giovanni le dice quasi sempre sì e sono una coppia formidabile!
Cosa dire poi delle loro stanze così accoglienti? In ogni dettaglio si può sentire la mano di Cristina che è praticamente innamorata dei dettagli della vita e trasmette la sua gioia OVUNQUE: anche nelle torte del mattino!
La casa di campagna sul Garda credo che sia il posto ideale per scrivere un nuovo romanzo, leggere numerosi libri, lasciare andare la mente e i brutti pensieri.
Viaggiare ti insegna diverse cose: conosci te stesso, conosci la persona con la quale hai viaggiato, se sei stato in compagnia, conosci nuovi posti, nuovi luoghi, nuovi colori, nuovi sapori, nuove persone, nuovi sentimenti.
Così questa settimana sono stata in viaggio per l’Italia un po’ per lavoro un po’ per piacere 🙂
Perché altrimenti partiamo continuamente noi anime libere?
Perché conosciamo bene il sapore della novità.
Sette giorni in giro per l’Italia, ecco la mia esperienza.
Il primo giorno ho visitato Lucca poiché ad aprile parteciperò ad un festival di letteratura molto importante: Lucca città di carta. Per un professionista come me diviene FONDAMENTALE conoscere BENE il luogo dove si andrà poi a lavorare con i propri autori emergenti, per un professionista come me si intende una pazza per l’organizzazione e i dettagli. >> Scopri cosa dicono di me?
Ho conosciuto poi Annamaria e la figlia Veronica del B&b A casa MIA definirle squisite sarebbe molto riduttivo.
Anna Maria mi ha colto nel suo casale del 1800, un grande caminetto dà il benvenuto insieme la sua colazione veramente genuina.
In quella casa tutto è rimasto immutato nella storia, Anna Maria ha aperto la sua struttura al pubblico durante il mese di ottobre del 2019… Proprio all’inizio della pandemia e solo questo dettaglio ci fa ben comprendere la sua determinazione nella vita.
Prima d’andar via m’ha donato una piccola candela profumata 🙂
Il giorno dopo a Firenze ho potuto conoscere nuove realtà. Mauro si occupa dell’affittacamere in pieno centro a Firenze, pulito, chiaro, disponibile.
Proprio quello di cui tutti noi abbiamo bisogno quando viaggiamo: Il Terrazzino su Boboli; tutto estremamente vicino al centro e silenzioso.
Come puoi poi andare a Firenze e non mangiare una fiorentina? La dolcezza di Martina quando mi ha servito quella cena spettacolare presso la trattoria Sant’Agostinovale tutti i chilometri macinati in giro e poi anche lei, salentina come me.. dunque.. dunque.. il cuore batte sempre per le proprie radici.
Così poi il giorno dopo cambio rotta, mi dirigo verso Cesenatico dove la signora Catia mi accoglie tra risate e l’avviso di una multa che avrei ricevuto presto per una mossa sbagliata; la struttura che prende il nome di “Rosamare” è di Valerio ma è la Signora Catia la vera rivelazione per gli ospiti.
Se siete a Cesenatico dovete assolutamente conoscere questa chicca perché è così che posso definirla.
E proprio perché vi parlo di chicche, vi racconto di una cena straordinaria: Essenziale Bistrot a Ravenna con due chef giovanissimi.
Giulia e Lorenzo si conoscono a Porto, decidono poi di intraprendere insieme un bel progetto culinario: la cucina da loro è veramente di casa.
Un menu degustazione assolutamente studiato che scardinerà anche i pregiudizi di tutti gli scettici di questa cucina.
Cento metri di veranda assolutamente immersi nel verde, un verde che Giulia cura e difende con tutta se stessa.
Lorenzo poi è romano… Cosa dire a riguardo? Un carattere forte, deciso ed intraprendente.
E cosa aggiungere poi di Tiziano poiché sarà il primo volto che vi accoglierà? Dovete assolutamente conoscere la loro squadra.
Ravenna è per me una città che tutti dovrebbero conoscere. La mia guida Serena del progetto “ Il Cammino di Dante “mi ha portato con lei nel cuore della cittadina, presentandomi a suo modo la figura di Dante che ho veramente apprezzato perché il suo approfondimento è stato curato nei minimi dettagli e a me i dettagli fanno impazzire come tutte le storie da lei narrate.
Grazie a Serena perché – insieme la loro associazione e l’editore- mi hanno donato diversi libri, donandomi poi l’emozione più grande: conoscere la loro realtà.
Le guide associate hanno anche realizzato l’iniziativa Incontro a Dante e hanno dei percorsi realizzati per tutti i gusti.
Ci siamo anche imbattute nell’artista Fausto che… forse meriterebbe un capitolo a se 🙂
La sera ho poi potuto conoscere un locale dove il jazz è veramente di casa.
Sono stata ospite presso Giambattista proprietario del locale “I Gingini” dove le cene e la musica live si incontrano per dar vita a delle serate veramente colorate.
Quella sera dormo nelb&b “La Chicca”dove la proprietaria Federica mi spiega tutto da subito, mi aiuta e colpo di scena: divento parte attiva di piccole magie eseguite dal figlio, classe 2005: un vero prodigio!
Il giorno dopo decido di conoscere finalmente di persona un artista del posto conosciuta nell’ambito del mosaico in Italia ma soprattutto all’estero vi parlo di AnnaFietta, un’artigiana dal 1998 con un’impresa familiare ma con un tocco in più: Cleopatra vi accoglierà all’ingresso del suo laboratorio. Con me ho portato un bellissimo Dante e altri progetti son in corso. 🙂
Ho concluso la settimana a Venezia che devo dire non ha bisogno di me per esser conosciuta: sono innamorata dell’Hotel Cavalletto: la loro gentilezza m’ha cullata tutto il tempo.
