“Amori ridicoli” di Milan Kundera

Milan Kundera non delude mai e se state cercando un libro leggero ma scritto in modo magistrale: AMORI RIDICOLI può far al vostro caso.

I racconti di Amori ridicoli sono stati scritti tra il 1959 e il 1968, son sette racconti dove l’amore è ovviamente l’argomento principale.

Diverse le prospettive, i personaggi, la visione della vita: Milan Kundera ha la capacità di render credibile chiunque.

Pensate che esiste un uomo che misura la densità della sua vita a suon di donne: le ama, le rincorre, le corteggia, le usa, le lascia.

Un paio di racconti son ispirati al Dottor Havel vent’anni prima e vent’anni dopo: dapprima cacciatore poi vittima della vecchiaia ma ci penserà la moglie a farlo sentire nuovamente giovane.

“Le donne insoddisfatte portano sempre sfortuna”- Disse un mattino il dottor Havel.

Sarà vero? Ma no.

Poi c’è il Professore che pensa di prendersi gioco degli altri ma alla fine del racconto perderà tutto a causa del suo atteggiamento; perderà perfino l’amore della sua vita.

Adelphi, 250 pagine.

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“Fino al blu” di Andrea Bazzardi

Fino al blu è l’esordio letterario di Andrea Bazzardi, un’opera prima ma con tutte le caratteristiche adatte per diventare un grande successo.

La storia raccontata nel libro si snoda tra gli incredibili panorami del Sud America, nella cornice della quieta e pacifica città di Cuscadora, immersa tra le nebbie delle Ande. L’armonia mistica della città verrà sconvolta dalla costruzione di un aeroporto, una rivoluzione inimmaginabile per i cittadini abituati al silenzio ed alla calma tipiche del territorio andino.

L’ostinata opposizione alla costruzione sarà la scintilla per risvegliare il sentimento guerrigliero della comunità che dovrà interrogarsi sulle azioni da intraprendere.

Ad opporsi agli abitanti una squadra di costruttori guidati dalla terribile capocantiere, che darà filo da torcere alle imprese ed alle richieste dei Cuscadorini. All’interno della trama si inserisce la storia di Francisco un giovane ragazzo con la passione per gli aquiloni e per il viaggio, che partirà alla volta di paesi lontani. 

Un’opera ricca di colpi di scena, ma soprattutto di frasi uniche e di grande spessore, che dimostrano le abilità di Andrea nel raccontare ma allo stesso tempo avvicinare il lettore al testo rendendo emozioni e sentimenti vividi e realistici. Temi di grande attualità sono trattati in modo marcato ma non oppressivo. Una lettura consigliata a chi ama viaggiare e cerca una lettura scorrevole ed intrigante in un viaggio emozionale che sarà capace di cambiare il vostro modo di vedere il mondo.

Come nasce questo libro?

Il libro nasce dalla volontà di mettere ordine ai miei appunti raccolti in vari anni di viaggi per il mondo, soprattutto nella zona del Sudamerica. Viaggiando ho sempre riportato su carta le emozioni che scaturivano da incontri con persone, paesaggi, esperienze di crescita personale e difficoltà affrontate. Partendo da questi elementi ho ottenuto una base su cui creare una storia che li congiungesse. Così, un giorno ho scritto spontaneamente il primo capitolo, senza sapere dove esso mi avrebbe condotto. Ed è stato un nuovo viaggio; mi sono lasciato coinvolgere e ho fatto in modo che i pensieri e le idee vagassero liberi seguendo la loro volontà. Di conseguenza sono arrivati i vari personaggi e le varie situazioni. Non avevo un’idea di base poiché, parlando di viaggi zaino in spalla, ho voluto che anche la scrittura lo fosse.

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Non ho scritto il romanzo con un intento preciso o un messaggio particolare. Ho pensato di donare semplicemente la mia esperienza, cercando di condividerla nella maniera più semplice e accessibile. Una volta terminato sono arrivati parecchi significati ma preferisco tenerli per me, giacché ognuno, come in viaggio, trae le proprie esperienze e i propri insegnamenti. Mi piace ascoltare i pareri più disparati e ho avuto modo di provare che ognuno prende il romanzo alla propria maniera.

Leggi il mio libro perché…

Il principale motivo di lettura a mio avviso è quello di rispecchiarsi nelle parole dell’autore, estrapolando contenuti da cucire sulla propria pelle. Penso che “Fino al blu” possa dare una prospettiva diversa sul viaggio e sulla vita in generale, un punto di vista nuovo per poter analizzare al meglio questo fantastico mondo che il destino ci offre ogni giorno. E far sì che ciò che ci pare eccezionale possa essere usato nella quotidianità.

Inoltre credo che il realismo magico possa allargare il campo del reale, facendo diventare plausibili situazioni remote.

Progetti futuri?

È in corso la stesura del secondo romanzo. Sarà ancora sul tono del realismo magico ma andrà più nel dettaglio. Non voglio aggiungere altro.

Inoltre sto scrivendo dei racconti basati sulle emozioni.

Per finire vorrei dire che sognare è lecito e i desideri sono qualcosa da prendere sul serio. Spesso si tende a coltivarli per poi lasciarli marcire dentro. Se c’è un senso in questa vita sicuramente è dalla parte dei desideri. Quindi avanti tutta!

 

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Le letture di Dicembre 2021

Dijuna e superba di Angela Gagliano 

Marianna finisce sotto la luce dei riflettori quando il marito Carlo viene accusato dell’omicidio del cugino. La vittima, Giulio Di Stefano, è il figlio di un malavitoso che si è guadagnato il rispetto dei concittadini, offrendo lavoro e denaro in cambio di protezione. Per il paese è un grave lutto e la rabbia ricade su Marianna, che diventa oggetto di ritorsioni.

