il blog di eleonora marsella,salento

Il ritorno alla scoperta

Il ritorno nel Salento dopo tanti mesi di metropoli romana è sempre emozionante e rilassante.

 

Lo è ancor di più nel periodo natalizio perché sai che anche i tuoi cugini che vivono a Milano torneranno giù e tu sarai felice, come una bambina, perché rivivrai quegli attimi di spensieratezza andata che il tempo non può restituirti.

 

“Ele lo sai che lo zio ha piantato delle melanzane spinose?”- Mi chiede mia zia Rosaria, qualche ora dopo il mio ritorno a casa.

“Melanzane spinose? E che è ‘sta novità? Certo che se ne inventa una più del diavolo!”

“Sì, sì, ti dico che sono spinose! Guarda in giardino!”- Mi indica lei con la mano lì fuori.

 

Ed io in giardino ci vado e scopro, ancora una volta, che mio zio sperimenta e pianta continuamente cose surreali!

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Non solo scopro che nel mondo esistono melanzane spinose, scopro essere anche arrampicanti e…. resistenti a qualsiasi temperatura!

Il Salento ricoperto di neve nelle ultime ore

Il Salento ricoperto di neve nelle ultime ore

Wikipedia (credibilità.. quanto basta) cita:

Il chayote (Sechium edule) è una specie della famiglie delle Cucurbitacee, originaria del Sud America e coltivata nei paesi dell’area costiera del continente e nelle isole. Il maggior esportatore di Chayote è la Costa Rica. È conosciuto anche in Italia, dove è chiamato zucca centenaria, zucchina spinosa, patata spinosa, melanzana spinosa, melanzana americana, lingua di lupo;patanzane; in realtà è corretto chiamarlo con il suo nome italianizzato dal nome scientifico Sechium edule (quindi sechio) oppure col nome spagnolo chayote, di origine azteco (chayutli).

 

Io, semplicemente, le chiamo ‘melanzane spinose’ ed è di questo che si tratta in fondo.

 

“Zio quanto sono strane  queste melanzane, dove le hai trovate?”

“Su internetttee”- Mi risponde ed io rido come se non ci fosse un domani.

Ancora una volta penso che il web è un fantastico mondo fatto di cose, tante cose, tante novità e tanti esperimenti.

“Ma si mangiano?”- Chiedo curiosa.

“Tua zia le ha fatte fritte un giorno.. Erano buone!”

La zia ci guarda, mi guarda come a dire “ma quali buone, non si potevano mangiare!” e io sorrido, ancora una volta, pensando alla bellezza del tornare a casa, scoprire che tutto è come sempre ma con qualche piccola novità in più dettata dal mondo che cambia e evolve.

 

Il miracolo del Natale è questo: la tua casa, i tuoi affetti e le novità dei tempi.

 

P.S.

Grazie al web ho anche scoperto che per tutte le vacanze natalizie si è parlato di melanzane spinose ma…. non erano altro che zucchine ‘spinose’ 🙂 

 

 

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A tu per tu con il Laboratorio LINFA

Si parla spesso di sprechi, rifiuti, differenziata, intossicazioni dovute alle plastiche di vario genere e così via, però si parla sempre molto poco del riciclo; perciò oggi ho deciso di presentarvi una realtà italiana molto interessante: il Laboratorio LINFA.

Laboratorio Linfa è un gruppo informale di liberi professionisti con differenti specializzazioni che si impegnano per la proposizione e la progettazione di sistemi per lo sviluppo sostenibile.

Le iniziative promosse abbracciano la tematica ambientale a 360 gradi, entrando nel merito di settori che vanno dal design all’educazione, dalla comunicazione alla tutela e alla conservazione della natura.

Come nasce il progetto? 

“Il laboratorio- dichiara Andrea Vitti– è nato nel 2008 sulla terrazza di una casetta del Salento grazie al lavoro dei ragazzi Luigi Cuppone, Raul Sciurpa, Gianmarco Vitti e Andrea Vitti: sedie, tavoli, librerie, guardaroba e altri accessori per la casa realizzate esclusivamente con legno riciclato tramite le abilità dell’artigianato, un lavoro di falegnameria che oggi purtroppo viene svolto raramente. Noi ragazzi non tagliamo un singolo albero poiché recuperiamo il legno ed il materiale necessario dalle aziende che si occupano dei rifiuti, dal Comune, direttamente dalla strada, o persino dal mare.