Ricordo ancora la prima volta che un autore emergente mi scrisse per promuovere il suo libro, accadeva quasi otto anni fa e io vivevo a Roma. Quante cose sono cambiate da quell’e-mail? Tantissime. Dopo qualche mese cominciai ad organizzare presentazioni letterarie all’interno di una cartolibreria, fu una rassegna durata quasi quattro mesi. Durante quel periodo fui contattata sia da radio locali che da emittenti televisive: cominciò così la mia carriera da giornalista culturale!
Esistono varie tipologie di radio, esistono tantissime emittenti televisive, i giornali poi si sono evoluti, sono cambiati, alcuni sono rimasti sempre gli stessi. Le regole del marketing anche quelle cambiano ma le basi sono sempre le stesse.
Un libro diviene poi uno strumento per veicolare un messaggio, probabilmente è per questo che tantissime persone scrivono libri, abbiamo tutti qualcosa da dire, cerchiamo tutti di farlo nel miglior dei modi.
Si può divulgare un libro in tantissimi modi: facendolo di persona, facendolo online, facendolo anche off line. Così ecco qui il mio corso: 50 metodi di promozione del tuo libro.
Quattro ore intense in cui snocciolerò la mia esperienza editoriale, parleremo di costi, benefici, collaborazioni, contatti con i giornali, gli editori, la stampa in generale, anche l’estero. Parleremo di personal branding, distribuzione, presenza nei social. Faremo teoria, pratica, ci saranno diversi esercizi, consegnerò diverse e numerose ricerche personali.
Così facendo, da questo corso, tutti apprenderanno le basi di una promozione adeguata per il proprio libro. Parleremo di fiere, festival, iniziative valide del settore editoriale. Parleremo della sinossi, di una buona lettera di presentazione, dei video, della produzione degli stessi, degli strumenti giusti. Gli argomenti che toccheremo in quattro ore saranno tantissimi e dopo ci sarà spazio per tutte le domande ❤️
Marianna finisce sotto la luce dei riflettori quando il marito Carlo viene accusato dell’omicidio del cugino. La vittima, Giulio Di Stefano, è il figlio di un malavitoso che si è guadagnato il rispetto dei concittadini, offrendo lavoro e denaro in cambio di protezione. Per il paese è un grave lutto e la rabbia ricade su Marianna, che diventa oggetto di ritorsioni.
Ambientato nella Sicilia degli anni ottanta, Dijuna e Superba ripercorre a ritroso le vicende familiari che hanno coinvolto un intero paese e distrutto molte vite.
On your knees. Riferimenti biblici, religione e fede nelle canzoni degli U2 di Barbara Marinello
Le canzoni degli U2 ci possono portare molti messaggi diversi e tra questi anche un messaggio di fede e profonda religiosità. Alla ricerca di un unico filo conduttore partendo dalle origini del gruppo fino ad oggi si ripercorrono attraverso le canzoni tutti i riferimenti biblici e attraverso questi, con una personale interpretazione religiosa dei testi, si mira ad analizzare la spiritualità del gruppo e si vuole sottolineare quanto forte e profondo è il messaggio che Bono vuole farci arrivare con i suoi testi e la sua musica.
Protagonista è Paola, moglie e madre prigioniera di una doppia dipendenza dai cannabinoidi e dal cortisone (quest’ultima per combattere l’asma da cui è affetta); una combinazione pericolosa di sostanze che con il tempo arrivano a provocarle stati di allucinazione radicati alla sua passione per la musica. Così ecco che una “voce particolare” inizia a guidarla, a consigliarla, a spingerla su sentieri oscuri che la allontanano sempre più dal marito e la figlia.
La quarantena è stata un’esperienza nuova per tutti e di tutti ha cambiato la vita. Gabriella Romolini parla con la madre Maria o al telefono o vis-à-vis ripercorrendo insieme la loro storia che, come sempre accade, si intreccia con quella collettiva. Gabriella ha, infatti, coinvolto in questo dialogo amici e parenti, che con i loro racconti hanno arricchito e reso più lievi le loro giornate. E così scopriamo come si faceva il vino, il bucato con la cenere, qualche ricetta di cucina dimenticata in un cassetto, e assistiamo rapiti all’incursione sulla terra di un’astronave con due extraterrestri a bordo! Piccoli racconti per tenerci compagnia una serata davanti a un fuoco, vero o immaginario che sia.
L’assassinio di una suora darà inizio alle indagini – ma anche al ritrovamento di nuovi morti – riportando a galla una vecchia quanto sporca faccenda avvenuta in Sudamerica, che avrebbe coinvolto alcune figure della chiesa di Colonia. Per Liebermann, cresciuto come ben sappiamo tra le mura del convento di Sankt Alois, non sarà facile dipanare la matassa capitata improvvisamente tra le sue mani.
In Germania esiste una credenza secondo la quale, quando si va ad abitare in un appartamento nuovo, ciò che si sogna durante la prima notte si avvera.
È quanto accade ad Aurora quando prende casa insieme alla moglie Giulia: sogna una splendida donna che cattura istantaneamente il suo cuore. Cinque anni dopo quella donna entrerà nella sua vita nelle sembianze di Emma, direttrice della sua nuova sede di lavoro.