“Penso
che in fondo un acquazzone ci insegni molte cose. Come la pioggia ci sorprende
a metà strada, ugualmente fanno le vicissitudini della vita, ma se accettiamo
fin dall’inizio la possibilità di bagnarci, accetteremo anche il fatto che i problemi
esistono e possiamo affrontarli senza averne paura.”
Michela Goretti, classe 1975, condivide demoni del passato tra le pagine di La Stanza, edito da Abra Books.
Basato su fatti reali, la vicenda ruota attorno a una donna che tutt’a un tratto vede apparire una bambina nella sua vita.
La bambina, che con il tempo comprende essere se stessa da giovane, l’infanzia perduta, la spinge ad aprire gli occhi e a fare i conti con il passato, costellato da un susseguirsi di abusi fisici e psicologici che hanno segnato per sempre la sua vita.
Pur trattandosi di un’allucinazione, la protagonista imparerà grazie ad essa ad accogliere le ferite del passato, a ricordarle, a non negarle. Perché “la consapevolezza delle proprie ferite è un primo passo verso la guarigione”, come sostenuto dall’autrice tra queste pagine.
Sono tematiche forti,
nient’affatto facili da mettere per iscritto, ma l’autrice si dimostra
all’altezza del compito con il suo stile profondamente introspettivo, in grado
di rendere giustizia al tragico passato su cui si basa la vicenda. L’orrore di
una violenza che nessuna bambina dovrebbe mai vivere sulla sua pelle. La Stanza si rivela, in definitiva,
l’ennesima prova di coraggio personale, sia interiore che esteriore,
nell’eterna lotta contro la malvagità degli uomini. Un grido di speranza che
dimostra come possiamo sempre rimetterci in piedi dopo ogni caduta, non importa
quanto sia profondo il baratro. Basta volerlo. Basta accettarlo.
Come nasce questo libro?
L’opera letteraria nasce
dal desiderio di aiutare a comprendere i bisogni delle persone che subiscono
abusi psicologici e fisici. Troppo spesso certi temi vengono esauriti
nell’individuare il colpevole e nel raccontare i fatti accaduti, dopo di che la
vittima viene lasciata da sola con i suoi traumi che con il tempo si
fortificano rendendo la sua vita impossibile da vivere.
Il libro si focalizza su
questi traumi e su come la protagonista è riuscita a prenderne coscienza e di
conseguenza a superarli.
E’ un libro che si
rivolge a tutti: sia a chi è vittima o lo è stata in passato, a chi vive a
contatto con una persona che ha subito abusi, e a chi invece non è mai stato a
contatto con questo tema ma è ugualmente importante che sappia cosa comporta,
perché la società non è fatta di singoli individui ma di un’unica grande
compagine dove ciascuno ha bisogno del sostegno dell’altro.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Il messaggio è
sicuramente quello di trovare il coraggio di guardare in faccia i nostri traumi
e di affrontarli, di chiedere aiuto, di accettare un iniziale dolore per poi
guarire con il tempo.
I traumi psicologici hanno sicuramente un percorso di guarigione più lento e più tortuoso, molto spesso rimangono inespressi, ma possiamo superarli e questo libro ne è la prova.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Il mercato dell’editoria sta subendo una grande metamorfosi forse dovuta all’avvento dei social dove scrivere è diventato quasi un impulso senza rifletterci troppo su. Proprio per questo motivo la lettura nelle fasce più giovane si sta facendo sempre più frammentaria, preferendo storie brevi con ritmi di narrativa veloci e sicuramente l’immagine rispetto alla parola scritta. Nonostante questo l’approccio verso il libro cartaceo ha mantenuto inalterato il suo fascino che anzi negli ultimi tempi è stato oggetto di una profonda riscoperta.
Leggi il mio libro perché… attraverso una storia vera, fornisce gli strumenti per affrontare traumi che possono farci sentire persone “irrisolte”.
Capitolo per capitolo le
due protagoniste tra realtà e fantasia, tra tragicità e ritrovata serenità vi
condurranno verso una nuova
consapevolezza, più profonda e perfettamente armonizzata con la vostra
vita rendendola sicuramente più autentica.
Progetti futuri?
Sto scrivendo un nuovo
libro in cui la protagonista subisce una perdita di memoria, che
paradossalmente lei interpreta come un dono per poter ricostruire la sua vita
con nuove basi e capire quanto importante sia vivere il tempo presente come
unico vero tempo che le e ci appartiene, senza rimanere prigionieri di un
passato che spesso ci impedisce di vivere serenamente.
“Scommetto
che ‘sta storia, se solo ce ne fosse stata occasione, l’avrebbe raccontata in
loop chissà quante volte per noi bambini, con mio padre ben calcato nella sua
poltrona Frau, un brandy riserva tra le mani, lì a parlare per ore e ore
davanti al camino addobbato per Natale (ma i fatti, ahimè, non sarebbero andati
così).
Massimiliano Nuzzolo ritorna con una vicenda tutta nuova, dai toni drammatici, fiabeschi, surreali e a tratti grotteschi… ed è solo l’inizio. Questo e molto altro si cela tra le pagine di La Verità dei Topi, edito da Les Flaneurs: è la lunga e tormentata storia di Edgar Kospic, orfano di strada del Venezuela, strappato un giorno dalla sua quotidiana lotta per la sopravvivenza e accolto in casa di una donna facoltosa. Sarà l’inizio di una lunga serie di eventi, raccontati anni dopo dal figlio fatto prigioniero da misteriosi individui, che lo porteranno in giro per il mondo, vivendo diverse avventure a volte fuori dalla realtà. Una grande varietà di luoghi, vicende e ambientazioni rese scorrevoli ai nostri occhi grazie al fluido stile narrativo dell’autore, che non si spreca tra queste pagine a citare diverse opere letterarie e cinematografiche – che molti troveranno di certo familiari – tutto allo scopo di intrattenere frotte di lettori per qualche ora, in un crescendo di eventi sempre più incredibili che segnano il futuro del protagonista. La Verità dei Topi è senza dubbio un’opera promettente che vi conquisterà dalla prima all’ultima pagina.
