Anche oggi mi faccio abbordare domani| Roma-Lecce
Eleonora e il sesso maschile parte terza
Sono in viaggio insieme a Africa, Roma-Lecce, 615 km, circa 5 ore e trenta minuti.
Giovedì di Pasqua, dunque, il vagone non è pieno: DI PIù.
Valigie enormi, borse, borsette, cani, trasportini, gatti, scatoloni: non si capisce un cazzo.
Ok, raggiungiamo il posto, sistemo la valigia, prendo la borsa e me ne vado al bar del treno insieme a Africa, lei ovviamente pettorina, educata, tranquilla, insomma… è una vera signorina, del resto viaggiamo da sempre.
Ok, faccio colazione, mi sistemo, Africa si siede su di me, comincio a leggere un libro. Procedo così per un’ora circa. Il Signore, Daniele, m’ha servito al bar con gentilezza, sento che scherza con il suo accento barese con tutti, dunque, giornata positiva.
Un tipo, si aggira nella zona del bar, divisa Trenitalia, va e viene col carrello, ogni tanto, mi guarda, vabbè, Ciao core- come si direbbe a Roma.
Prendo il mio Mac-Book per lavorare, sistemo qualche foglio word, rispondo ad alcune e-mail, riesco a scaricare delle foto ricevute dalla mia fotografa, ore 10.23, il tipo, torna nei paraggi.
Daniele e il ragazzo, Leonardo, s’è presentato, tra una battuta e una carezza a Africa, mi dice come si chiama, mi chiede il mio nome, scherziamo sulle origini del nome, cerchiamo le origini sul mio Mac-Book che significa ‘leone’, scherziamo, mi fa un apprezzamento sul carattere ‘L’ho capito subito che sei forte, una persona sola, bella, con una jack russel’. Ah. Saggia e profonda riflessione, deduco.
Ok, ritorna a lavorare, dopo pochi minuti è di nuovo nel vagone-bar, gli faccio una battuta sul fatto che si ammazza di lavoro, lui mi risponde che lavora dalle 8 alle 18, la tratta che fa, dove e quando si ferma. Insomma, mi stai dando informazioni utili per me, per abbordarmi? Ok. Mi dice che ha 30 anni, penso, non male, alla fine, dai, anche se è Barese… ci faccio un mezzo pensiero ma abbandono l’idea: non mi va di impelagarmi in nulla.
Lui dopo un paio di battute, mi chiede cosa faccio a Roma, in quale radio lavoro, scherziamo sul mio essere single, ricalca la mano con qualche apprezzamento. Io abbozzo un sorriso, pensando, ci stai provando o no? Al che, rispondo con qualche battuta ad effetto, lui sorride confermando il ‘mio esser sveglia’, poi tra una cosa e l’altra dice, ‘mia moglie’. E io: sei sposato? Sì. Ah. Cioè aspetta, ce stai a provà da Roma-Lecce, sei pure senza fede e mi dici ora che sei sposato? Bello de zia, ma dove vivi? E io: ma perché non porti la fede? ‘Eh. Ci potremmo fare male con gli anelli a lavoro.’ Lui, ovviamente, care amiche, aveva almeno 4 anelli massicci, dettaglio che mica poteva sfuggirmi! Occhioni verdi, barba, anelli, alto, massiccio, elegante (certo, la divisa Trenitalia gli faceva fare la sua figura).
Comunque ok, insisto sulla questione fede, lui parla, risponde, scherza, sì amico mio, ti ho già sfanculato mentalmente, sei sposato e flirti, de che stamo a parlà?
Prima di scendere, foglietto alla mano, mi guarda, ma mica gliel’ho dato il mio numero di telefono!
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