Ambientato nella Sicilia degli anni ottanta, Dijuna e Superba ripercorre a ritroso le vicende familiari che hanno coinvolto un intero paese e distrutto molte vite.

 

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On your knees. Riferimenti biblici, religione e fede nelle canzoni degli U2 di Barbara Marinello

Le canzoni degli U2 ci possono portare molti messaggi diversi e tra questi anche un messaggio di fede e profonda religiosità. Alla ricerca di un unico filo conduttore partendo dalle origini del gruppo fino ad oggi si ripercorrono attraverso le canzoni tutti i riferimenti biblici e attraverso questi, con una personale interpretazione religiosa dei testi, si mira ad analizzare la spiritualità del gruppo e si vuole sottolineare quanto forte e profondo è il messaggio che Bono vuole farci arrivare con i suoi testi e la sua musica.

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Una voce particolare di Stefania Cenci 

Protagonista è Paola, moglie e madre prigioniera di una doppia dipendenza dai cannabinoidi e dal cortisone (quest’ultima per combattere l’asma da cui è affetta); una combinazione pericolosa di sostanze che con il tempo arrivano a provocarle stati di allucinazione radicati alla sua passione per la musica. Così ecco che una “voce particolare” inizia a guidarla, a consigliarla, a spingerla su sentieri oscuri che la allontanano sempre più dal marito e la figlia. 

 

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Sotto la neve pane di Gabriella Romolini

La quarantena è stata un’esperienza nuova per tutti e di tutti ha cambiato la vita. Gabriella Romolini parla con la madre Maria o al telefono o vis-à-vis ripercorrendo insieme la loro storia che, come sempre accade, si intreccia con quella collettiva. Gabriella ha, infatti, coinvolto in questo dialogo amici e parenti, che con i loro racconti hanno arricchito e reso più lievi le loro giornate. E così scopriamo come si faceva il vino, il bucato con la cenere, qualche ricetta di cucina dimenticata in un cassetto, e assistiamo rapiti all’incursione sulla terra di un’astronave con due extraterrestri a bordo! Piccoli racconti per tenerci compagnia una serata davanti a un fuoco, vero o immaginario che sia.

 

 

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Sangue sulla croce di Francesco Bonvicini

L’assassinio di una suora darà inizio alle indagini – ma anche al ritrovamento di nuovi morti – riportando a galla una vecchia quanto sporca faccenda avvenuta in Sudamerica, che avrebbe coinvolto alcune figure della chiesa di Colonia. Per Liebermann, cresciuto come ben sappiamo tra le mura del convento di Sankt Alois, non sarà facile dipanare la matassa capitata improvvisamente tra le sue mani.

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L’altra metà di me di Annamaria Bovio

In Germania esiste una credenza secondo la quale, quando si va ad abitare in un appartamento nuovo, ciò che si sogna durante la prima notte si avvera.

È quanto accade ad Aurora quando prende casa insieme alla moglie Giulia: sogna una splendida donna che cattura istantaneamente il suo cuore. Cinque anni dopo quella donna entrerà nella sua vita nelle sembianze di Emma, direttrice della sua nuova sede di lavoro. 

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“Pagine dal Faro” di Fabio Dal Santo

“In quel frangente avrei preferito che la guerra si fosse presa la mia
di vita invece di sopravvivere alla morte di tutti i miei cari. Non sapevo che fare, camminavo per le vie del mio paese senza una meta, senza una casa; non avevo più nulla. L’unica speranza che mi rimaneva era ritrovare Elena”.

Fabio Dal Santo, classe 1974, dimostra una grande passione per i viaggi e di conseguenza un modo di raccontare caratteristico di una guida turistica. Pagine dal Faro, suo primo romanzo autopubblicato, c’incanta con le bellezze artistiche e naturali di terre quali la Liguria e l’Isola d’Elba, conducendoci in modo magistrale fin laggiù con un semplice agglomerato di pagine. Pagine che raccontano di un giovane che viaggia nel tentativo di lasciarsi alle spalle un amore finito, cercando in luoghi lontani un modo – magari un’ispirazione – per andare finalmente avanti. Saprà trovare la svolta della sua vita tra le mura di un faro a Portoferraio, pregne di una vecchia storia che ricostruirà gradualmente e con pazienza.   

Con dovizia di particolari e dettagli, l’autore si rivela in grado di trasmettere l’amore per la conoscenza dei luoghi di cui parla, e per la musica, in particolare per i testi dell’indimenticabile Fabrizio De André che più volte viene citato tra queste pagine. Si rimane indubbiamente estasiati nel visualizzare quanto da lui narrato: traspare immensa la forza dei ricordi, che l’autore ama sfogliare come le pagine di un libro. Pagine dal faro sa coinvolgerci, suscitando emozioni e stimolando la curiosità per luoghi sconosciuti. E invogliando a visitarli, un giorno.

Il libro merita 4 stelle su 5.

Come nasce questo libro?

Questo romanzo nasce molto tempo fa, in un momento particolare della mia vita, in cui devi decidere se far di tutto per affrontare una nuova vita, oppure lasciarti andare ed attendere che gli eventi ti travolgano.

Scrivendo questa storia, ho scelto di guardare dritto negli occhi il mio futuro, provando a costruirlo con le mie mani.

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Il messaggio che traspare da questo romanzo, credo sia l’incredibile forza dell’amore. Un sentimento che viene dipinto in varie sfumature, ma ognuna di esse, non fa altro che dimostrare quanto questo sentimento possa essere importante per l’essere umano. Chi ama vive, respira serenità e nei suoi occhi vi è una luce speciale, l’amore vero fa compiere scelte coraggiose, che possono cambiarti la vita.