Come nasce quest’opera letteraria?
Nasce da uno studio appassionato e meticoloso durato
anni su testi antichi, moderni e contemporanei, da ascolti, visioni. Dal
desiderio di togliersi di dosso il peso che la letteratura italiana porta con
sé, un peso che gli hanno calcato a forza addosso e che è del tutto inutile dal
momento che allontana i lettori. Potremmo definirlo esercizio (alla maniera dei
monaci), o esorcismo laico, in alternativa divertissement, e, da non
dimenticare, omaggio a grandi opere e grandi maestri, in primis Boris Vian.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Cerca il topo, lui ti darà la risposta.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Ho paura si corra il rischio di dire sempre le stesse cose. L’editoria mi pare un po’ confusa ed è evidente che stiamo vivendo tempi difficili. In un oceano vastissimo di libri ci sono cose interessanti spesso pubblicate da piccoli editori; i grandi editori rischiano poco o pochissimo e sembrano limitarsi allo stagno o alla piscina di casa. Il numero dei lettori abbastanza esiguo non giova. Aggiungici quelli che chiamo scherzosamente “amici degli amici” sempre più numerosi che fanno male alla letteratura, al libro e al mercato del libro. Certo è un mondo meraviglioso e complesso che può e deve trovare nuove risorse e nuove soluzioni altrimenti si sgonfierà come un palloncino.
Leggi il mio libro perché…
Leggi “La verità dei topi” perché troverai qualcosa
che non hai mai incontrato prima e la cosa sorprendente è che l’hai sempre
avuta dentro di te senza averne la minima idea. Fa troppo Confucio?
Allora leggilo semplicemente perché ti divertirai e
correrai il rischio che ti piaccia.
Progetti futuri?
Molti progetti, come al solito. Tempo, epidemie in
corso e costole permettendo (mi sono rotto due costole qualche giorno fa) in
questi giorni funesti mi sta venendo la bizzarra idea di riprendere con le
produzioni musicali. In Jost abbiamo due lavori dei Soluzione da pubblicare,
incrocio le dita, uno dei quali con il fu filosofo Manlio Sgalambro. Mi
piacerebbe poi scovare qualche artista italiano che suoni come i Cure e gli
Smiths… Lo so, è difficile, ma se capitasse ne sarei entusiasta. Poi una
messinscena teatrale tratta dalla “Verità dei topi” che si è bloccata causa emergenza
coronavirus e che forse riusciremo a trasportare in rete in modo diverso.
Sul fronte letterario, su
cui opero quotidianamente, sto lavorando a varie cose tra le quali un romanzo
molto interessante. E sto poi scrivendo il sequel della Verità dei topi: posso
solo anticipare che sarà la fine del mondo…
“Non
sempre chi combatte risulta essere vincitore: lo è colui che, con pazienza,
riesce ad aspettare. non mi resta che lottare… per questo amore, per l’unica
cosa che mi fa sentire davvero viva.”
L’opera d’esordio di Annamaria Bovio, L’altra metà di me, edito da Apollo, è un susseguirsi di toccanti pensieri che penetrano nel profondo di ogni cuore che lo leggerà.
In Germania esiste una credenza secondo la quale, quando si va ad abitare in un appartamento nuovo, ciò che si sogna durante la prima notte si avvera.
È quanto accade ad Aurora quando prende casa insieme alla moglie Giulia: sogna una splendida donna che cattura istantaneamente il suo cuore. Cinque anni dopo quella donna entrerà nella sua vita nelle sembianze di Emma, direttrice della sua nuova sede di lavoro. Aurora, che per tutto questo tempo non ha mai smesso di pensare alla donna dei suoi sogni, metterà a rischio tutte le solide basi della sua vita pur di donare il suo cuore ad Emma. Pur di ottenere “l’altra metà della mela” che la renderebbe completa.
L’autrice dimostra grande abilità nel mettere su carta il suo stile introspettivo, arricchendo in modo notevole – tra citazioni e vere parole dettate dal cuore – quella che solo in apparenza si mostra come una tipica storia d’amore proibito.
Oggigiorno è facile, per non dire scontato, realizzare come non finisca mai bene una storia del genere – il desiderio travolgente che fa perdere la testa per un’altra persona, la tempesta che infuria ogni giorno nel cuore di chi è colpevole – ma non possiamo capirlo a fondo finché siamo spettatori esterni alla vicenda. Bisogna entrare nella testa e nel cuore di chi affronta simili situazioni, e questo libro riesce nell’impresa grazie alla sua protagonista ben caratterizzata.
Come nasce questo libro?
La mia opera letteraria nasce da un sogno. O meglio dai sogni che ogni persona in questo mondo può fare. Non so se vi è capitato mai di sognare un posto, una persona, un’azione, e poi dopo molto tempo, all’improvviso ti trovi a camminare nel posto sognato, oppure incontri quella persona che tempo prima hai sognato. Io credo che tutti gli avvenimenti o le persone che sogniamo, non sono o non vengono li per caso, c’è ed esiste sempre un motivo preciso perché a un tratto entrano a far parte della nostra vita.