Diventiamo così “sostenitori urbani”.

L’impegno del Laboratorio è diviso per aree tematiche:

Eco-design- 

“Progettiamo e realizziamo artigianalmente arredamento e allestimenti per spazi pubblici e privati, sia per interni che per esterni utilizzando esclusivamente legno recuperato proveniente da vecchi pallet, serramenti e mobilio destinati alla discarica. Per le finiture e il colore utilizziamo prodotti biologici di origine vegetale che garantiscono alle superfici realizzate protezione e resistenza all’acqua. L’obiettivo è quello di valorizzare un materiale di scarto attraverso il lavoro artigianale, ponendo particolare attenzione all’intero processo di realizzazione per far si che si inneschi un ciclo compatibile con l’ambiente”.

Design per la cooperazione- 

“Alla produzione di complementi d’arredo di eco-design si affianca un costante impegno per la proposizione di progetti primari per la cooperazione internazionale: è possibile trovare alcune informazioni sul progetto contro la desertificazione in Sahel, in Mali; un progetto di “quartiere funzionale/turistico” da realizzare in Chad, che nella centralità dell’acqua trova la chiave per sviluppare servizi a basso impatto; è stata realizzata anche un’ipotesi di progetto a Falià (Senegal) sulla creazione di mini turbine per la produzione di energia elettrica dalla corrente del fiume in entrata/uscita dalla foce.

Insieme all’università ISIA di Roma lo scorso anno abbiamo messo a punto un percorso di Alta Formazione riguardante questi argomenti”.

Didattica e formazione- 

“Tra le attività di maggior successo del Laboratorio, spicca la realizzazione di workshop di eco-design. Ogni anno dal 2008 promuoviamo laboratori in aree verdi aperti a giovani creativi che scelgono di mettersi in gioco sul tema dell’up cycling e della progettazione partecipata. Nella pagina dedicata all’edizione 2013 svoltasi a Lecce si può respirare l’atmosfera informale e di condivisione dei workshop di progettazione partecipata.

Inoltre portiamo avanti laboratori didattici nelle scuole medie inferiori e superiori per la diffusione delle best practics per lo sviluppo sostenibile, attualmente infatti siamo impegnati a Valmontone presso un istituto per il turismo”- conclude Andrea.

Grafica e comunicazione:

“Realizziamo progetti grafici per comunicare al meglio i valori della cultura ecologica e della sostenibilità ambientale tramite la

creazione di brochure e materiale informativo, logo e immagine coordinata, packaging, illustrazione, video e contenuti digitali”.

Il 4 giugno 2014 il Laboratorio Linfa è stato premiato a Bruxelles, presso il Centro Congressi The Egg, durante la Green Week, la più grande conferenza annuale sulle politiche ambientali europee, che quest’anno ha affrontato il tema dei rifiuti, dell’economia circolare e dell’efficienza delle risorse. Un’iniziativa, quella del premio “Diventa un Awakener”, promossa della Commissione europea con l’obiettivo di suscitare una riflessione sui temi della scarsità delle risorse, del valore dei rifiuti e del potenziale della creatività per risolvere i problemi ambientali.

Mentre dal 17 al 23 luglio 2014 è stato realizzato un fantastico workshop dove chiunque poteva mettersi in gioco realizzando qualsiasi cosa dai materiali di scarto, in allegato troverete qui il link dov’è possibile vedere il video rappresentativo di quei giorni..

http://www.laboratoriolinfa.com/index.php?option=com_content&view=article&id=229:premio-upcycling-europe-2014&catid=31:large-board&Itemid=46

Mentre per chiunque volesse rimanere aggiornato, qui è disponibile la fanpage dell’associazione :https://www.facebook.com/pages/Laboratorio-Linfa/1423105347935289 e per tutte le altre foto https://www.flickr.com/photos/laboratoriolinfa

Ringrazio Personalmente Andrea Vitti, è molto importante mettere in risalto queste realtà che purtroppo risultano essere veramente isolate, rispetto l’infinità di rifiuti che produciamo e non ricicliamo.

