“I colori della casa rosa di Inella tra Lecce e Roma”

È dedicata a Vittoria Di Francesco, in arte Inella, la mostra “I colori della casa rosa di Inella tra Lecce e Roma”, allestita all’Università del Salentonella sala espositiva del chiostro del Rettorato (piazza Tancredi 7, Lecce), nell’ambito delle attività per la Conoscenza, ricerca e messa in valore dei Beni Culturali a cura della Delegata del Rettore Letizia Gaeta: l’inaugurazione è in programma mercoledì 23 novembre 2016 alle ore 10, la mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2017 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.

inella_salaconpoltronaverdeemaiolichevariopinteIn mostra 25 tele datate dal 1974 al 1979, una piccola parte delle oltre 400 opere realizzate dall’artista. Su offerta degli eredi, alcune di queste tele rimarranno in comodato d’uso dopo la mostra nelle sedi UniSalento. Uno degli obiettivi di questa e delle altre mostre organizzate negli ultimi anni in Ateneo è, appunto, “mettere in valore” i luoghi dell’Università, aprendoli a un pubblico più vasto.

Vittoria Di Francesco (Brindisi, 2 gennaio 1929 – Roma, 21 ottobre 2014), in arte Inella, è vissuta nell’infanzia e nella prima giovinezza a Lecce, dove ha raccolto le prime impressioni pittoriche. Per il suo impegno nelle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) si trasferisce a Roma e nel 1958 viene eletta Segretaria Nazionale. Nel 1960 sposa Livio Labor, allora vice Presidente Nazionale delle Acli. Sin dal 1971 è passata dagli iniziali interessi classici, filosofici e sociali alla pittura, lavorando su appunti e annotazioni raccolti nel tempo. Ha tenuto oltre 50 mostre in numerose gallerie (prevalentemente private, ma non mancano luoghi pubblici come il Museo civico di Milano o il Palazzo comunale di Perugia) e ha partecipato a diverse collettive a Milano, Fondi, Viterbo, Bagnoregio, Roma, Firenze, Modena, Genova, Pistoia, ricevendo vari premi.

Scrive Letizia Gaeta: «Inella inizia a dipingere nel 1971. Nel compiere questa scelta attua un gesto di libertà o forse di docile emancipazione: mette fiori e colori nei suoi “cannoni”, ponendosi fuori e al tempo stesso dentro il suo tempo. Nel 1971 in Italia venne depositata la richiesta di referendum sul inella_casarosadivorzio, dando inizio a un dibattito che avrà uno spartiacque nel 1974. Inella non poteva essere indifferente alle questioni sociali: i suoi studi, il suo ruolo di segretaria delle ACLI, il suo ruolo di moglie di un intellettuale impegnato lasciano credere che vi partecipasse, ancorché sommessamente, con pacate interlocuzioni. La sua prima personale è del febbraio del 1975 in una Roma che qualche mese dopo assisterà all’assassinio di Pasolini. Dipinge nella sua casa borghese in un quartiere tranquillo, nel mentre Giulio Carlo Argan è sindaco di Roma. Ha un’interessante fortuna critica fatta di voci autorevoli: a scorrere le pagine a lei dedicate, ricorrono sovente termini come “sogno”, “poesia”, “nostalgia”, eppure il rifugio nella fantasia o nel ricordo nostalgico scaturito dall’immaginario di una critica per buona parte al maschile mi sembra abbia normalizzato la “fuga” dalla realtà che è soprattutto un “altrove” attivo e non innocuamente passivo. Vittoria di Francesco è una donna del sud, di quel sud che Ernesto de Martino scandaglia nel suo libro del 1959 (Sud e magia). Un filtro culturale che diventa anche inconsciamente tassello imprescindibile di un’epoca. La pittura di Inella è pertanto libertà di espressione conforme alla sua educazione che dialoga con l’infanzia felice vissuta a Lecce, nella casa rosa che ripropone in molti suoi quadri. Del resto il “teatro infantile” degli “oggetti familiari” rappresentato attraverso la “lietezza dei colori”, il “biancore abbacinante”, la “spontaneità colta”, la luce, il mare, la vegetazione talvolta irsuta e selvatica sono un’esperienza interiore che non rimane confinata nell’astratta dimensione di un ricordo ma si fa pittura. La critica ha evidenziato qua e là richiami a Matisse senza tuttavia stabilire agganci circostanziati; parleremo piuttosto di rimeditazione su Matisse attraverso una comune poetica del colore e della luce. I ritorni di Inella nel Salento riaccendono la sensibilità coloristica dell’azzurro, dei gialli e dei verdi. È il senso del colore a stabilire una sintonia con l’opera di Matisse del periodo durante il quale il pittore si trasferisce nel sud della Francia con Derain nel 1905. Si tratta di un’indiretta “corrispondenza di amorosi sensi”. Ma l’opera complessiva di Inella declina altresì la poetica pascoliana del fanciullino e diventa visualità attraverso le parole di Matisse: “Occorre sapere ancora conservare quella freschezza infantile a contatto con gli oggetti, salvare questa ingenuità. Occorre essere bambini per tutta la vita anche quando si è uomini, traendo tutta la propria forza dall’esistenza degli oggetti” (Parigi 1952). I quadri di Inella sono attraversati da questa freschezza infantile e ingenua con gli oggetti della quotidianità, del presente dunque e non solo con i sognanti ricordi del suo personale passato».

 

I COLORI DELLA CASA ROSA DI INELLA TRA LECCE E ROMA

Dal 23 novembre 2016 al 31 gennaio 2017

Sala espositiva, Chiostro del Rettorato (piazza Tancredi 7, Lecce)

Università del Salento

Cura scientifica di Letizia Gaeta

Allestimento di Fulvio Tornese

Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 19

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