Questo libro nasce proprio così dai sogni che spesso possono diventare realtà, come la storia di Aurora, che tramite un sogno ha conosciuto la donna che gli ha rubato il cuore. La donna che tramite questo sogno gli ha lasciato nel cuore quell’amore tanto desiderato e atteso.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Desidero che ogni persona si innamori delle mie parole e di questa storia. Desidero che ogni persona credi fermamente nei sogni, che ci credi sempre.. perché ogni sogno può diventare realtà. Desidero con questo libro anche dare un’altra versione dell’amore. Far comprendere a tutti che anche due persone dello stesso sesso possono amare con la stessa intensità di tutti. Che nell’amore e quando si ama non ci sia distinzione né del colore della pelle, né della religione, e né tanto meno di chi desideriamo avere accanto. Perché l’amore è la forza di tutto. È quella potenza che parte dal cuore di tutti noi, l’unica che ci permette di superare qualsiasi ostacolo. L’unico sentimento che se dato con tutta l’anima, ti fa toccare il paradiso con un solo dito.
Leggi il mio libro perché…
Io consiglio il mio libro a tutte le persone che come me hanno vissuto l’esperienza di sentirsi etichettati, che hanno nascosto il loro vero io per paura. Lo consiglio anche a tutte quelle persone che credono nei sogni, a tutte quelle persone che hanno smesso di credere in se stessi e nei sogni… forse questo libro può dare un aiuto una forza in più per far si che la forza che hanno bloccato si sblocchi e finalmente riescano a reagire… Lo consiglio a chi crede nell’amore con la A maiuscola… Lo consiglio a chi ha la speranza a chi vive giorno dopo giorno nell’attesa che finalmente arrivi la persona che gli farà battere il cuore anche solo con uno sguardo. Lo consiglio a tutti quelli che credono in qualcosa, e che anche quando tutto può sembrare difficile, esiste sempre un raggio di sole, esiste sempre quella speranza che tutto vada per il meglio…
Progetti futuri?
In questo momento sto già scrivendo il secondo libro, la continua di l’altra metà di me. Sono già a buon punto con la stesura… per il resto desidero continuare a scrivere. Desidero mettere nero su bianco tutte le mie sensazioni e le mie esperienze di vita. Voglio che le mie parole non volino via con il vento, ma che entrino nei cuori di ogni persona che avrà modo di leggerle.
“Partirono
un attimo prima che cominciasse il massacro: spettacolo crudele d’una civiltà
ripiegatasi sotto il proprio peso. Daemon avrebbe voluto porre fine a quel
gioco che escludeva l’intelligenza e che, sbilanciato com’era, non poteva
consentire appagamenti. Nient’altro che un volgare mezzo per allettare i
mediocri.”
Un originale tuffo nel futuro, questo immaginato da Renato Lopresto tra le pagine di La Città Azzurra, Europa Edizioni, che va ad aggiungersi oggi all’infinità di mondi possibili nel nostro avvenire.
In una Roma distopica, che fatica a riconoscersi in questa nuova società immersa tra tecnologia e sfrenato edonismo, si muove l’enigmatico Daemon, killer professionista dal cuore gelido. Un cuore che viene improvvisamente riscaldato alla vigilia del suo ultimo incarico – uccidere uno scienziato di scomode vedute agli occhi dei potenti – dalle attenzioni di Amina, donna misteriosa e ambigua. Per amor suo, Daemon sarà convinto a cambiare bandiera e a risparmiare la vita del dottor Art, risvegliando in se stesso un’umanità che credeva perduta. Ma un killer, si sa, non può lavarsene le mani e basta quando rinuncia a un incarico, e ben presto il bersaglio sarà puntato anche su di lui.
L’autore dimostra grande
abilità nell’immaginare una realtà non poi così distante, dove l’individualismo
e l’umanità stessa vengono messe sempre più a rischio, quasi al bando, con il
dilagare della tecnologia e del progresso, che senza sosta procedono nello
sviluppo dell’intelligenza artificiale. Androidi che rivendicano umanità, umani
che la dimenticano in un vortice incontrollabile di oblio e passioni sfrenate;
tutto questo e molto altro viene narrato tra questi capitoli, brevi seppur
privi di una certa fluidità. Ciò non toglie brillantezza a un’opera che non
mancherà di appassionare tutti gli amanti del settore, mai sazi di immaginare
insieme agli autori nuovi e possibili futuri per questa umanità in crisi.
Come nasce quest’opera
letteraria?
L’ idea mi venne una notte inoltrata, dopo aver lasciato gli amici, camminando per il Centro di Roma: poco prima dell’alba, guardai in alto e vidi il cielo colorarsi d’un azzurro tenue che avvolse le case, i palazzi e le vie. Su queste immagini ho poi fatto alcune considerazioni.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
E’ un “invito” a
riflettere sui cambiamenti in atto, di cui si vedono già chiari i segni:
cambiamenti politici, economici, sociali, climatici, ambientali, del rapporto
uomo-donna. Credo che sia il frutto d’una globalizzazione a binario unico.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Oggi l’editoria è un’impresa
commerciale, che bada soprattutto al profitto che si realizza con le vendite.
Il valore letterario diventa secondario.
Leggi il mio libro perché…
Se il mio romanzo ha un valore non è
didascalico ma letterario, anzi poetico, che tu puoi cogliere.
Progetti futuri?