Leggi il mio libro perché…

Una bella domanda…. Leggere il mio libro, significa fare un viaggio, non solo per i luoghi geografici descritti nella storia, ma cosa forse ancora più importante, una vera esplorazione nell’universo dei sentimenti. L’intento è quello che coinvolgere il lettore fino a quasi immedesimarsi nei protagonisti della storia, fino a porsi magari la domanda…cosa avrei fatto io in quelle situazioni?

Progetti futuri?

Nella mia mente, vivono moltissimi sogni e progetti che desidererei realizzare. Oltre a scrivere romanzi, ho all’attivo anche pubblicazioni di raccolte di poetiche e il prossimo libro sarà proprio di poesie, a cui sto lavorando in collaborazione con un’altra artista.

Conclusioni..

Ringrazio te Eleonora per lo spazio dedicato, vorrei ringraziare tutti coloro che leggeranno questa intervista. Mi auguro che queste parole, possano esservi servite, per avere un piccolo ritratto del mio romanzo e del suo autore. A tutti coloro che sceglieranno di acquistare questo libro, chiedo di farmi conoscere le loro impressioni, ve ne sarei veramente grato.

Buona lettura!

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“Andromaca” di Giuseppe Danilo Giordano

Ai migliori di voi avete sempre preferito tagliare la testa pur di non abbassare il capo al loro cospetto. Dunque mi guardo bene dall’ammonirvi.

Punterò piuttosto ad ammaestrarvi. Qualche bacchettata sulle mani e una caramella di tanto in tanto dovrebbero bastare allo scopo.

Giuseppe Danilo Giordano si professa in queste parole come duro ed empio insegnante nei confronti degli uomini, con il suo libro d’esordio: Andromaca, edito da Planet Book. Si tratta di un saggio, scritto in forma di diario, attraverso il quale l’autore fa sentire la sua voce di protesta sulla condizione umana e le drammatiche conseguenze su tutta la società odierna. Con la sua voce stampata in queste pagine attacca senza alcuno scrupolo tutto ciò che ha trasformato l’uomo, nei secoli, da orgoglioso cacciatore, a meschina e ipocrita creatura. Tra le cause principali troviamo la religione, che ha spinto interi popoli a odiare e perseguitare gli infedeli, nonché l’incontrollata proliferazione della razza su tutto il pianeta, dando vita a generazioni – a suo dire – indegne dei doni di questa Terra.

Come sarebbe adesso la Terra, se non fosse stata funestata per millenni da genitori incapaci? Se i loro figli non avessero dato vita a loro volta a figli incapaci?  

La durezza delle sue parole è il punto chiave di Andromaca, perché oggigiorno non possiamo imparare dagli errori con parole dolci, proprio come un bambino viene sgridato dal genitore per gli errori commessi. L’autore ci sbatte in faccia una dolorosa realtà, ma concreta più che mai, elevandosi ad ipotetico essere superiore, forte degli insegnamenti di Nietzsche e della Bibbia in particolare. La speranza è quella di far riflettere i lettori affinché s’impegnino ad essere migliori nel futuro, trasmettendo nuovi valori alla generazione successiva. Dopotutto, non è forse uno dei primi desideri di ogni autore quello di far sentire potente la propria voce con la speranza di rendere il mondo un posto migliore? Giordano ci riuscirà senza alcun dubbio, con questo suo libro d’esordio.

Come nasce quest’opera letteraria?

Credo che Andromaca nasca innanzitutto da una profonda passione per la letteratura. Sin da bambino sono sempre stato un accanito lettore e ciò mi ha portato, nel corso degli anni, ad avvicinarmi prima ai grandi romanzi classici e poi a discipline come la fisica e la filosofia. Il mio libro cerca proprio di essere un compendio di tutto ciò che ho letto e imparato su questi temi. La sua gestazione è durata (a fasi alterne) circa quindici anni. Non si può certo dire che sia stata un’opera scritta di getto!

  L’altra grande molla scatenante è stata di certo il malessere interiore, generato probabilmente dall’insoddisfazione verso me stesso e verso il mondo, che non sembrava comprendere nè dare peso alle domande che da sempre mi tormentano. Sono stati questi i motivi che mi hanno spinto sin da ragazzo a tenere un diario, che si è trasformato, dopo lunghi anni, in questo libro. Se dovessi dare un sottotitolo ad Andromaca, lo definirei probabilmente “Diario di un folle”!

Quale messaggio vuole trasmettere a tutti quelli che si ritroveranno fra le mani questo libro?

Andromaca, seppur in maniera originale e per nulla accademica, è un saggio filosofico. Come tale cerca di dare risposta o quantomeno di proporre ipotesi su quelli che sono i quesiti su cui, da sempre, l’uomo si interroga: il concetto di Dio, la natura del mondo che ci circonda, il problema dell’etica e della legge nella società umana. Al contempo, credo che il mio libro possa essere considerato una critica alla moderna società occidentale e all’ipocrisia che la domina. Quella che ci fa avere amici che nemmeno abbiamo mai visto e che permette a un capitalista di professarsi cristiano, giusto per dirne due…

Leggi il mio libro perché…

Leggi il mio libro perché non assomiglia a nessuno dei libri che hai letto.

Progetti futuri?

