19 Marzo: quella festa che…
Questa splendida giornata fa da cornice ad un giorno memorabile: 19 Marzo, festa del Papà. E’ festa per chiunque, per ogni genitore, per ogni figlio, per ogni nonno, per ogni zio, per chiunque si chiami Giuseppe, Pino, Giusy e via discorrendo, praticamente è la festività dell’intera società, per chi, ovviamente, avesse voglia di festeggiarlo.
Attraverso un blog è possibile fare tante cose e la prima azione è COMUNICARE, c’è chi comunica risultati sportivi, c’è chi parla di arte culinaria, chi di hobby, chi di scrittura e così via, io, oggi, voglio parlare di EMOZIONI.
Quando ero piccola, scuole materne ed elementari, mi recavo con mia madre da Eli World, una caramelleria della mia città, Maglie, per acquistare un palloncino da far volare in cielo con annesso un bigliettino scritto da me.
Col passare degli anni, ho alimentato una coscienza interiore del senso della festa, dell’importanza e del peso da dare che, mi ha portata a prendere una decisione: il palloncino non volerà più, il gesto simbolico ha perso valore perchè il mio cervello mi ha comunicato: “Eleonora, quella cosa tonda colorata imbottita d’aria non arriverà mai a tuo padre”– per ovvie ragioni, aggiungerei.
Abbandonata l’idea del palloncino e della sua destinazione, col tempo ho capito che non importa ciò che gli altri ci dicono di fare, la forza sta nel fare solo ed esclusivamente ciò che noi decidiamo di FARE e per raggiungere tale consapevolezza è necessario soffrire, sudare e conquistare la propria mente.
Il cimitero è un posto così triste, solitario, inquietante che, in vista delle emozioni che suscita in mente, non è un luogo che ritengo si debba frequentare nella vita, ma questa,chiaramente, è la mia decisione e rispetto con ammirazione coloro che si recano più volte in settimana a portare fiori, cambiare acqua o semplicemente per parlare con un proprio defunto. Ma questo non è per me.
Non importa chi tu chiami papà, ciò che ha realmente valore è ciò che provi intimamente tu verso questa persona.
Se noi mettessimo un seme in un vaso al buio e senza innaffiarlo mai, probabilmente non uscirebbe nulla di buono, perchè la terra è arida e l’assenza della luce non è di certo un aspetto positivo: senza l’amore di colui che voi chiamate papà, perciò, voi sareste cresciuti aridi, invece grazie a tutti gli elementi assorbiti, vi è stato concesso di crescere e sbocciare, proprio come un fiore.
Non importa chi tu chiami papà, ciò che ha realmente un valore è il posto che lui occupa nel tuo cuore.
Vorrei che questo post fosse rivolto a chiunque: a tutti coloro che hanno la fortuna di avere un padre, a chi invece, alza spesso gli occhi al cielo per cercare qualcuno che è già volato via, a coloro i quali hanno reso la vita migliore ad altre persone, proprio come mio Zio ha fatto con me, prendendosene cura giorno per giorno per 21 anni.
Però tutte le volte che alzo gli occhi su, mi chiedo: cosa c’è oltre quel blu?
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