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La spazzatura che ammazza il Salento (e la mia città)

Navigando nel sito web di MTA-Maglie Territorio Ambiente, ho notato un’ordinanza di molteplice importanza: DIVIETO DI ABBANDONO RIFIUTI (di diverse origini) SUL SUOLO PUBBLICO MAGLIESE ….[..].
Per caso esiste ancora qualcuno che non conosce le regole di buona educazione, morale e civica? Ebbene sì!
Se anche voi faceste un giro più approfondito nel comune di Maglie, piazzole di sosta, aiuole di piccole e medie dimensioni e luoghi dove la natura, purtroppo, non cresce più come una volta , notereste con meraviglia la quantità di elettrodomestici lasciati lì, incustoditi, abbandonati a se stessi.
Lavatrici, lavastoviglie, appendi abiti, frullatori, divani, materassi, buste con rifiuti dentro e ancora tanto altro, fanno da cornice ad una cittadina che conta 14.981 cittadini residenti in una superficie di 22,36 kmq.
I miei amici, che per altro fanno parte della tifoseria Magliese, spesso citano la frase: MAGLIE CITTA’ REGNO DI CIVILTà….ok, ma dov’è? Se per caso qualche cittadino avesse dimenticato le regole di buona educazione, qualcun’altro dovrebbe riempire la loro amnesia parziale e ricordare a quest’ultimi che esistono giorni in cui si mette fuori la plastica, giorni in cui si emette la carta e ancora più il là il vetro. Forse ci sono ancora persone che non sono a conoscenza del fatto che i rifiuti così detti “speciali” vengono eliminati allo stesso modo, ovvero particolarmente: bisogna comporre un numero, mettersi d’accordo con un operatore che manderà il camion nella propria abitazione, al fine di prelevare il rifiuto in questione e consegnarlo in apposite strutture.
A tal proposito vorrei aggiungere un mio ultimo pensiero: se ognuno di noi, facesse il suo “dovere quotidiano”, selezionando per bene i propri rifiuti, sono sicura che possiamo sentirci fieri al mattino del nostro comportamento e di quello della cittadina in cui ci troviamo.

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Salsa di Pomodoro? Step(S) e consigli!

La raccolta del pomodoro è un’azione tipicamente Salentina e, al di là delle varie ‘razze’ di pomodoro, che siano San Marzano o non, gli step(s) sono sempre gli stessi ma non tutti ne sono al corrente quindi, ecco un breve percorso per chi avrà voglia, questo o il prossimo anno di salsa di pomodoro FRESCO.

1.  Una volta arata la terra, seminato e innaffiato, la pianta del pomodoro si forma progressivamente e con essa anche i suoi frutti maturano, notabile tranquillamente dalla forte colorazione di rosso.

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2.  La seconda fase prevede l’uso di vasche, sia esse di piccole,medie o grandi dimensioni, con molta acqua all’interno che servirà al risciacquo dei pomodori; in questo momento è fondamentale togliere con un coltello il marcio o le bruciature che presenta il frutto, ciò che non vi serve lo buttate, mentre il resto sciacquate e risciacquate.

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3.  Una volta puliti, i pomodori devono essere versati in un pentolone con fuoco ardente sotto, anche qui, scegliete voi le dimensioni del mezzo e del mestolo, che vi servirà per girare e cuocere a puntino il pomodoro.

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4. Recuperati i pomodori, versateli in grandi contenitori e con un cestello, mestolo o ciò che per voi, verrà ritenuto comodo, versare, passo per passo, i frutti nella macchina che macinerà gli stessi. Esistono varie tipologie di strumenti per eseguire questa fase, ognuno, in base alle proprie esigenze familiari ed economiche, scelga la macchina che ritiene più consona. Entreranno pomodori cotti e ne uscirà il succo.