Andromaca è idealmente la prima parte di una serie di tre opere. La seconda dovrebbe chiamarsi Rapsodia. Al momento ho già numerosi appunti che mi serviranno per costruirne l’intelaiatura, ma credo sia ancora presto perché questo secondo libro possa vedere la luce. Anche perché attualmente sono molto impegnato con la promozione del primo, che mi piace ricordare, ha ricevuto parole di apprezzamento anche da importanti membri del mondo accademico italiano. Che dire..! Spero solo di non metterci lo stesso tempo!

Giuseppe Danilo Giordano merita 5 stelle su 5.

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“Saziare la bulimia” di Imma Venturo

“Per sette lunghi anni ho portato intimamente questa indescrivibile sofferenza. Fin quando ci si trova in questo stato d’inconsapevolezza ci si lascia trasportare dagli eventi; ma quando ci si rende conto che il rifiuto del cibo potrebbe essere un vero problema, è proprio lì che inizia il viaggio alla scoperta di se stessi.”

Il drammatico passato di Imma Venturo comincia con queste righe nella sua testimonianza intitolata Saziare la bulimia, FdBooks edizioni. L’autrice ci racconta in forma di diario il suo percorso nella lotta contro la bulimia, quel disturbo del comportamento alimentare che oggigiorno colpisce più persone di quante possiamo immaginare.  Tra queste pagine apprendiamo le varie fasi del suo recupero nel 2002 – quando entrò in un centro per la cura dei disturbi alimentari – tra speranze, amicizie, dolori e amori, nonché un burrascoso rapporto con la madre. 

“Sono sempre alla ricerca della felicità, ma ogni giorno mi rendo conto che forse non esiste. Ma che cos’è la felicità?”

Un altro messaggio fondamentale, per quanto possa apparire banale o scontato. Non è un mistero infatti che a comprendere la felicità o ad assaporare meglio la vita siano quelli che la vedono messa a repentaglio da un disturbo fisico. Quando i problemi che ci affliggono sono conti da pagare o i rapporti con il prossimo, infatti, tendiamo a dimenticare quanto siamo fortunati se godiamo di ottima salute o se il sole splende sulle nostre teste. Saziare la bulimia ci insegna dunque a dare più valore alla propria vita, e di non rinnegare quello che ci concede.

Attraverso uno stile semplice ma accurato, l’autrice riporta in poche pagine un’esperienza estremamente delicata e triste, riuscendo a cogliere le sfumature e le sensazioni che imprime questa orribile malattia nelle proprie vittime. Si evince soprattutto la forza di raccontare l’esperienza allo scopo di aiutare qualcuno che verrà; perché altri che stiano vivendo un’esperienza simile leggano tale testimonianza e li aiuti a stare meglio.  

Come nasce quest’opera letteraria?

Quest’opera letteraria in realtà è il diario personale del mio percorso di cura. All’inizio voleva essere solo un modo per mettere nero su bianco i miei stati d’ animo, in un periodo in cui pensavo che la mia vita non avesse più un senso.L ho scritto per tutta la durata del percorso , all’incirca un anno dal dicembre del 2001 al dicembre del 2002. Sono stata ricoverata in un dca a Potenza. Considerato nel corso degli anni ho avuto varie ricadute, affrontato altri percorsi terapeutici, alla fine di febbraio di questo anno ho deciso di voler star bene, e ho ripreso in mano la mia vita e il mio diario, decidendo di volerne fare un libro, non con l idea che sarei riuscita a pubblicarlo, ma solo rilegarlo e regalarlo ai miei cari..e invece siamo qua.

Quale messaggio vuoi trasmettere?

Il messaggio che vorrei trasmettere è che i dca sono delle malattie subdole, che entrano silenziosamente e in punta di piedi nella tua vita e senza neanche accorgertene ci sei dentro.I motivi sono vari ma secondo il mio punto di vista il rapporto  con la madre e le violenze (e non parlo solo di quelle fisiche),sono i motivi principali.Non sentirti sola non lo sei, non vergognarti delle tue pippe mentali, ma soprattutto chiedi aiuto.

Leggi il mio libro perché…

Così non ti sentirai solo/a

Per aiutarmi a portare avanti il mio progetto

Perché sono vera e cruda

Perché tra queste righe potresti trovare un aiuto per il tuo problema

I progetti futuri? Sensibilizzazione  e diffusione

Vorrei andare nelle scuole terze medie e superiori, associazioni, e parlare ai giovani e aiutare chi tra il pubblico avrà coraggio di dirlo. Scovare i siti pro ana/mia e distruggerli.. Spero che queste prime iniziative di smuovere le acque. Poi infine non so quando ma una sorta di proseguo di questo libro.

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Il tabù della carne di Daniela di Benedetto

“Per voi indiani l’immortalità si realizza con la rinascita, io invece penso che vivo una sola volta e che devo lasciare in giro qualcosa per cui il mondo si ricordi di me. Un bel curriculum. Sai cosa significa?”

Con questa riflessione introduco il romanzo di Daniela Di Benedetto, che ci catapulta in un drammatico scorcio della realtà quotidiana del nostro Paese con Il tabù della carne. Protagonista è Krisna, immigrato indiano che dalla sua patria arriva fino a Palermo con nulla più che uno scopo: sopravvivere. Dopo un periodo di fatiche e difficoltà viene assunto come domestico da Isabella, donna ricca e facoltosa che aspira al successo come pittrice. Lei, d’altro canto, è costretta a fare i conti con una realtà in cui l’arte è contaminata dal consumismo, che soffoca in modo doloroso la sua creatività e la voglia di emergere.

Entrambi dimostrano dunque l’oppressione di un unico paese che grava sulle loro spalle. Tra i due nascerà una relazione forte – soprattutto fisica – che metterà a dura prova la fede di Krisna, sua inesauribile fonte di sostegno che gli impedisce di adattarsi alla nuova realtà che lo circonda. Il giovane si troverà inevitabilmente costretto a scegliere di fronte all’ardente attrazione che lo lega a Isabella, poiché significa andare contro a tutto ciò in cui ha sempre creduto.

