11 Settembre

Io, quel pomeriggio, lo ricordo benissimo. 
E sono certa che anche ognuno di voi, ricorda, dov’era.

Avevamo pranzato da poco tempo, mi trovavo a casa di mia nonna Anita, mia madre lavorava, come sempre, e stavamo guardando la televisione mentre concludevamo le ultime faccende in cucina.
E poi, è successo. 
La televisione ha cominciato a parlare troppo forte, le immagini non lasciavano spazio a grandi interpretazioni personali e mia nonna continuava a dire “Ginu, Ginu, hai vistu?”. Eh sì, mio nonno, fermo, con i suoi segni sul viso, ha alzato il volume, come se non si sentisse o non si capisse abbastanza, il dramma che accadeva dall’altra parte del mondo.
Un dramma, poi, che sarebbe costato tantissime vittime. Un dramma, poi, che toccò ognuno di noi. Un dramma, poi, che ha lasciato segni e ricordi impressi nella nostra mente.

Io, di quel pomeriggio, ricordo la paura. Ricordo il volume alto. Ricordo mia nonna Anita che guardava me e poi guardava mio nonno. E poi guardava me. E poi, nuovamente, guardava quel televisore, quel televisore piccolo, profondo, pesante, poggiato in un piccolo angolo di quella cucina in Salento.

Da quel 11 Settembre 2001 son cambiate tante cose. 
Son cambiate le persone, le concezioni, le interpretazioni, le visioni della vita, della realtà, del mondo.
Da quel 11 Settembre 2001 son cambiate veramente tante cose. Per esempio, mio nonno Gino non c’è più, mia nonna Anita non ha più memoria di me e io, invece, che di memoria, ne ho fin troppa a volte vorrei non averne.

Un bacio verso il cielo. Un bacio verso ciò che non c’è più ma che comunque vive e fluttua ancora nell’aria.

EM

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