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5.  Ora, preso il sugo dal secchio, con un misurino, anche qui di varie dimensioni, versatelo in bottiglie di vetro da mezzo litro o un litro. (in base al numero di familiari, vi renderete conto da voi quanto ne consumate). Dopo l’imbottigliamento, mettete le varie bottiglie a bollire nel pentolone, facendo attenzione a non far scoppiare il vetro, a causa della pressione.

Tutto chiaro? In questo modo avrete del sugo fresco, fatto da voi, tutte le volte che lo vorrete!

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Il Fico

Frutto tipicamente estivo e gustoso è il Fico, protagonista delle campagne Salentine e non solo: le testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Mesopotamia, Palestina ed Egitto, da cui si diffuse in seguito in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. La specie ha due forme botaniche che possono essere definite come piante maschie e piante femmine, dato che la prima (pianta maschio, o caprifico) costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non commestibili, mentre la seconda o fico vero (pianta femmina che produce frutti commestibili) produce i semi contenuti nei frutti.

La distinzione botanica è molto più complessa, dato che in realtà il caprifico ha nel frutto parti complete sia per la parte femminile (ovari adatti a ricevere il polline) che per la parte maschile (che produce polline); la parte femminile è però modificata da una microscopica vespa  che vive negli ovari (modificati in galle) e quindi per questo la parte femminile è, sessualmente, come se non esistesse: la pianta, a mezzo appunto della vespa, svolge quindi esclusivamente (o quasi) una funzione maschile (producendo polline e facendolo trasportare dalla vespa che alleva). Solo le femmine della vespa sciamano fuori dal frutto. Il frutto del caprifico non è commestibile (non è succulento e neppure dolce).

Il binomio insetto-fico (intendendosi precisamente ) è una simbiosi mutualmente obbligata, cioè è specie-specifica: da un lato l’insetto sopravvive solo ed esclusivamente nei frutti del caprifico, e dall’altro la pianta di fico non ha alcuna possibilità di far semi senza l’insetto.

Nel fico a frutti commestibili, abbiamo tre tipi di siconi, che danno, annualmente, distinte fruttificazioni: fioroni, o fichi fioroni che si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate; fichi, o forniti, o pedagnuoli che si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno e infine cimaruoli prodotti da gemme di sommità prodotte nell’estate e maturano nel tardo autunno (la produzione di cimaruoli è limitata a regioni dove l’estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo, spesso è incompleta o insoddisfacente).

Il Ficus carica gradisce climi caldi non umidi, si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato, non tollera a lungo temperature inferiori ai -10, -12 °C, nelle regioni mediterranee non è raro incontrare piante di fico sorte su vecchi muri o nelle pareti dei pozzi. Per quanto concerne la potatura, o anche il superamento della stagione invernale, la rimozione delle parti sommitali dei rami, (o il loro danneggiamento da parte del gelo), mentre può non influenzare la sopravvivenza della pianta, elimina o danneggia le gemme mature che produrrebbero i fioroni la successiva estate, e quindi ne compromette la fruttificazione. La conservazione in vita della parte basale permette l’invecchiamento del legno, fatto che rende la pianta più resistente al gelo. Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Campania e Calabria, una produzione efficace proviene anche dall’Abruzzo, Sicilia e Lazio tra l’altro la Puglia fornisce anche la maggior produzione di fichi secchi.

Ringrazio L’esperto Luigi Guido per la sua consulenza affidabile e accertata. 

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Estrarre energia dalle feci!