Ho più di un progetto in
testa, che spero di portare a termine: il mio romanzo ha un finale aperto…
Penso anche a un romanzo ispirato a un periodo storico del nostro Paese. C’è
inoltre un’età della vita che mi ha sempre affascinato…
“La vita, nella sua complessità, può essere semplificata nella rappresentazione astratta di una serie finita ma a noi ignota di attimi da custodire, intervallati da periodi variabili in cui, nel ricordo del precedente, attendiamo il successivo… nella speranza che arrivi!”
Questo e molto altro prova a insegnarci Massimo Zurlo tra le pagine di Il Tempo: una goccia di presente immersa nel passato. Opera auto-pubblicata che segue il cammino di Gianni, uomo di mezz’età che un giorno d’estate molla tutto e lascia la capitale per recarsi al nord, apparentemente in cerca di un’occasione per voltare pagina e ricominciare daccapo in un luogo diverso. Le ragioni del suo gesto, in realtà, sono ben diverse. Quante volte abbiamo sentito dire che il passato torna sempre a bussare alla nostra porta? Gianni ricopre in effetti questo ruolo: sarà il passato che andrà a bussare a una porta, quella di qualcun altro, qualcuno che anni prima aveva fatto breccia nel suo cuore. Una breccia mai riparata, che dopo tanti anni lo ha spinto a questo lungo viaggio. Un’intensa storia di amore, di scelte e riflessioni condita da un linguaggio semplice e dal panorama mozzafiato delle Dolomiti. Finale imprevedibile, di quelli che lasciano il segno.
Consigliato a chi ricerca sempre un nuovo punto di vista sull’idea del tempo che passa e le conseguenze che determinano le nostre viste.
“Sono
una persona come tante. Conduco una vita normale, lavoro, ho molti amici e
coltivo una vera e propria ossessione per i capelli. Tutte le volte che mi
capita di parlare con qualcuno, invece di guardarlo negli occhi, osservo la sua
chioma. Mi capita con uomini e donne, indistintamente. Questo a volte provoca
degli spiacevoli fraintendimenti.”
Uno dei tanti piccoli episodi che troverete tra le pagine di Amori elusivi, di Fabio Zuffanti, edito da Les Flaneurs.
Un susseguirsi di racconti brevi autoconclusivi con protagonisti uomini e donne di diversa identità; personaggi a volte con un nome, un volto e un background ben definiti, a volte assolutamente anonimi, ma tutti protagonisti di vicende quotidiane o leggermente surreali.
Il tema di fondo è l’amore, questo sentimento divenuto tanto fragile nella nostra epoca tormentata: qualcosa di estremamente delicato, poiché oggigiorno sembra bastare davvero poco per mandarlo in pezzi, perfino una parola detta di troppo… o per contro, un silenzio troppo lungo.
Ogni è episodio è ben
strutturato, scritto con uno stile scorrevole e leggero
che ne consente ugualmente un’immersione profonda; interessante inoltre l’idea
di omettere spesso l’identità dei protagonisti, lasciarli nell’anonimato per
dare un’idea di maggiore coinvolgimento nell’episodio, tanto può essere
riconducibile a qualcosa che può accadere ad ognuno di noi. E ci ritroviamo,
inevitabilmente, a trovare somiglianze tra le nostre vite e le loro, perché
qualcosa di simile lo abbiamo certamente vissuto.
Come nasce quest’opera
letteraria?
Ho osservato me stesso e una serie di amici e conoscenti, le nostre vite amorose con tutte le loro positività ma anche i paradossi, le scontentezze e le incomprensioni. Uno dopo l’altro mi sono venuti in mente questi racconti nei quali, per un motivo o l’altro, il sentimento amoroso non ha mai modo di sbocciare, qualcosa si frappone e ne impedisce la realizzazione. Sono storie surreali e grottesche dove però l’aggancio alla realtà è sempre vivo, sta a chi legge trovarlo.
Quale messaggio vuoi
trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Una parte di questi
racconti ha come protagonisti uomini, l’altra donne. Alla fine credo di avere
messo in luce tutta la forte crisi che l’uomo moderno sta vivendo nei confronti
della donna, tutto il suo non capire spesso il linguaggio dell’altro sesso.
Dalla parte femminile credo invece di avere evidenziato una certa forza a
volere superare le situazioni difficili, una volontà ferrea di farcela.
Cosa pensi dell’editoria
d’oggi?
La grossa editoria la trovo troppo imperniata nella ricerca del realismo a tutti i costi; storie vere, disgrazie, violenze, fatti storici, amicizie… tutte cose che a me annoiano se narrate col linguaggio del realismo, quasi da reportage giornalistico. Preferisco il sogno, la trasfigurazione e la surreltà. Amo Haruki Murakami che è un maestro in questo ambito. Per fortuna la piccola editoria è ancora coraggiosa, un coraggio che contribuisce a mandare avanti al meglio questo sogno chiamato letteratura.
Leggi il mio libro
perché…
Vuoi cercare di capire
meglio il reale tramite il surreale.
“Per
quanto ricordasse, in vita sua non c’era stata salita più dolce di quella che
avrebbe affrontato per giungere davanti alla porta di casa. Sarebbe stata una
solenne ascesa da trionfatore. Di chi ce l’ha fatta, di chi si è riscattato
dalla mediocrità, di chi ha superato il limite.”