È una storia breve ma ben scritta, dettagliata al punto giusto senza appesantire mai la narrazione. Si legge in maniera piacevole e la storia prende il lettore dall’inizio, grazie a due protagonisti che con la loro complessità fanno provare un’infinità di emozioni. I temi trattati sono la fede – caratterizzata da vari punti di vista grazie alle differenti culture di ogni personaggio principale – e, più in generale, la situazione attuale in cui versano la società e la nazione. “Una nazione morta, finita”, come dolorosamente ci ricorda l’autrice attraverso le parole di Isabella. Una nazione insofferente alle difficoltà che i figli di altri paesi – ma anche i sognatori – sono costretti ad affrontare quotidianamente tra le nostre strade.

Il tabù della carne dimostra senza dubbio quanto siamo capaci di raccontare ed emozionare in poche pagine. Consigliato a tutti coloro che ricercano la conoscenza di temi cruciali del nostro tempo.

 

Come nasce quest’opera?

E’ nata nel 1990 come sceneggiatura cinematografica. Era la mia prima esperienza in fatto di sceneggiature e avevo in mente di sottoporla a un regista che operava nel mio quartiere. Lui la lesse e mi disse che tecnicamente era perfetta ma, testuali parole, “ era un soggetto che attirava le masse e lui non voleva quel tipo di fiction, lui andava controcorrente.” Non faccio nomi, ma questo regista ha concluso presto la sua carriera. Alcuni anni fa ho tirato fuori la sceneggiatura e l’ho trasformata in romanzo.

Quale messaggio comunica?

Ne comunica parecchi. Abbiamo tre personaggi principali: Krisna, un indiano di rara bellezza che cerca lavoro in Italia ma è troppo attaccato alla religione indù e non riesce ad adattarsi all’ambiente nuovo. Naima, una ex prostituta tunisina che per la legge islamica dovrebbe essere uccisa e si adatta, al contrario di Krisna, a fare la cameriera in Italia per sopravvivere. Isabella, una donna borghese divorziata , ricca e annoiata, che desidera solo sfondare come pittrice. Le vite di questi tre personaggi si intrecciano quando Isabella assume nella sua villa gli altri due,   Krisna come cuoco- giardiniere- modello per i quadri, Naima come cameriera. Krisna infatti si innamora della padrona di casa, che lo usa come un giocattolo, e non riesce a ricambiare l’amore purissimo che Naima prova per lui, poichè per la religione indù Naima è una “ paria.” Ma in questa storia di perdenti nemmeno Isabella è una vincente, poiché vorrebbe essere capace di provare passioni che non prova e non riesce a mettere   nei suoi quadri un’anima. Pertanto il romanzo comunica un senso di desolazione, di sconfitta, di totale sfiducia nel mondo, descrivendo una società multietnica allo sbando nel contesto di una crisi economica che è anche una crisi di valori.

Leggete il mio libro perché….

Provoca emozioni forti. Le immagini derivano da una sceneggiatura quindi è rimasta l’impronta cinematografica. Specialmente nelle scene d’amore, il braccio bianco di Isabella contro il braccio scuro di Krisna, la goccia di sangue che cade in acqua mentre fanno l’amore sotto la doccia. E’ un romanzo fatto di immagini e dialoghi, dialoghi intensi. Non bisogna però scambiarlo per un romanzo erotico, perché prevale la denuncia sociale. C’è inoltre un colpo di scena alla fine, un sacrificio da parte di Naima nel tentativo di sottrarre Krisna alla funesta influenza di Isabella che lo ha plagiato fino a fargli tradire la sua religione. Un sacrificio che fa assurgere la povera Naima al ruolo di eroina   indimenticabile.

Progetti futuri?

Dunque, il mio diciannovesimo libro uscirà a giugno e il ventesimo a dicembre. Contemporaneamente dovrebbe essere terminato il montaggio del primo film al quale io ho fornito sia la sceneggiatura che la colonna sonora, avendo due diplomi del conservatorio. E intanto un libro uscito nel 2017, Sleepless nights, sarà tradotto in inglese e diffuso in America. Per tutto il 2018 avrò un bel da fare, poi   se Dio vuole si prosegue.

 

Il tabù della carne di Daniela di Benedetto, merita 5 stelle su 5.

 

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Sei tornata SINGLE? #1Consiglio: Diffida da chi ti chiede abbracci

Il sabato è arrivato e con esso aggiungerei un tocco di leggerezza quindi… sono quì a narrarvi un momento ludico della vita di Eleonora Marsella.

Considerato che pochissimi mesi fa ho compiuto 24 anni sono entrata a far parte del fantastico mondo degli adulti dunque posso sostenere di ‘esser stata fidanzata ‘na vita’, quasi sei anni, rapportati ai miei soli 24 anni…. cosa c’entra tutto questo con un post scritto in una mattina di un sabato primaverile? C’entra perché un giorno lui mi mollò, dall’oggi al domani, con mia grande sorpresa. Vabbè, potrei aggiungere altri dettagli di quel periodo e della sua decisione, come l’assenza di comunicazione, di delicatezza, di pensiero, assenteismo come parola d’ordine… ma non siamo quì a discutere della sua persona.

 

Dunque tutto questo pippone per dirvi che ELEONORA MARSELLA TORNA SINGLE, qualcuno viene a saperlo, qualcuno lo immagina, qualcuno non se n’è mai fregato un cazzo, della serie ‘Ci provo con te poi se va in porto, va in porto’, altrimenti te prendi ‘na pizza in faccia, aggiungerei io.