Riciclare e’ diventato ormai un azione quotidiana, giornaliera e quasi indispensabile per risparmiare danaro in un periodo buio come questo.
vorrei trattare il tema delle feci, poiché è possibile ottenere energia da escrementi, considerati, quasi sempre, SEMPLICEMENTE schifosi o puzzolenti.
Il meccanismo e’ semplice e si può anche adoperare in casa, basta avere in mente un’azienda, alla quale rivolgersi.
In ambito domestico e’ possibile raccogliere le feci in una scatola, contenitore pulito chiuso ermeticamente e col passare del tempo, dalle due alle quattro settimane, gli escrementi sprigioneranno gas che, con un processo particolare, si trasformerà in energia rinnovabile ed utilizzabile.
Al momento LooWatt, un’azienda che si occupa di produrre energia dalle feci, è già in fase di test su una casa galleggiante a Marina in West London (Gran Bretagna) e, visti i risultati, la società spera che ben presto possa essere adottato anche da grandi comunità.
La californiana Pacific Gas and Electric Co. ha presentato qualche anno fa, il progetto di raccogliere escrementi bovini da trasformare in biogas da immettere direttamente in rete e con cui alimentare una centrale elettrica. In questo modo i residenti di San Francisco potranno sfruttare una nuova risorsa “rinnovabile”, le fattorie venderanno un nuovo tipo di prodotto e il metano, invece di finire direttamente in atmosfera, verrà bruciato.
Le ricerche nel web dimostrano che riciclare e’ semplice ed indispensabile, basta sapere come fare e a chi rivolgersi.
Farete anche voi l’esperimento in casa?

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Limoni malati?

Sulle foglie dei limoni o degli agrumi, noti uno strato polveroso, quasi nero?
Non è una buona notizia, significa che il tuo albero e’ stato intaccato da una malattia fungina; ma le soluzioni esistono,almeno che l’albero non sia veramente giovane e in tal caso ha intaccato la sua crescita.Questo strato polveroso varia per conformazione e spessore a seconda dei differenti esemplari di piante che ne sono affetti. La conseguenza più evidente di questa malattia è l’indebolimento della pianta, causato in particolare perché questo strato scuro di polvere impedisce il normale apporto di luce solare e altre funzioni vitali, come la respirazione e la traspirazione fogliare. Se l’attacco si protrae a lungo la pianta può anche morire.Se l’attacco avviene,invece, quando le piante sono in fiore o in frutto si assiste ad una diminuzione dell’attività produttiva. In più le piante che presentano questa malattia fungina sono soggette con facilità ad altri attacchi parassitari.Per la cura della pianta e’ consigliato eseguire un determinato trattamento: Per eliminare questo fungo si devono utilizzare anticrittogamici a base di rame, se si ha l’autorizzazione si possono utilizzare anche prodotti più specifici. Le sostanze vanno distribuite sulle zone ricoperte di polvere, l’operazione deve svolgersi regolarmente con due o tre interventi in circa 30 – 40 giorni. La tempestività è l’elemento più importante in questo caso, intervenendo per tempo si riusciranno ad usare quantità minori di antiparassitario. Se la fumaggine ha ormai raggiunto una consistenza semisolida sarà opportuno rimuoverla prima con delle apposite spazzole morbide, in alternativa è possibile attuare dei lavaggi con acqua e sapone di Marsiglia. In seguito bisogna comunque utilizzare l’antiparassitario specifico. Quando l’attacco è più pesante spesso si rende necessaria l’eliminazione delle parti maggiormente colpite e non recuperabili. Quando i trattamenti parassitari saranno finiti diventa opportuno effettuare delle concimazione con nutrienti arricchiti in fosforo e potassio: in questo modo si favorirà la ripresa generale della pianta colpita.
Tutto chiaro?
Ed ora, corri anche tu a controllare le tue 

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Estrarre l’oro dai Pc

Riciclare i materiali di scarto e’ anzitutto segno di BUONA CONDOTTA oltre che salutare; oggi come oggi e’ possibile riciclare di tutto, perfino ottenere oro dai computer e’ divenuto possibile, considerando il fatto che molti piccoli elementi son costituiti da oro.
Ancora una volta navigando nel web,ecco cosa ne è uscito fuori!
La diffusione dei computer e dei componenti elettronici ha permesso già da alcuni anni il recupero dei metalli preziosi da computer e circuiti elettrici, la questione del recupero può essere affrontata con vari metodi, in alcuni paesi come il Giappone la raccolta ed il recupero di hardware,cellulari e componenti elettronici è perfettamente organizzata e agevolata da incentivi; il recupero dei metalli viene condotto secondo precise norme che tutelano l’ambiente e le persone che lavorano alla catena di recupero. Altri paesi conducono il recupero dell’oro secondo metodi meno rispettosi delle regole contro l’inquinamento, usando reagenti pericolosi per la salute dell’uomo e di difficile smaltimento. A giustificare tutto questo interesse per il recupero di oro e altri metalli preziosi da computer e componentistica ci sono i numeri che lo rendano un’attività economicamente interessante, in ogni computer vi è mediamente quasi mezzo grammo d’oro facendo due conti: per ogni tonnellata di hardware vi sono 16 grammi di oro, contro i 2-4 che rendono già interessante ed economicamente remunerativa la tradizionale estrazione dalla miniere. In Italia il recupero viene condotto rispettando le regole comunitarie europee, grazie ad una ricerca condotta dalla università di Cagliari ha permesso di mettere a punto un solvente ecologico per estrarre il prezioso metallo dai vecchi personal computer in modo semplice e rispettando in pieno le norme antinquinamento, anche in Italia organizzando una filiera di raccolta si potrà condurre attività di questo tipo riuscendo a ricavarne guadagni sufficienti a giustificarne l’esistenza.
Voi cosa ne pensate?
Ricordate: RICICLARE E’ IMPORTANTE!