Barcellona. Palmiro si
sveglia all’improvviso durante la notte, affetto da un male inspiegabile che
con il passare dei giorni peggiora fino a far sparire praticamente il suo
stomaco, lasciandogli un buco sulla pancia. Palmiro non sa cosa fare, quando
all’improvviso la soluzione si presenta casualmente davanti a lui: un certo
Tebaldo, che gli spiega che la causa del suo male è data dalla scomparsa di un
particolare elemento chimico dalla sua vita – in tal caso l’antimonio – e
perciò deve recuperarlo. Palmiro, credendo nonostante tutto a questa surreale
versione dei fatti, acquista dunque una sfera di antimonio dall’eccentrico
mercante Maxìm e torna a casa con la speranza di guarire… ma dopo un
apparente miglioramento, scoprirà che non è ancora finita. È solo l’inizio di
una catastrofe che sconvolgerà la sua vita.
Una catastrofe descritta per intero, minuziosamente e con un linguaggio raffinato, tra le pagine di Proprietà degenerative della materia e altre catastrofi, di Alessandro Genovese, pubblicato con Effetto Edizioni. Una storia surreale narrata attraverso gli occhi di tale Palmiro, che ci appare come un uomo mite, pragmatico e calcolatore, che sopporta con dignità la sua mediocre esistenza priva di amici e parenti, fatta di giorni tutti uguali tra casa e lavoro. La sua vicenda, per quanto surreale porta a galla in grandi quantità il senso di alienazione ed emarginazione che dilaga nella nostra società, tra la massa di persone, di ombre che camminano al nostro fianco lungo le strade senza degnarci di uno sguardo. Non siamo che spettri agli occhi del popolo con cui camminiamo, ma è solo una sensazione: siamo fatti di materia. È bene ricordarlo, per dare maggior senso alla nostra esistenza.
Come nasce quest’opera?
Il mio romanzo nasce da una riflessione suscitata dalla lettura di saggi e romanzi come “Essere e avere” di Eric Fromm, “Utopia” di Tommaso Moro, “Cecità” di Josè Saramago”, nei quali ho potuto ammirare la capacità di indagare e condannare l’avidità umana e apprezzare la maestria con cui più o meno velatamente hanno mostrato quanto questo mostro millenario riesca a deteriorare i rapporti interpersonali. Dal momento che ho sempre creduto nell’assioma che chi scrive debba offrire al lettore uno spunto per un dialogo a distanza e per indurre alla riflessione, ho affrontato il tema “avidità” concependo il protagonista della storia come un uomo qualsiasi caratterizzandolo con problemi, fobie e timori riscontrabili in persone che conosciamo o di cui soffriamo addirittura noi stessi, quindi un personaggio in cui ci si potesse riconoscere facilmente. Per questo l’ho presentato subito a livello psicologico piuttosto che fisico, proprio per farlo entrare nella testa del lettore. Volevo creare questa empatia anche perché ciò che capiterà a Palmiro, il protagonista appunto, in apparenza va al di là della logica di tutti i giorni e dunque per il lettore sarà più facile se non giustificare, almeno comprendere le sue scelte. Tentando un’azzardata similitudine dirò che Palmiro è una figura di mezzo tra Marcovaldo e Pinocchio. In effetti ho scritto una storia surreale e grottesca in cui non manca la vena ironica, secondo me elemento imprescindibile per l’autocritica e per una lettura più piacevole, come non mancano i colpi di scena e le situazioni tragicomiche ma sempre funzionali al messaggio e alla trama. Insomma il lettore non troverà ricami narrativi inutili e noiosi, non troverà acrobazie stilistiche, non troverà frasi tanto eleganti da poter essere annoverate tra gli aforismi più famosi e non troverà descrizioni così dettagliate da rasentare un’opera pittorica manierista. Qualcuno più autorevole di me in ambito letterario ha definito il mio romanzo “sui generis” perché è così originale nella trama e nello stile che non può trovare un’esatta collocazione. Comunque sotto certi aspetti e in funzione di alcuni elementi narrativi strizza l’occhio al “realismo magico”, per intenderci, lo stesso di Garcia Marquez, Calvino, Allende, Bulgakov e tanti altri.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Come già accennato, nel mio romanzo tratto l’avidità
umana ma con una connotazione fortemente negativa e, in qualche modo, assurda.
Negativa e assurda perché è sotto gli occhi di tutti quanto spesso anche le
anime più corazzate si lascino corrompere da una ricchezza effimera e vuota, e
giacché nessuno può scagliare la prima pietra, più o meno tutti noi, anche se
fatichiamo ad ammetterlo, in un dato momento della vita abbiamo abdigato in
favore del tornaconto personale, chi non ha taciuto per timore di ritorsioni o
di critiche o si è voltato dall’altra parte per non essere coinvolto, ha
tradito un amico o ha trascurato un sentimento o ha fatto valere la regola del
“morte tua vita mea”. Ma non voglio dare l’idea di voler moralizzare l’umanità
poichè non posseggo né la statura morale, né l’autorità e né le virtù
intrinseche di questa qualità per farlo. La mia intenzione è molto più banale,
attraverso la storia che ho scritto vorrei rivolgere alcune domande ai lettori
che si troveranno a sfogliare le pagine del mio romanzo. Seppur tra le righe,
sono domande semplici ma forse altrettanto non lo saranno le risposte che
ognuno tenterà di darsi. Ho concepito quest’opera in modo che il messaggio fosse
intuito già dalle prime pagine, ma d’altra parte volevo che rimesse latente per
concede al lettore il tempo per arrivarci gradualmente da solo e
metabolizzarlo.