I maschietti che ci provano con Eleonora Marsella – secondo me- sono degni di nota, parliamoci chiaro, ci vuole coraggio amici miei eh? Testarda, indipendente, autonoma, 24 anni d’età ma di cervello siamo avanti già qualche annetto dunque…

Vabbè, al di là del loro coraggio nel provarci con me, il vero coraggio è uscire con loro.

Certo a proposito di CORAGGIO potrei dirvi che Amiche mie, ci vuole coraggio a riprendersi dopo 6 anni e passa di fidanzamento, sopratutto quando poi vieni mollata e non te lo aspetti. … ‘nsomma non è carino ma MAI DEPRIMERSI, anzi, il DOLORE puro, nel senso di ‘lutto’, deve, a mio dire, DURARE NON MOLTO. Ma se siete interessate, dedicheremo uno spazio anche alla ‘ripresa da post-fidanzamento’.

 

Ognuno ha una propria tempistica, certo, ma perché perder tempo per soffrire?

 

Un soggetto, nato negli anni ’80, lavora in una famosa società italiana ‘al servizio del pubblico’ mi scrive da un anno. UN ANNO AMICHE MIE. 12 mesi, 4 stagioni e lui continua a scrivermi nonostante ‘cagato da parte mia’ relativamente poco, direi quasi zero.

 

Vabbé dopo 12 mesi accetto un suo invito, mi ha scritto troppe volte, soffrire è inutile, quindi, penso: vuoi dargli un attimo delle attenzioni a questo povero cristo che dopo 12 mesi te sta ancora dietro e esci a prender aria?

 

PREMESSA

[ Quando Eleonora Marsella accetta un invito- da parte del sesso maschile, femminile, animale- lo fa quasi sempre per curiosità. Sono una persona fatta di 80% di curiosità, mi nutro delle storie della gente, delle loro vite e la cosa ancora più interessante è il fatto che TUTTI e dico TUTTI si confidano con me… e io sto ancora cercando di capire perchè].

Riprendiamo il discorso del tipo.

 

Ok, rispondo ad un messaggio, dopo svariati giorni di rincorse per ‘fissare’ un appuntamento con me (AMO IL MIO LAVORO!), passerà a prendermi per le 20.30.

Ok, non so cosa mettere, comunque non mi impegno troppo nel vestiario- del resto-  andrò bene a prescindere quindi scendo da casa alle 20.45:

RITARDO REGOLARE DEL GENTIL SESSO.

 

Lui ha prenotato ad un ristorante romano, al che, arriviamo, dobbiamo salire delle scale, lui mi invita a salire per prima, aggiungendo una battuta sui miei glutei. Deduco che mi guarderà il culo dunque..

Famo che sali prima te, ok bello de zia?

Ci sediamo, lui fa l’uomo decide i piatti, chiede il vino- che non sarà in grado di versarmi- parla di se, del suo lavoro, di tanto in tanto pongo quesiti- sono una persona curiosa- ogni tanto mi annoio, poi… ovviamente il tizio annovera una serie di complimenti su di me, complimenti che- sì mi arriveranno- ma con poca interazione da parte mia.

  1. Sei veramente bella- Sì ok già sentito.
  2. Sei veramente affascinante- Me lo dicono ma non ci credo mai.
  3. Sei veramente intelligente- Ecco, forse-forse, c’hai ragione.
  4. Sei veramente divertente- Ecco, questa è una mia caratteristica peculiare ma non è reciproca la faccenda.

 

Al che… rullo di tamburi, rullo di tamburi… e l’argomento scivola sulle pugnette, sì, avete letto bene, io faccio finta di non capire, lui rincara la dose:

“Certo le pugnette, perché tu non ti masturbi?”

 

Ehm no, m’hai vista? Ti sembro tipa che… vabbè, ma in generale, ti sembro tipa che apprezza questa tipologia di domande?

Io faccio l’amore con i libri, capra.

Ok Ragazze, diciamo che la serata sarebbe potuta termine in quel momento ma non finisce qua.

 

Avete presente quando l’uomo vi dice “Vado a cambiare l’acqua al pesce o vado a cambiare l’acqua alle olive?” Ok. DIMENTICATEVELO.

Il nuovo mood è VADO A PISCIARE.

E quando le mie orecchie han sentito questa frase, CRISTO, sul serio l’hai detto/fatto?

Ok, ragazze mie. Ok. 

Rimango tranquilla, decido di non prendere dalla mia borsa nessuno dei due i-phone, altrimenti il telefono m’avrebbe assorbita e non ne avevo voglia. Il caso ha voluto che io mantenessi il capo girato, dunque cosa accade che il tizio, rientra dal suo ‘cambio d’acqua’ e… prova a baciarmi.

Avete presente il film MATRIX? Ecco. Eleonora con NON POCA GRAZIA rifiuta il suo gesto e mi ritrovo seduta due tavoli più avanti con una coppia. Della serie ‘Nun me toccà’. Sono allergica, ciao.

 

 

Lui se ne rende conto, si sarà sentito ridicolo? Non lo so. Fatto sta che… Bah.

Scopro cose allucinanti, lui e i video- poco raccomandabili e morali- che ha girato per internet. Lui che mi parla del sesso come se io parlassi del mio cane Africa, masturbazione, piccoli favori lavorativi (che non chiedo mai!) e così via.

Direi che è l’ora di andar via …. eh?

Ok, paga lui con una battuta del tipo

“La prossima fai te eh?” Diciamo che la prossima non ci sarà eh?  