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La Canapa e la giusta informazione

Giudicata,commentata,adorata o odiata, e’ lei,la Regina delle maggiori discussioni odierne: La CANAPA.
La canapa è originaria dell’Asia centrale, e’ considerata una Pianta sacra per la gente hindu,e’ generalmente accettata l’ipotesi secondo cui la canapa sia giunta nelle Americhe dopo Colombo;inoltre, hanno anche trovato residui di cannabis, nicotina e cocaina in numerose mummie (115-1500 d.C.) scoperte in Perù.
Prima dell’avvento del proibizionismo della cannabis le diverse varietà della canapa erano coltivate in tutto il mondo fin dall’antichità, e utilizzate in vari e numerosissimi campi: la sua corteccia costituiva la materia prima per la produzione di carta, fibre tessili in genere (corde, abbigliamento, ecc.), fibre plastiche, e concimi naturali; nella medicina umana e veterinaria erano molto utilizzate le foglie ma soprattutto i fiori, sostituendo alcuni dei medicinali industriali presenti oggi in commercio, inoltre parti di pianta servivano per fabbricare cosmetici come creme, shampoo e saponi. Ulteriori utilizzi prima della proibizione sono stati fatti nella creazione, ad esempio, di una delle prime automobili ad essere prodotte in serie (la Ford T del 1923), un prototipo della quale era composto per più del 60% da materiali derivati dalla cannabis sativa; persino le case erano costruite in buona parte con prodotti derivati dalla Cannabis (vernici, colle, mattoni, rivestimenti). I semi (molto ricchi di acidi linoleici, vitamine e amminoacidi essenziali) sono ancora oggi usati nell’alimentazione tramite la spremitura in un olio valido anche come combustibile per candele. Con la sua proibizione si è diffuso un utilizzo essenzialmente a scopo ricreativo, in quanto in alcune varietà della pianta è presente una più elevata percentuale di THCA (non psicoattivo), un cannabinoide che sottoposto ad elevate temperature degrada per decarbossilazione nel THC (psicoattivo). I cannabinoidi sono sostanze chimiche di origine naturale e biochimicamente classificati come terpenofenoli. Sono composti accomunati dalla capacità di interagire con i recettori cannabinoidi.
La canapa è una pianta erbacea a ciclo annuale la cui altezza varia tra 1,5 e 2 metri, e in alcune sottospecie può arrivare fino a 5 m. Presenta una lunga radice a fittone e un fusto, eretto o ramificato, con escrescenze resinose, angolate, a volte cave, specialmente al di sopra del primo paio di foglie.
I preparati psicoattivi come l’hashish e la marijuana sono costituiti dalla resina e dalle infiorescenze femminili ottenuti appunto dal genotipo THCA-sintetasi. Tale sottogruppo fu coltivato fino alla seconda metà del secolo scorso, nonostante fosse stato proibito nella decade ’20-’30 l’uso come medicina ad alto potenziale di abuso (ma affrontando la questione terapeutica nei casi previsti impiegando tinture o estratti fitogalenici).
Esiste una controversia filogenetica concernente il considerare tre specie distinte di cannabis (Cannabis sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis) o una singola specie con più varietà. Molti studiosi oggi ritengono che si tratti di un’unica specie che varia il proprio fenotipo a seconda delle aree in cui cresce, dell’altitudine, delle caratteristiche del suolo eccetera.
Gli effetti dei derivati di Cannabis sativa e Cannabis indica sono lievemente differenti fra loro, sia a causa della percentuale di THC, tetraidrocannabinoli, contenuta che delle diverse concentrazioni, a seconda della specie, di altri cannabinoidi come il CBD, Cannabidiolo, che modificano il tipo di effetto percepito.
Per fare un semplice parallelismo, la Cannabis sativa potrebbe essere paragonabile in questo senso ad un vino bianco, è più “leggera” e dà una sensazione soprattutto “mentale” e “cerebrale”, in grado generalmente di stimolare la creatività e l’attività; la Cannabis indica è paragonabile invece ad un vino rosso, con il suo effetto più corposo, “ottundente” e “fisico”, che stimola in genere la meditazione e il rilassamento.
Al di là delle controversie sull’uso della canapa come stupefacente, va considerato che essa è stata per migliaia di anni un’importante pianta medicinale, fino all’avvento del proibizionismo della cannabis. Ad ogni modo negli ultimi decenni si è accumulato un certo volume di ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle sue possibili applicazioni.
Il più noto promotore, nonché studioso, degli usi terapeutici della pianta di cannabis e della sua decriminalizzazione è il prof. Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell’Università di Harvard. Il più famoso attivista antiproibizionista è stato forse l’americano Jack Herer, autore del best-seller del 1985 The Emperor Wears No Clothes.
In Italia studi approfonditi sui suoi effetti sono stati effettuati dal Professor Gian Luigi Gessa docente di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’Università di Cagliari.

