Donne e Poker

“Ti hanno mai insultato?”

“A me?”

“Sì, sì, dico a te.”

“No. Perché dovrebbero?”

“Perché sei donna.”

“E quindi?”

“Quindi non è da tutti i giorni incontrare una donna seduta sola a un tavolo.” Mi guarda e ride. Lui è Eugenio, un mio nuovo amico. Conosciuto per caso a Vercelli, ed è stato un caso azzeccato. Io attiva, lui in questo periodo no. Io positiva, lui in questo periodo lunatico. L’ho guardato e dopo una piccola conversazione l’ho capito: sarà il mio amico, quello delle confidenze, quello che non ci prova, quello che c’è sempre, quello che abita vicino a casa tua e può prendersi la libertà di bussarti alla porta senza un preavviso. Così nascono le confidenze, i segreti, i problemi suoi da snocciolare, i comportamenti (miei e di altri) da interpretare.

Abbiamo passioni in comune: la fotografia, il cinema, i video, la cultura.

Un giorno stavamo camminando e parlavamo di fari, quelli per l’illuminazione di video. Così, di punto in bianco, mi dice che tra qualche giorno è il suo compleanno.

“Quando?”

“Il sei dicembre” mi dice lui.

“Cazzo dici?” ribatto.

“Sì, perché?” E mentre me lo dice penso che è la prima volta che conosco una persona nata il mio stesso giorno.

“Mostrami un tuo documento.” Lo obbligo.

Così me lo consegna. Guardo la data, sorrido e glielo dico.

“Io sono nata il sei dicembre!”

“Mostrami un documento.” Questa volta ride lui.

Ridiamo entrambi rumorosamente per strada, sotto le mascherine… La mia in particolar modo, che mi fa appannare gli occhiali da vista. Fantastichiamo, così, su un compleanno che non potremo mai festeggiare, non quest’anno per lo meno. Gli chiedo se vuole i palloncini, e suggerisco di comprare uno champagne anche da venti euro, solo per omaggiarci in quel giorno speciale. Per entrambi. Quando mi svela il giorno in cui è nato, capisco tutto: è come me. Creativo, lunatico, a volte brontolone, si fissa con le cose, si appassiona alle persone. Eugenio è come me, ma un po’ diverso.

“Io la insulterei una donna seduta a un tavolo.” Mi guarda e ride. Ride perché sa che probabilmente mi farà innervosire.

Così ci penso da giorni.

Il poker non è un gioco da donne. È così, dunque? E perché devono esserci giochi da donna e giochi da uomo? Pensavo che con la nascita del calcio femminile fossimo passati altrove.

Eugenio mi prende in giro, ma dice per davvero.

Una donna seduta a un tavolo da poker: WOW, che cosa assurda.

Però è vero. Spesso le persone dicono: “Giochi a poker? WTF!”

Boh, io non ci vedo nulla di che, nulla di strano. È un gioco, come un altro. Lo faccio a scopo ludico, quando ho tempo, quando mi va, quando non ho voglia di leggere o scrivere o pensare. Anzi no, pensare lo faccio sempre.

Quando vivevo a Roma, spesso giocavo a poker a casa di amici.

Un sabato, lo ricordo come se fosse ieri.

Eravamo in dieci giocatori, quei poker che durano due-tre ore circa di notte fonda.

Non ricordo la mia mano, nemmeno la loro a dir la verità, ma vinsi. Vinsi contro tutti e dieci, vinsi 100 euro. I 100 euro più straordinari della mia vita. Ricordo che due di loro andarono in ALL IN, chiamai anch’io e li misi KO entrambi con un full di donna.

Uno di loro guardò gli amici: “Facciamo che questa sera non è mai esistita.”

Chiaramente fu una frase sessista ma non importava, io avevo vinto e loro no. Una donna li aveva battuti: che cosa fuori dal comune, eh?

Invece no. Il punto è questo: devono abituarsi al nostro successo, alle nostre forze, al nostro cervello. Devono capire che qui le donne giocano duro a prescindere da ciò che fanno. La donna ha in sé un cervello diverso, con una propensione del tutto diversa alla vita.

Se mi incontrate a un tavolo da poker non meravigliatevi, anzi, preoccupatevi. Probabilmente vincerò io perché sono piuttosto forte, o per lo meno così dicono i miei amici o il mio conto di poker stars da anni.

Come ho appreso questo gioco? Avevo diciotto anni, m’ero fidanzata al paese col mio ragazzo storico e lui già giocava per diverse ore. Andavo a trovarlo a casa e giocava al computer, così un giorno mi siedo e me lo faccio spiegare anche per i giorni successivi. Dopo un po’ decido di iscrivermi e comincio a giocare da sola ufficialmente intorno ai ventuno anni, appena arrivata a Roma.

Adoro il poker, per diverse ragioni: non è importante se tu sia donna o uomo.

Il poker è costituito da 50% talento e 50% fortuna. Se la mano gira, potremmo dire che ho la vittoria in tasca, perché il talento è innato in me. Non l’ho chiesto, ma forse l’ho esercitato e continuo a farlo ogni giorno abbracciando nuove sfide in qualsiasi campo perché non mi tiro mai indietro. Adoro dire di Sì e scoprire che quel qualcosa di nuovo mi piace, mi esce bene ma potrebbe uscir meglio.

Se ti dovesse capitare di giocare a poker con una donna, non insultarla. Non pensare che lei sia un giocatore inferiore, anzi, il suo sesso non c’entra.

Vincerà, probabilmente, con le sue mani laccate dallo smalto rosso.

E tu non potrai far nulla, nemmeno insultarla.

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