(Ah, ovviamente, io ho proposto di pagare ma… non ha voluto)

 

Andiamo avanti o meglio usciamo dal locale.

Mi chiede un abbraccio ma che problemi hai? Un abbraccio? Tu esci con la gente e chiedi abbracci in giro? Bah. Io diffiderei da questa gente. Ovviamente gli dò una pacca. AHAHHAHAHAH Sì, una pacca del tipo “Vai con Dio, amico mio che con me stasera non ci vai”. 

 

E niente, mi riporta a casa, con non poche battute, saluto graziosamente e..

Ci vediamo tra altri 12 mesi?

 

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Substantia di Simone Pinna

Ciò che amo della mia vita sono i libri, le persone e le emozioni e trovare questi tre elementi insieme è come fare BINGO!

Simone Pinna racchiude questo e tanto altro ancora all’interno del suo libro Substantia edito da Eremen Edizioni.

Simone PinnaL’autore, classe 1989, esordisce nel mondo editoriale con un romanzo unico, ricco, fitto, incalzante. Il genere? Fantascienza, Thriller e Fantasy insieme!

I personaggi principali sono tanti e tutti sono caratterizzati da tratti e comportamenti unici. Apparentemente alcune storie, alcune persone, alcune realtà sembreranno scollegate ma.. durante la lettura del libro pian-piano verranno alla luce fattori comunicanti straordinari.

1959- Ufo abbattuto

1979- Anton appare in fin di vita (aspetto che si rivelerà- poi- essere voluto da…)

2040- Un uomo, dopo anni e anni, scopre d’esser un burattino mosso da qualcuno al di sopra di lui e di tanti altri….

Poi c’è Giada, Agatha, Massimo, il Professor Ramiro A.- uno dei protagonisti delle vicende- , Marcus, Michael, i tralicci, Roma, la Toscana, Anton, una serie di omicidi, delitti, ricerche, prove, esperimenti e…. e poi c’è la SUBSTANTIA protagonista indiscussa del romanzo, sostanza che si rivelerà essere poi… calamitante per tutto/i.

Trama, personaggi, ambientazioni, illustrazioni meritano 5 stelle su 5.

 

Come nasce il tuo libro?

Substantia nasce in modo inusuale, del tutto fuori luogo, eppure perfettamente calzante con il mio modo di essere. Il mio romanzo nasce da un incubo. Solitamente si scrivono romanzi dopo sogni particolarmente fantasiosi, attimi di profonda ispirazione o provando forti emozioni, ma nel mio caso tutti questi elementi di sono riuniti dando origine a un incubo, che mi ha sconvolto al risveglio e perseguitato per l’intera giornata.

Scrivo da molti anni, lo faccio per passione e tengo per me componimenti di ogni sorta e montagne di appunti, ma quel giorno qualcosa è cambiato, perché l’incubo chiedeva a gran voce di indagare sul motivo per cui era stato sognato e ho voluto dargli ascolto. Quella stessa sera ricevetti la conferma che dovevo scavare più a fondo da alcuni amici, a cui decisi di raccontarlo, i quali mi spiegarono che quando ci si sveglia da un sogno la mente perde immediatamente una parte dei ricordi, lasciandoci solo immagini frammentate e stralci di emozioni, ma se si prova a scrivere ciò che si è sognato il nostro cervello compie un atto eccezionale: cerca di chiudere il cerchio che è rimasto aperto, ricordando ciò che si è sognato e dando spesso un senso agli indizi di Morfeo. Cosa è accaduto a me? A dirsi parrebbe semplice, perché la mattina successiva ho provato a mettere su carta i pochi ricordi che mi rimanevano, ed è accaduto l’irreparabile! Fiumi di parole, idee, emozioni, si sono incollate ai fogli che avevo davanti e hanno continuato a sgorgare dalla mia mente per tutto l’anno successivo, dando vita a un romanzo di 340pagine.

Questo non è l’unico elemento inusuale di Substantia, perché a metà dell’opera ho sentito la necessità di dare al lettore un’esperienza “completa”, le sole parole non mi bastavano, avevo bisogno di qualcosa che veicolasse le emozioni della trama in maniera decisiva, indelebile nella mente di chi legge. È stato così che ho contattato cinque illustratori professionisti ed ho aperto una campagna di crowdfunding per pagare le spese. In meno di 40 giorni ho raccolto oltre 2000€ con i quali ho pagato gli illustratori e inviato una doverosa copia di ringraziamento ai sostenitori del progetto.

 

A quale pubblico è rivolto?

Il mio thriller è rivolto a un pubblico adulto, soprattutto per via dei contenuti, a tratti forti, che contiene. Ma al giorno d’oggi nulla vieta che un diciottenne o una quindicenne provi a leggerlo e si immedesimi in uno dei due protagonisti, o veda nei suoi gesti un suo genitore. Substantia è un romanzo duttile perché i contenuti sono alla portata di tutti, lo si può leggere solo per godersi la storia, ma il lettore che ama scavare a fondo troverà pane per i suoi denti: ho disseminato 20 indizi che compongono il disegno di una velata sottotrama, sfidando i più abili lettori di thriller a trovarli tutti per cercare di “anticipare” il finale. Per ora nessuno ci è riuscito a quanto ne so.

 

Progetti futuri?