Leggi il mio libro perché…
Se cerchi un libro per lo svago, per trascorrere
qualche ora sotto l’ombrellone, per ammazzare la noia di un viaggio in treno o
in metro, per conciliare il sonno o per fare un dispetto a un amico, non lo
comprare! Te lo sconsiglio assolutamente! Perché Il mio libro è cattivo,
addirittura spietato, è insolente, sarcastico, per niente romantico, assurdo e
nello stesso tempo logico, surreale ma incredibilmente vicino ai fatti di tutti
i giorni. Ti assicuro che sarà divertente leggerlo e sono pronto alla critica
se così non fosse, ma dubito perché i miei guru sono Erasmo, Parini e Saramago,
quindi riderai di gusto per le situazioni paradossali e di amarezza perché ti
ci riconoscerai ogni volta.
Progetti futuri?
Tantissimi… sono un
piccolo vulcano in continua eruzione. Quando arriva l’ispirazione scrivo
poesie, ultimamente ho vinto anche un concorso nazionale e ancora non ho capito
come, ma non disdegno filastrocche per bambini e brevi racconti. In cantiere ho
due storie che vorrei si trasformassero in romanzi. Una sul tema della guerra e
l’altra sul razzismo. Ma il mio sogno è veder rappresentata una mia opera a
teatro. Che debba cimentarmi anche nella sceneggiatura?
“Volevo
ripristinare i legami interrotti, rimetterli sui binari giusti dopo i
deragliamenti che avevano subìto. Ero tornato per chiudere tutti quei cerchi
che erano rimasti aperti e che nel frattempo si erano sovrapposti o
concatenati, creando un groviglio difficile da sciogliere.”
Alessio Rega ci presenta un pezzo di vita, fittizia ma intensa, del giovane Gabriele – per gli amici Gabri – partendo dal suo ultimo anno di liceo. In questo Giro di Vita, edito da Les Flaneurs, osserviamo Gabri alle prese con le odierne sfide del nostro paese, comuni a ogni ragazzo, sospeso tra maturità, studio, primi amori, amicizia, lavoro. Una ricetta il cui sapore è reso amaro dalla separazione dei suoi genitori avvenuta nel frattempo, evento che determinerà non poco il suo sviluppo caratteriale. Attraverso i capitoli osserveremo la varietà di scelte che Gabri si troverà a compiere: decisioni che spesso lo condurranno su una strada da percorrere tutto da solo, mentre una dura realtà, quella del “mondo adulto” si dipana davanti ai suoi occhi offuscando sogni e speranze da adolescente.
L’autore dimostra una notevole capacità espressiva in queste pagine, cimentandosi nella costruzione di un realistico frammento di vita comune ma niente affatto banale.
Questo grazie al suo talento nel descrivere situazioni e stati d’animo espressi dal protagonista, tanto che a volte sembra possibile viverli in prima persona. Siamo stati tutti adolescenti, in fondo, messi alla prova su quel confine tra giovinezza e maturità che oggigiorno si rivela sempre più fragile a causa delle avversità. Molti lettori troveranno se stessi nelle scelte di Gabri, senza alcun dubbio. Giro di Vita si rivela in definitiva una piacevole e inedita sorpresa che merita di essere letta.
Come nasce quest’opera letteraria?
Nasce da lontano, sui
banchi del liceo, quando ho scoperto la lettura e tutti quei libri che mi porto
dietro da sempre come Due di due di Andrea De Carlo o Jack Frusciante è uscito
dal gruppo di Enrico Brizzi.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Di non lasciare mai niente in sospeso, di chiudere sempre tutte quelle situazioni che ci fanno soffrire e di guardare avanti sempre perché tanto il passato non si può cambiare.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
È una giungla e, nella
mia doppia veste di editore e autore, ho ormai ben compreso molti dei sui
meccanismi. Purtroppo, fatta eccezione per quel nucleo di lettori forti, si
legge ancora poco e male. Tuttavia ci sono anche libri che, per la forza del
loro messaggio, riescono comunque a farsi strada.
Leggi il mio libro perché…
Se hai l’età dei protagonisti ti sembra di essere dentro la storia, di farne parte anche tu. Se sei più grande, è un modo per fare un tuffo nei ricordi, tornare indietro a un periodo della vita bello ma al tempo stesso anche doloroso e riguardare con tenerezza al tuo io ragazzo.
Progetti futuri?
Ho terminato da un po’ il
mio secondo romanzo dal titolo “Anna e Svevo”. È una storia d’amore sui generis
tra un pittore di 70 anni e un’arpista di 20. È un inno all’amore in tutte le
sue sfaccettature. Al momento è in mano a un importante agente letterario.
“Molte
cose si comprendono solo quando si capisce che non c’è nulla di permanente. La
sfortuna è che lo si capisce solo quando il tempo che rimane è troppo
poco.”
Alice Stocco Donadello torna sulle scene con Oltre il Margine, sua opera più recente edita da Les Flàneurs. Un susseguirsi di vicende, di vite, attraverso gli occhi di ogni personaggio protagonista dei capitoli che si muovono in un contesto drammatico: l’Istria dagli anni del secondo Dopoguerra fino ai giorni nostri. Due mondi a contatto, quello italiano e quello slavo, uniti insieme da due famiglie per amore, con la figura prominente dell’esule Janua, affrontando le difficili conseguenze.
Oltre
il Margine parla di valori tra famiglia, duro lavoro
e il vivere di una volta; parla di amore ma anche di odio, un “razzismo al
contrario” oserei dire, per il modo in cui gli italiani furono additati in
Istria in quell’epoca. Intere famiglie italiane senza colpa ma che pagavano per
i peccati di un Paese; agli occhi dei Paesi esteri, essere italiano significava
essere fascista… come dimostrato duramente dai protagonisti italiani di
queste pagine.