Gerarchia delle possibili indicazioni terapeutiche
Effetti stabiliti da studi clinici contro: nausea e vomito, anoressia e cachessia, spasticità, condizioni dolorose (in particolare dolore neurogeno)
Effetti relativamente ben confermati contro: disordini del movimento, asma e glaucoma
Effetti meno confermati contro: allergie, infiammazioni, infezioni, epilessia, depressione, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d’astinenza
Effetti allo stadio di ricerca contro: malattie autoimmuni, cancro, neuroprotezione, febbre, disordini della pressione arteriosa.
Sono anche numerose le testimonianze di coloro che sono riusciti a superare la dipendenza dall’alcol o dalla cocaina grazie all’utilizzo della cannabis], che a differenza delle precedenti sostanze, non porta ad una dipendenza fisica confrontabile, ad esempio, con quella generata dalla nicotina.
Un articolo, apparso nell’edizione del 3 aprile del 2009, del Corriere della Sera, riportava i risultati di uno studio condotto all’Università Complutense di Madrid dove l’equipe ha dimostrato che il principio attivo contenuto nella marijuana, il cosiddetto THC, potrebbe avere effetti antitumorali. I ricercatori hanno iniettato una dose quotidiana di THC in topi di laboratorio nei quali erano stati sviluppati tumori ed hanno constatato un processo di autodistruzione per autofagia delle cellule cancerogene. La somministrazione di THC, secondo l’equipe responsabile dello studio, guidata dal professor Guillermo Velasco, ha ridotto di oltre l’80% la crescita dei tumori derivati da vari tipi di cellula.
Avvertenze
Abuso: il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il composto psicoattivo più importante contenuto nella Cannabis sativa. Può indurre dipendenza psicologica e pertanto rientra fra le sostanze a rischio di abuso. L’analisi di 11 studi clinici, per un totale di 266 pazienti di cui 78 fruitori abituali di Cannabis, ha evidenziato come il 94% dei pazienti con un follow up prolungato (194 pazienti totali) abbia mantenuto un desiderio costante o ridotto verso la Cannabis, mentre un 3% abbia manifestato un aumento del desiderio nei confronti della droga. Valutare con attenzione l’opportunità di utilizzare a scopo terapeutico la Cannabis sativa in pazienti con anamnesi positiva per abuso di sostanze, incluso l’alcool.

che dire? A voi la scelta!

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