SubstantiaNe ho molti e devo mettere in riga le idee per non perdermi nei meandri della mia fantasia, per adesso sono alla fine della stesura del mio nuovo romanzo, un thriller noir ambientato negli anni 30. Continuerò a scrivere perché mi piace farlo, lasciare che la mia mente crei cose nuove senza doverla imbrigliare mi mette addosso un senso di serenità, scarica la tensione in eccesso ed è il mio palliativo contro lo stress quotidiano. Durante quest’anno sarò presente a molte fiere del libro, quindi se volete venirmi a trovare sarò ben lieto di chiacchierare con voi: Roma, Milano, Napoli, Lucca…sarò un po’ ovunque. Ma intanto il mio più grande ringraziamento va a Eleonora, che ha condotto questa intervista dandomi la possibilità di raccontare la mia passione, e a mia moglie, che sopporta pazientemente i vaneggiamenti di uno scrittore ogni giorno della sua vita.

 

 

 

Substantia di Simone Pinna, 330 pagine prezzo di copertina E-book 2,99 E, Cartaceo 16,90 euro

 

 

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Recensione di Matteo Pratticò

Recensione su Moby Dick di Herman Melville

 

Mi sono interessato all’opera di Melville in piena adolescenza, come molti altri prima di me.
Interessante fin dalle prime pagine. Fino a quel momento non avevo mai letto una storia scritta in prima persona, come se fosse l’autore stesso a vivere e a ricordare quella tragica esperienza. La voce narrante, Ismaele, ci narra con stupore, ammirazione, terrore e slancio la lotta fra l’uomo e la bestia: Moby Dick e Achab.

La caccia viene descritta minuziosamente, insieme all’arte, la forza e l’ingegno umano impegnati al massimo per vincere la sfida contro le balene, che non è solo “ucciderle” con gli arpioni, ma anche trascinarle, issarle sulla nave, ricavarne l’olio e altre materie preziose.

Achab e Moby Dick portano il tema dell’ossessione attraverso una caccia e uno scontro epico. Achab, capitano della baleniera Pequod, per lunghi giorni di navigazione non si fa vedere dall’equipaggio. Quando finalmente si palesa spiega che il suo scopo non è la caccia, ma è Moby Dick, la balena bianca che gli ha strappato la gamba durante l’ultimo viaggio. È singolare come con il tempo le due parti sembrano scambiarsi di ruolo: dapprima assistiamo alla caccia al mostro portata avanti da un uomo, ma poi diventa chiaro che l’uomo, spingendosi sempre più all’inseguimento, appare più mostro della balena, “colpevole” solo di aver ucciso e mutilato per sopravvivere. La legge della giungla è anche la legge del mare, ma per Achab non conta. Moby Dick è ai suoi occhi un mostro da uccidere per ragioni personali.

Siamo noi umani che cerchiamo la balena, non è lei che cerca noi, senza dubbio. Ma anche se campioni di un’arte crudele, non diversi dai soldati che uccidono sul campo di battaglia, si trova fascino in questi marinai, che sfidano le acque sconfinate degli oceani e la furia dei leviatani.

Achab ci insegna che siamo condannati a cercare il Male, a dargli un nome, a inseguirlo negli angusti oceani del nostro mondo. Ma il male peggiore, lo sappiamo oggi fin troppo bene, si annida dentro di noi. In fondo, ammettiamolo: ci piacerebbe essere Moby Dick, il Mostro di Frankenstein o l’Uomo Lupo. Spesso è più facile rispecchiarci nei mostri finti della letteratura che ammettere di assomigliare ai veri mostri che camminano sulla terra.

 

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Recensione di Francesco Leo

Recensione di Mordraud – Libro secondo

Eccomi alla seconda recensione di questa tetralogia che non smette mai di sorprendere!
Le aspettative non sono state deluse con questo secondo episodio della saga, in grado di coinvolgere il lettore sotto ogni punto di vista, specie nelle pagine conclusive del romanzo dove si raggiunge il climax.
Dopo gli eventi del primo volume, ci ritroviamo tre fratelli chiamati dal destino a cambiare vita e tutto sembra ricominciare da capo.
L’autore è stato molto abile nel lasciarci il ricordo delle vicende accadute in passato come se le avessimo vissute sulla nostra pelle ed è lo stesso stato emotivo che viene cucito sui personaggi, specie su Dunwich e Mordraud.
Lo sviluppo dei personaggi continua, c’è una crescita sostanziale nei protagonisti. Un occhio di riguardo per Gwern, forse, che si ritrova davanti a una realtà impensabile: persone che credeva amiche rivestiranno ruoli di bersaglio; inoltre abbiamo la prima esperienza amorosa per il giovane, che inciderà non poco sulla sua psicologia e in ciò che vuole trasmettere al lettore.
Il ritmo di narrazione oscilla tra momenti lenti e altri più incalzanti, sino a giungere al crescendo finale come è stato riportato poche righe più su.
Ottimo anche lo stile che contraddistingue l’opera e lo scrittore, in netto miglioramento e che determinano un costante impegno da parte di Fabio Scalini, che ha saputo utilizzare le proprie abilità in modo assennato e calibrato, senza strafare.
Apprezzata la narrazione laddove sembra riportare i tre fratelli a ricongiungersi per poi impedirlo a causa di motivi mai scontati. Questo è stato sicuramente un tassello del modus operandi dell’autore nel tenere incollato alle pagine il pubblico che non va sottovalutato e che ha contribuito ad arricchire l’esperienza di lettura.
È importante fare in modo che al termine della lettura il lettore abbia la voglia spasmodica di leggere il seguito e in questo caso Fabio ci riesce come per il primo episodio, alimentando ancor di più le aspettative e il dolore metaforico dell’attesa.
Una dosata miscela di azione, intrighi politici, tradimenti e riflessioni – quest’ultima fatica dell’artista – che conquista e rapisce il lettore.
Attesissimo il seguito.
Congratulazioni a Fabio Scalini, ampiamente meritate!

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