Un’opera che dimostra,
attraverso lo svolgersi degli eventi, il difficile rapporto tra due popoli
vicini in un’epoca non poi così lontana. Le differenze, la cultura, la forza di
ogni decisione; la speranza di un futuro in pace, superando quel margine tra
due popoli fatto di differenze grandi e piccole, che talvolta non dovrebbe
nemmeno esistere.
Come nasce quest’opera letteraria?
L’idea è sorta dai
racconti che hanno popolato la mia prima infanzia, in quei pomeriggi in cui la
nonna invitava le sue amiche, tra le quali c’era un’esule istriana, a bere il
caffè e a chiacchierare: io ascoltavo a bocca aperta i loro racconti e buona
parte delle loro descrizioni mi hanno concesso di conoscere un aspetto del
passato che non avrei mai potuto vedere coi miei occhi. Prosegue con le
esperienze che io stessa ho vissuto finora, come figlia, donna e infine come
madre. Finisce con i desideri di quella nonna, con quelli della mia mamma, con
quelli che le mie amiche mi hanno confidato e con una parte dei miei stessi
desideri.
Ho iniziato a scrivere
Oltre il margine per dare un senso ad alcune esperienze, per capire alcuni
sentimenti. Quando sono giunta alla frase finale, ho compreso che non avevo
ancora capito nulla, e che la vita ci fa cambiare forma e margine
continuamente.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Spero che questo libro
possa ricordarvi di dire tutto e di parlare chiaro, con chiunque, sempre, anche
se al principio dovesse far male. Il dolore è funzionale ad un nuovo punto di
vista, che la maggior parte delle volte è più chiaro, amorevole e limpido di
quello da cui si partiva.
E se qualcuno vi dice che siete troppo schietti, giustificatevi spiegando che ve l’ha insegnato Janua!
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Credo che la situazione dell’editoria nel nostro Paese dipenda dagli scrittori italiani, e viceversa. Come esistono scrittori con un vero potenziale, allo stesso modo ci sono molti esempi virtuosi di case editrici non a pagamento che curano selezione, impaginazione, grafica e distribuzione – la piccola grande Les Flaneurs ne è un esempio. Tuttavia, purtroppo ci sono anche molti pessimi imprenditori, e non si può negare che questi siano alimentati dai risparmi di scrittori che non sempre sono meritevoli di una pubblicazione, i quali ritengono il pagamento per la pubblicazione una scorciatoia per non impegnarsi a guardare con occhio critico il proprio prodotto letterario e a lavorare per migliorarsi.
Sulla situazione estera
non mi posso esprimere: non la conosco, se non attraverso letture in lingua
originale.
Leggi il mio libro perché…
Perché racconta tante
storie intrecciate in una Storia sola, ricordando che siamo tutti esseri umani
oltre ogni schieramento o credenza.
Progetti futuri?
Imparare a tenere in
equilibrio le cose senza ansia!
A parte gli scherzi, dal
punto di vista professionale la priorità è la ricerca in Ecologia che sto
svolgendo mettendoci l’amore e l’impegno di cui mi sento capace. Nel frattempo,
ci sono altri due manoscritti pronti su cui lavorare per portarli ufficialmente
alla luce: si tratta di un thriller scientifico ambientato tra le Dolomiti e di
un altro romanzo che si confronta coi temi del “non-detto”.
Se penso al futuro,
approfitto della domanda per chiedervi un favore: mandatemi pensieri positivi,
ché la strada è impegnativa ?
“Quando
una donna ha più o meno stabilmente a disposizione un uomo entro le quattro
mura domestiche, sia esso compagno, amico o parente, la cosa più sciocca che
ella possa fare è non sfruttarne le qualità di inserviente e garzone che sono
insite in tutti i maschi, con pochissime eccezioni.”
Sara Ceracchi dimostra tutte le sue potenzialità narrative con la sua opera d’esordio: Felici e contenti, una serie di saggi-guida edita da Ensemble che illustra la grande varietà di possibili relazioni tra uomini e donne.
L’autrice si diverte tra queste pagine a classificare i vari aspetti della vita di coppia: dalle macro categorie a cui possono appartenere uomini e donne alle meccaniche del primo appuntamento, della convivenza fino al matrimonio. Il tutto è condito da un’intensa dose di ironia e satira nei confronti la società odierna: un contesto ricolmo di globalizzazione, doveri e bollette da pagare che ha influenzato non poco il carattere di ciascuno di noi, spesso a spese del romanticismo. Per quanto io non condivida pienamente la tendenza comune dell’umanità a “classificare” tutto ciò che ci circonda (perfino le persone stesse, come si evince in questo libro), è innegabile la dura realtà sulle odierne relazioni affettive che permea queste pagine, anche se presa in modo umoristico. Starà al lettore, certo, scegliere se rispecchiarsi o no in questi insegnamenti, ma indubbiamente imparerà molto tra una risata e l’altra.
Come nasce quest’opera letteraria?
Circa cinque anni fa ho
aperto un blog letterario su wordpress, che si chiama SaraCeracchi Bus Writer,
nel quale riversare i frutti della mia irreprimibile grafomania. Da un certo
momento in poi ho iniziato a pubblicare testi in linea con le mie inclinazioni
umoristiche e con la mia mania di osservare le persone: man mano che producevo
quelli riguardanti le relazioni di coppia, vedevo che formavano una sorta di
linea consequenziale diventando coerenti l’uno con l’altro, e che quindi
opportunamente cuciti tra loro avrebbero potuto diventare un volume – il mio
primo vero libro! -.
Quale messaggio vuoi trasmettere a tutti coloro che si ritroveranno tra le mani questo libro?
Non ho mai pensato di
voler trasmettere un messaggio, ossia, il mio primo intento è divertire.
Tuttavia, descrivere i rapporti di coppia come accade in “Felici e Contenti”
mette in evidenza come molte, se non tutte, le consuetudini delle relazioni di
coppia siano imposte da tutta un serie di obblighi sociali: si tratta di regole
ataviche non scritte eppure potentissime, che però nulla hanno a che vedere con
la spontaneità dei sentimenti o del sesso.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
L’editoria oggi ha assunto delle forme sconosciute prima dell’avvento di Internet. Una volta era quotidiani, riviste, libri (parlando squisitamente di editoria scritta): oggi è libri, blog, pagine social, combinazioni di scrittura e video, ma soprattutto chiunque può essere un editore e costruirsi una credibilità in questo senso. Personalmente, mi auguro che nel mare delle centuplicate possibilità di farsi leggere grazie alla rete, sussistano sempre quegli strumenti culturali e critici in grado di distinguere la buona letteratura, la creatività, l’innovazione artistica. Per concludere, vorrei dire anche che malgrado ebook e spazi internet, il libro stampato rappresenti ancora il vero traguardo per chi scrive, credo sia un oggetto che rappresenti il valore, seppur minimo dell’opera, e che anche fisicamente sia in grado di sfidare il tempo e la dimenticanza che travolge le opere online.
Leggi il mio libro perché…
Perché contiene le mie
illustrazioni, perché è il mio primo libro, perché chi lo ha già letto dichiara
di essersi molto divertito; e anche per divertirsi a cercare sé stessi con
autoironia tra le categorie maschili o femminili, senza il timore di
riconoscersi in una Miracolata o in un Lobotomizzato.
Progetti futuri?
Sto scrivendo un racconto
il cui protagonista mi sta trascinando dove non pensavo; poi c’è un’altra serie
di racconti che bolle in pentola oltre a questo, insieme a un altro paio di
idee. Conoscendomi so che da questa nebulosa uscirà all’improvviso qualcosa di
completamente indipendente da tutte queste idee e che non mi aspettavo, quindi,
non posso neanche essere sicura che si tratterà di racconti: magari riuscirò a scrivere
un romanzo, che è qualcosa per cui finora non mi sono dimostrata tagliata.
“La cruda realtà ha superato di gran lunga l’immaginazione.”
Le visioni di un poeta che ha saputo raccontare in versi la sua grande varietà di emozioni. Antonio Tanelli fa brillare la sua creatività tra le pagine di L’uomo, l’Animale e il Mostro, antologia poetica edita da Europa Edizioni. In essa l’autore lascia parlare il proprio Io con il concetto dell’umanità diviso in tre componenti distinte: l’Uomo, l’Animale e il Mostro, appunto. Elementi che ci definiscono e ci caratterizzano, aspetti che da sempre fanno parte di noi e per sempre costituiranno la nostra essenza. Una delicata bilancia tra senso civile ed istinti primordiali che da secoli segna i nostri percorsi in un’infinità di scelte.
La lettura è semplice, ma in questi versi si respira ugualmente una grande potenza di spirito, attraverso una scelta di parole a volte azzardata e provocatoria. Trascina inesorabilmente il lettore dentro i vari stati d’animo nell’incessante analisi del proprio essere, in questo brillante “trittico” che ci contraddistingue. Sapiente è l’utilizzo di figure retoriche e il riferimento a personaggi ben noti all’immaginario collettivo. L’uomo, l’Animale e il Mostro trasmetterà di certo un ricordo indelebile in ogni appassionato che vorrà aggiungerlo alla sua collezione.
Come nasce il tuo libro?
Nasce dalla volontà di coniugare due aspetti che potrei definire complementari. Proporre un testo attuale nel panorama letterario e l’esigenza di un viaggio sull’altra faccia della Luna: il lato oscuro dell’animo umano. Ciò che è nascosto spaventa ma attrae e stuzzica la morbosa curiosità con dettagli scabrosi. L’opera è un “diario di bordo” in salsa poetica.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Possono essere tutti o nessuno, nel senso che è a discrezione del lettore. Ovvio che all’interno ve ne siano di impliciti e molteplici, comunque sia, nell’insieme, più una constatazione che un messaggio o una morale specifici. Suggerirei anzitutto di andare a briglia sciolta e godersi la lettura.
Cosa pensi dell’editoria d’oggi?
Quella tradizionale la vedo arrancare,
poche novità di rilievo e la digitalizzazione sta ormai avendo il sopravvento.
Basti pensare alle piattaforme di self publishing che, permettono a chiunque di
pubblicare a costi irrisori.
Leggi il mio libro perché..
Consiglio di leggerlo, per evadere dalla
routine ed essere catapultati nelle due realtà: fantastica e reale che si
fondono in un mondo contingente. Tra le sue pagine vi sono tanti personaggi
caratterizzanti la misteriosa inclinazione dell’uomo a trasformarsi in animale
o mostro. Perché non fruirne?
Progetti futuri?
Sono alla mia seconda silloge e sarò
impegnato presenziando ai numerosi appuntamenti atti alla promozione del libro.
L’intento è quello di proseguire nel trend di scrittura poetica ma essendo
persona eclettica, non vorrei pormi limiti e fare grandi anticipazioni,
consigliando a tutti di seguirmi. Grazie dell’attenzione.